Satiri e Gigante
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zione certissima e generale. La nostra rappresenta all'incontro un
gruppo di tre figure sole, di proporzioni minute, nessun dio, ma
alle prese -contro un anguiforme un satiretto col compagno, quasi
per avventura si fossero incontrati in un sito di carattere ben
definito e combattessero per un qualunque litigio privato ; com-
battimento ancipite, anzi più favorevole, come pare, al gigante.
È troppo grande questa contrarietà per crederla accidentale ;
anzi ci fa ricordare di simile opposizione fra i poeti alessandrini,
la quale dopo altri lavori recentemente fu trattata nelle Alexan-
drinische Studien di A. Gercke, nel Rheinisches Museum fùr
Philologie N. F. XLIV p. 127, ove nelle annotazioni della p. 128
si trovano allegati non pochi versi di Callimaco e Teocrito, i
quali potrebbero benissimo applicarsi al gruppo capitolino, come
quelli di Callimaco fr. 165 e 490 (')
fifj ó ' art ' sfisv Sufàre (léya ipocpéovGav ccoiórjv
Ti'xnaDai • ftoorrùv \Jf~\ovx sfiòv akXà Jióc.
Più accomodati ancora per il confronto d'un'altra arte, sebbene
questa non sia la scoltura, bensì l'architettura, sono i versi di
Teocrito 7, 45 coi quali si chiude questo articoletto :
cag fioi xcà téxTOìv f.iéy' unéyjyeTca hórig sqsvvÌj
itiov bosvg xoQvcfà itXéacti oofiov svQVfis'SpvrÒg
xcà Moidàv oQvt^ec odoi noti Xìor doióòv
avvili xoxxv^ovreg STWffia iio^&i^ovti.
E. Petersen.
(') Cf. C. Dilthey, Analecta Callimachea p. 5 ove l'autore ben al
nostro proposito allega i versi Properziani II, 1, 39: sed ncque Phlegracos
lovis Enceladiquc tumultus \ intonet angusto pectore Callimachus, cf. v. 10.
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zione certissima e generale. La nostra rappresenta all'incontro un
gruppo di tre figure sole, di proporzioni minute, nessun dio, ma
alle prese -contro un anguiforme un satiretto col compagno, quasi
per avventura si fossero incontrati in un sito di carattere ben
definito e combattessero per un qualunque litigio privato ; com-
battimento ancipite, anzi più favorevole, come pare, al gigante.
È troppo grande questa contrarietà per crederla accidentale ;
anzi ci fa ricordare di simile opposizione fra i poeti alessandrini,
la quale dopo altri lavori recentemente fu trattata nelle Alexan-
drinische Studien di A. Gercke, nel Rheinisches Museum fùr
Philologie N. F. XLIV p. 127, ove nelle annotazioni della p. 128
si trovano allegati non pochi versi di Callimaco e Teocrito, i
quali potrebbero benissimo applicarsi al gruppo capitolino, come
quelli di Callimaco fr. 165 e 490 (')
fifj ó ' art ' sfisv Sufàre (léya ipocpéovGav ccoiórjv
Ti'xnaDai • ftoorrùv \Jf~\ovx sfiòv akXà Jióc.
Più accomodati ancora per il confronto d'un'altra arte, sebbene
questa non sia la scoltura, bensì l'architettura, sono i versi di
Teocrito 7, 45 coi quali si chiude questo articoletto :
cag fioi xcà téxTOìv f.iéy' unéyjyeTca hórig sqsvvÌj
itiov bosvg xoQvcfà itXéacti oofiov svQVfis'SpvrÒg
xcà Moidàv oQvt^ec odoi noti Xìor doióòv
avvili xoxxv^ovreg STWffia iio^&i^ovti.
E. Petersen.
(') Cf. C. Dilthey, Analecta Callimachea p. 5 ove l'autore ben al
nostro proposito allega i versi Properziani II, 1, 39: sed ncque Phlegracos
lovis Enceladiquc tumultus \ intonet angusto pectore Callimachus, cf. v. 10.