relativo alla basilica di s. Clemente
4G9
Dai primi due versi superstiti è manifesto, che il personaggio
di nome Pietro, sulla cui tomba era posto l'elogio metrico, fu
sepolto nella chiesa di s. Clemente ; essendo questa indicata come
il luogo medesimo, ove trovavasi chi leggeva l'epigrafe : q u a e
cernis tempia Clementis. Che poi tale santuario sia la cele-
berrima basilica tuttora esistente nella regione celimontana, non
può nè anche esser messo in dubbio. Imperocché non solamente
essa è l'unica chiesa dedicata in Eoma ad onore di quel ponte-
fice martire ; ma inoltre alla sua storia è intimamente congiunto,
come ora vedremo, il nome del cardinale Anastasio, che troviamo
appunto menzionato nella nostra lapide.
L'odierna basilica di s. Clemente, prima delle scoperte av-
venute negli ultimi trent'anni, era creduta dagli archeologi una
delle più vetuste di Roma: la sua interna conformazione era
additata come tipo e perfetto esemplare delle antiche basiliche.
E poiché s. Girolamo nel libro de viris illustribus (c. 15) dice
di s. Clemente, che i nominis eius memoriam usque hodie Romae
V. 4. Il proposto supplemento trova .analogia in un altro epitafio (di
quattro distici), che appartiene in circa allo stesso tempo, ed era parimenti
nella chiesa di s. Clemente sul sepolcro di un prete di nome Romano, morto
in età di 100 anni. E infisso nella parete destra del portico ; ed incomincia
con questi versi:
Istius ecclesiae speculum rectorque beatus
Qui fuit, hoc tumulo mortuus ecce iacet.
Mortuus ecce iacet mundo, sed vivit in ilio
Qui nunquam moritur, nec morilurus erit.
Cf. Martinelli, Roma ex ethn. sacra p. 91 ; Galletti, Inscr. rom. II append.
n. 19; Forcella, Jscr. delle chiese di Roma IV ni 1213.
V. 5. Ho supplito senza esitanza subditus; la quale parola mi sembra
l'unica più adatta al contesto.
V. 7. Sanctis, per ragione del metro, sta invece di sanctorum. — La
forinola vivificante Beo trovasi nel primo distico del notissimo elogio di
s. Gregorio Magno, già sopra ricordato: distico sovente ripetuto od imitato
nelle epigrafi sepolcrali dell'alto medio evo (v. de Eossi, Inscr. christ. II
p. 1GC ad n. 14).
4G9
Dai primi due versi superstiti è manifesto, che il personaggio
di nome Pietro, sulla cui tomba era posto l'elogio metrico, fu
sepolto nella chiesa di s. Clemente ; essendo questa indicata come
il luogo medesimo, ove trovavasi chi leggeva l'epigrafe : q u a e
cernis tempia Clementis. Che poi tale santuario sia la cele-
berrima basilica tuttora esistente nella regione celimontana, non
può nè anche esser messo in dubbio. Imperocché non solamente
essa è l'unica chiesa dedicata in Eoma ad onore di quel ponte-
fice martire ; ma inoltre alla sua storia è intimamente congiunto,
come ora vedremo, il nome del cardinale Anastasio, che troviamo
appunto menzionato nella nostra lapide.
L'odierna basilica di s. Clemente, prima delle scoperte av-
venute negli ultimi trent'anni, era creduta dagli archeologi una
delle più vetuste di Roma: la sua interna conformazione era
additata come tipo e perfetto esemplare delle antiche basiliche.
E poiché s. Girolamo nel libro de viris illustribus (c. 15) dice
di s. Clemente, che i nominis eius memoriam usque hodie Romae
V. 4. Il proposto supplemento trova .analogia in un altro epitafio (di
quattro distici), che appartiene in circa allo stesso tempo, ed era parimenti
nella chiesa di s. Clemente sul sepolcro di un prete di nome Romano, morto
in età di 100 anni. E infisso nella parete destra del portico ; ed incomincia
con questi versi:
Istius ecclesiae speculum rectorque beatus
Qui fuit, hoc tumulo mortuus ecce iacet.
Mortuus ecce iacet mundo, sed vivit in ilio
Qui nunquam moritur, nec morilurus erit.
Cf. Martinelli, Roma ex ethn. sacra p. 91 ; Galletti, Inscr. rom. II append.
n. 19; Forcella, Jscr. delle chiese di Roma IV ni 1213.
V. 5. Ho supplito senza esitanza subditus; la quale parola mi sembra
l'unica più adatta al contesto.
V. 7. Sanctis, per ragione del metro, sta invece di sanctorum. — La
forinola vivificante Beo trovasi nel primo distico del notissimo elogio di
s. Gregorio Magno, già sopra ricordato: distico sovente ripetuto od imitato
nelle epigrafi sepolcrali dell'alto medio evo (v. de Eossi, Inscr. christ. II
p. 1GC ad n. 14).