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Cicognara, Leopoldo
Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt (Band 1) — Venedig, 1813 [Cicognara, 18-1; 2486-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1184#0156
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Risorgili
delle ari
Italia .

ISA LIBRÒ SECONDO

ben lieve e passaggiera cosa i godimenti a fronte delle calamità. Ottennero 1
lora i vittoriosi una fugace illusione di piacere, e piansero i Greci l'irrena•
bile mina del loro paese. In effetto qual venne prò a chi vinse per tre incenVT
devastatori che distrussero tante ricchezze e tanta parte della città ? Qua) «1
ber profitto dalle preziosità frante e mutilate per la rabbia di non poter]
trasportare? Qual vantaggio dai tesori profusi in ogni crapula, in ogni tlissol
tezza? Quante rarità non furono manomesse per ignoranza, per ingordi"!-
per impaziènza? I soli tra' Greci che nulla tenevano e nulla perder poto;
no,"avranno tratta ventura da tanti mali, ina ogni altro fu ridotto a deplora
bil miseria. Fanno orrore le narrazioni degli storici, dice Gibbon che gmj,
or la mia penna, e fremono la natura, l'umanità, e piangono le arti su tante
lagrimevoli mine. Niceta che scrisse la storia di quelle calamità di cui fu
parte, egli pure ragguagliò delle preziose statue di metallo distrutte. ] cori.
quietatola distrassero i loro stupidi sguardi da' marmi animati di Fidia e
di Prassitele, che cadevano poi mutilati nei tumulti o rimanevano ancora co-
me inutili massi sui muti loro piedestalli, attendendo la fiamma divoratrice
che ne convertisse la durevol natura in fragilissima calce . Oh quanta cecità
e quanta mancanza di accorto consiglio! Ben di tropp' anni grave e cieco de.
gli occhj fu quell'illustre condottiero di masnada crudele e distruggitrice!

Molli pezzi di celebrità singolare , annovera Niceta che perirono, fra i
quali carri, sfingi, conduttori di cavalli, statue equestri, l'antica lupa di Ro.
ma, tre colossi di Giunone, di Pallade e di Ercole, opere di Lisippo. Il Pa-
ride celebrato e la famosa statua di Elena che lo storico descrisse con gran-
de ammirazione furono tesori convertiti in moneta per pagare i soldati,
e il genio degli artisti che gli avevano fusi si dileguò col fumo delle militari of-
ficine. I cavalli, di cui parleremo a suo luogo, che i veneziani trasportarono
e posero sulla facciata di S. Marco furono forse i soli monumenti di metallo,
non però i più preziosi, tolti da un tanto eccidio; monumenti che meritarono
di non andare confusi coli'ingorda barbarie de' loro coalizzati,
to Ventura fu che la religione, la quale presso tutti i popoli è sempre stata uno
dei maggiori eccitamenti alla magnificenza e allo splendore, e che per forza
di convincimento, di fanatismo e di esaltazione qualunque della mente e del
cuore ha chiamato presso di sé il soccorso delle arti e del genio degli uomini
per ornarsi di quell'esterno decoro che tanto impone alla moltitudine, la re-
ligione fu quella che aperse finalmente un campo vastissimo alle arti, erigen-
dosi in quest' epoca da noi deplorata una quantità di sontuosi edifizj in ogm
parte d'Italia, i quali diedero occasione agli uomini di segnalarsi nell' nrcln-
tettura, nella scultura, non meno che in ogni alti arte che dipende dal dise-
gno . Verso la fine del XI. secolo fu compiuta la chiesa di S. Marco in Vene-
zia, e in quel tempo del pari furono edificati in Pisa il duomo, il battistero e
 
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