dei Guratores Tiberis
189
consolare, l'altro pretorio, non potevano, appunto, per la differenza
del grado, essere ambedue sovraintendenti del collegio a cui ap-
paiavano nel 73. Sicché la deduzione che noi possiamo stabilire
dal cippo di Dillio è, a parer mio, soltanto questa : anche ai tempi
di Vespasiano, il quinquevirato del Tevere continuava a sussi-
stere; uno fra i curatori, di grado consolare, presiedeva il col-
legio e solo il suo nome figurava, per regola, nei cippi terminali ;
però nel caso, che ad alcuni lavori speciali fosse stato preposto
un curatore inferiore, nei cippi era inscritto non il nome del cu-
ratore primario, ma bensì quello del curatore che a cotesti lavori
speciali sovraintendeva.
Dopo Vespasiano, il quinquevirato del Tevere non continuò
a sussistere per molto tempo ; lo inferisco dalla iscrizione ostiense
(C I. L., XIV, 172 add. p. 481) di Q. Pelronius Melior adiutor
curatoris alvei Tiberis et cloacarum. Se, infatti, attempo della
iscrizione, incisa nel 184, il collegio dei curatori fosse esistito,
Petronio vi sarebbe qualificato come adiutor curatorem alvei
Tiberis, nello stesso modo che, in una lapide del tempo di Claudio
(C. X, 797), si nomina un praifectus curato rum Tiberis. Kiterrei
dunque molto probabile che. nell'occasione in cui a quella del Te-
vere venne aggiunta l'amministrazione delle cloache, possa essere
avvenuto anche un-mutamento nel personale prepostovi, e che
perciò il collegio dei cinque senatori sia stato sostituito da un
solo curatore di grado consolare, assistito, come il curator aqua-
rum, da due adiutores di grado equestre.
3. Mentre, nelle lapidi e nei cippi terminali anteriori a
Traiano, si trovano nominati i curatores riparimi et alvei Ti-
beris, il curator Tiberis et riparimi, il curator alvei Tiberis,
dall'a. 101 in poi s'incontra la denominazione : curator alvei et
riparum Tiberis et cloacarum Urbis, la quale attesta che, sotto
Traiano, all' amministrazione del Tevere fu aggiunta anche quella
delle cloache. Le cloache si scaricavano nel fiume ; v'era dunque,
dice il Thédenat, contatto inevitabile e talvolta anche conflitto
189
consolare, l'altro pretorio, non potevano, appunto, per la differenza
del grado, essere ambedue sovraintendenti del collegio a cui ap-
paiavano nel 73. Sicché la deduzione che noi possiamo stabilire
dal cippo di Dillio è, a parer mio, soltanto questa : anche ai tempi
di Vespasiano, il quinquevirato del Tevere continuava a sussi-
stere; uno fra i curatori, di grado consolare, presiedeva il col-
legio e solo il suo nome figurava, per regola, nei cippi terminali ;
però nel caso, che ad alcuni lavori speciali fosse stato preposto
un curatore inferiore, nei cippi era inscritto non il nome del cu-
ratore primario, ma bensì quello del curatore che a cotesti lavori
speciali sovraintendeva.
Dopo Vespasiano, il quinquevirato del Tevere non continuò
a sussistere per molto tempo ; lo inferisco dalla iscrizione ostiense
(C I. L., XIV, 172 add. p. 481) di Q. Pelronius Melior adiutor
curatoris alvei Tiberis et cloacarum. Se, infatti, attempo della
iscrizione, incisa nel 184, il collegio dei curatori fosse esistito,
Petronio vi sarebbe qualificato come adiutor curatorem alvei
Tiberis, nello stesso modo che, in una lapide del tempo di Claudio
(C. X, 797), si nomina un praifectus curato rum Tiberis. Kiterrei
dunque molto probabile che. nell'occasione in cui a quella del Te-
vere venne aggiunta l'amministrazione delle cloache, possa essere
avvenuto anche un-mutamento nel personale prepostovi, e che
perciò il collegio dei cinque senatori sia stato sostituito da un
solo curatore di grado consolare, assistito, come il curator aqua-
rum, da due adiutores di grado equestre.
3. Mentre, nelle lapidi e nei cippi terminali anteriori a
Traiano, si trovano nominati i curatores riparimi et alvei Ti-
beris, il curator Tiberis et riparimi, il curator alvei Tiberis,
dall'a. 101 in poi s'incontra la denominazione : curator alvei et
riparum Tiberis et cloacarum Urbis, la quale attesta che, sotto
Traiano, all' amministrazione del Tevere fu aggiunta anche quella
delle cloache. Le cloache si scaricavano nel fiume ; v'era dunque,
dice il Thédenat, contatto inevitabile e talvolta anche conflitto