CAPITOLO QUARTO 61
olandesi tenendo il tuono delle loro arie freddo e nebbioso trovano esagerato
quello dei paesisti italiani; e il purpureo tramontare del sole nella Campania
o nel Lazio viene da loro più raffigurato ad una meteora occidentale che ad
uno stato ordinario di bellezza del nostro clima. Risentono gli egiziani alcun
poco delle forme degli etiopi loro vicini, hanno un colorito piuttosto cupo ca-
gionato dall'arsura cui sono sottoposti, e secondo un'antica osservazione, ave-
vano insino l'osso della gamba curvo e piegato all'infuori (1) ; Scorgesi in
generale dalle loro statue come le figure di donna fossero strette sopra i fian-
chi, avendo rilevatissinio il petto, cose tutte che per l'abitudine degli artisti
nel ricopiare materialmente la natura, non attestano nelle opere loro alcuna
alterazione per parte dell'immaginazione 0 dello scarpello. Eliano dice, che
a' suoi tempi era impossibile di trovare una donna egiziana di belle fattezze ,
e Ammiano Marcellino chiama questi popoli gracili e secchi: Homines au-
tem Aegyptii plerique subfusculi sunt et atrati j magisque mtsstiores , graci-
lenti et aridij, ad singulos motus excaiidescenles, controversi, et reposcones
acerrimi. A questo difetto della natura esteriore associandosi un carattere
piuttosto inclinato alla tristezza ed alla malinconìa , non poteansi ottenere
produzioni che pareggiassero le greche. Quelle immaginazioni abbisognavano
di scosse grandiose per esaltarsi, e la loro elevazione veggiamo come dava poi
subitamente nel gigantesco, nel misterioso , nell'allegorico senza piacevolezza
od amenità. L'austerità egiziana mantenne sempre un'indole distintiva del-
la nazione, e di fatti l'Egitto fu il più popolato di monaci e di solitarj an-
che nei tempi posteriori alla sua grandezza. Se a tutto questo si aggiunga la
poca stima in cui erano tenuti gli artisti, si vedrà come tutte le allegate ra-
gioni sono sufficienti a giustificare i motivi di un'inferiorità indispensabile
delle arti egizie poste al confrontò delle arti greche.
La supposizione che gli etruschi traessero dagli egizj le loro arti e il loro An> Etri
disegno è priva di fondamento, poiché come avvertì il Lanzi, la rigidezza e il
rettilineo dei segni non han bisogno di venirci dal Nilo, e nei principj delle
arti presso tutte le nazioni si vide lo stesso carattere essendo quello stile
non tanto arte, quanto mancanza di arte; sempre però parlando della prima
epoca delle arti etnische , che Strabone disse somigliare al greco antichissi-
mo, vale a dire, che teneva di uno. stile proprio agli esordj delle arti .
Quanto poi alla simiglianza di questa nazione coi greci e alla sua antichità ,
scorgesi un commercio di cognizioni, una mutua propagazione d'idee e d'in-
segnamenti da nazione a nazione, per cui sembra che le asserzioni e le con-
getture dei Winckelmann, dei Caylus, dei Gori, deiGuarnacci, deiDempste-
ri debbano riformarsi tutte col maturo raziocinio del Lanzi. Per quanto risalir
(1) Aristot. Prob. Sect. 14- N". 4. Kgnor. Mensa Isiaca.
Voi. I. 16
olandesi tenendo il tuono delle loro arie freddo e nebbioso trovano esagerato
quello dei paesisti italiani; e il purpureo tramontare del sole nella Campania
o nel Lazio viene da loro più raffigurato ad una meteora occidentale che ad
uno stato ordinario di bellezza del nostro clima. Risentono gli egiziani alcun
poco delle forme degli etiopi loro vicini, hanno un colorito piuttosto cupo ca-
gionato dall'arsura cui sono sottoposti, e secondo un'antica osservazione, ave-
vano insino l'osso della gamba curvo e piegato all'infuori (1) ; Scorgesi in
generale dalle loro statue come le figure di donna fossero strette sopra i fian-
chi, avendo rilevatissinio il petto, cose tutte che per l'abitudine degli artisti
nel ricopiare materialmente la natura, non attestano nelle opere loro alcuna
alterazione per parte dell'immaginazione 0 dello scarpello. Eliano dice, che
a' suoi tempi era impossibile di trovare una donna egiziana di belle fattezze ,
e Ammiano Marcellino chiama questi popoli gracili e secchi: Homines au-
tem Aegyptii plerique subfusculi sunt et atrati j magisque mtsstiores , graci-
lenti et aridij, ad singulos motus excaiidescenles, controversi, et reposcones
acerrimi. A questo difetto della natura esteriore associandosi un carattere
piuttosto inclinato alla tristezza ed alla malinconìa , non poteansi ottenere
produzioni che pareggiassero le greche. Quelle immaginazioni abbisognavano
di scosse grandiose per esaltarsi, e la loro elevazione veggiamo come dava poi
subitamente nel gigantesco, nel misterioso , nell'allegorico senza piacevolezza
od amenità. L'austerità egiziana mantenne sempre un'indole distintiva del-
la nazione, e di fatti l'Egitto fu il più popolato di monaci e di solitarj an-
che nei tempi posteriori alla sua grandezza. Se a tutto questo si aggiunga la
poca stima in cui erano tenuti gli artisti, si vedrà come tutte le allegate ra-
gioni sono sufficienti a giustificare i motivi di un'inferiorità indispensabile
delle arti egizie poste al confrontò delle arti greche.
La supposizione che gli etruschi traessero dagli egizj le loro arti e il loro An> Etri
disegno è priva di fondamento, poiché come avvertì il Lanzi, la rigidezza e il
rettilineo dei segni non han bisogno di venirci dal Nilo, e nei principj delle
arti presso tutte le nazioni si vide lo stesso carattere essendo quello stile
non tanto arte, quanto mancanza di arte; sempre però parlando della prima
epoca delle arti etnische , che Strabone disse somigliare al greco antichissi-
mo, vale a dire, che teneva di uno. stile proprio agli esordj delle arti .
Quanto poi alla simiglianza di questa nazione coi greci e alla sua antichità ,
scorgesi un commercio di cognizioni, una mutua propagazione d'idee e d'in-
segnamenti da nazione a nazione, per cui sembra che le asserzioni e le con-
getture dei Winckelmann, dei Caylus, dei Gori, deiGuarnacci, deiDempste-
ri debbano riformarsi tutte col maturo raziocinio del Lanzi. Per quanto risalir
(1) Aristot. Prob. Sect. 14- N". 4. Kgnor. Mensa Isiaca.
Voi. I. 16