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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 17.1889

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Visconti, Carlo Ludovico: Una testa di Augusto
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https://doi.org/10.11588/diglit.13631#0161

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Una testa di Augusto

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riscontro varrebbe a confermare sempre più la identità del sog-
getto, contro la quale a torto, per mio avviso, si è mosso dubbio
da qualche archeologo. Tutti questi ritratti offrono, più o meno
pronunziata, quella anomalia che accennai, sia nella zigoma, sia
nel cranio. Laonde non mi par verisimile reputarlo effetto di un
mero caso.

Passiamo ora ad osservare una particolarità del nostro busto,
la quale lo rende assolutamente unico e singolare, fra quante im-
magini di Augusto ci furono conservate.

La testa di lui, che d'ordinario comparisce ignuda, nel no-
stro marmo è cinta di una grossa corona, decorata di tre gemme
orbiculari liscie ; una delle quali nel centro sopra la fronte, le
altre due corrispondono sulle tempie. Questo serto non e formato
di due semplici virgulti, come accade il più delle volte nelle co-
rone di alloro, o di altra pianta, ma è del' genere delle corone
pieciiles, o intrecciate, nelle quali più rami erano collegati da
nastri (leninisti), che talvolta scoperti si avvolgono intorno alla
corona, tal altra rimangono celati, e se ne veggono soltanto le
estremità pendenti. Ma le foglie che compongono la nostra co-
rona non sono, nè quelle dell'alloro (laurea), nè quelle della quercia
(corona civica), decretategli dal senato, che le monete ed altri
suoi monumenti ci dimostrano usate da lui. Non può trattarsi
dell'alloro, perchè quelle foglie son troppo piccole e non finiscono
in punta; e nemmeno della quercia, perchè mancano di quelle
frastagliature, che sono caratteristiche della pianta suddetta. Io
sono persuaso che vi si debba riconoscere un serto intrecciato di
mirto, e precisamente di quella specie che noi diciamo mortella,
le cui foglioline non hanno l'estremità acuminata ma tonda, e
perciò corrispondono benissimo a quelle che vestono la nostra
corona. Una tal corona, sebbene finora non mai veduta in testa ad
Augusto, pure in lui, se non altro quanto al concetto, non è cosa
nuova, e da fonti letterarie viene giustificata. Perocché Virgilio
 
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