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LIBRO TERZO
Opere
di Andrea
perite.
e della patria dello stesso Andrea fece un'altro cognome chiamandolo And-
Pisani, mentre Andrea pisano figlio d'Ugolino era una sola persona, disti
per le statue che scolpi, come già vedremo, non già per l'interno, ma per ]
facciata di s. M. del Fiore, ne morì già nel i38o,, ma nel 13^3, cornei
dimostra anche il suo epitaffio appunto nella detta chiesa per esteso rifer'h
dal Vasari, il quale potè vederlo al suo tempo avanti che fosse distrutto.
Se ne venne egli a Firenze nel principio del secolo e vi fu sempre impie»
to in molte sorta di lavori che gli accrehhero fama, ma corsero fatalmente un
destino che non dovevano attendersi le produzioni rare, e migliori della seni
tura in quell'età. La statua del poc'anzi morto papa Bonifazio Vili, e alcuni
apostoli e profeti ed altre sculture eh' egli mirabilmente condusse con uno
stile grandioso, quale alla facciata del duomo si conveniva , per la vicenda che
corsero i due terzi già compiuti di questa esterna magnifica decorazione (come
abbiam visto ove si è detto del duomo di Firenze ) furono tutte disperse e
mutilate impropriamente servendo per ornamento remoto nel fondo di viali
e di giardini, in tale abbandono e cosi innosservate come se monumenti spre-
gevoli fossero di barbara età. E sotto l'inclemenza del cielo tra la rigogliosa
vegetazione sporgevano dalle fronde e dai cadenti pampani i pochi resti vario,
tinti ed informi pei licheni e le piante parassite che vestivano la già fattasi
scabrosa lor superficie.
Fatalmente è destinata a perire la memoria sepolcrale d'Andrea riportata
dagli scrittori, che la videro prima che venisse rifatto il pavimento di s, M.
del Fiore, e corsero egual destino molte sue opere insigni, oltre quelle clic
abbiam sopra indicate . Successe anche lo stesso dell' altare istoriato
eh' egli costrusse nel battistero di s. Giovanni, demolito nel 1^32 per voto di
magistrati che ve ne sostituirono uno di semplici marmi di vario colore secon-.
do il gusto corrotto di quell' età , disperdendo gli avanzi preziosi di quelle
sculture che in parte si veggono nella canonica della basilica e in parte in una
stanza della Marucelliana , ne pareggiandosi mai colle nuove sostituzioni
ciò che barbaramente aveasi distrutto.
Nuli'ostante il funesto destino di tante opere di questo artefice, rimane an-
cora tanto di lui da elevarlo al primato nel secolo in cui fiorì, ed è da convincere
ogni diligente osservatore che per suo mezzo poterono quelli che vennero dopo
attingere facilmente a più alto grado di perfezione. Fino ad Andrea pisano la
scultura si andava sostenendo con qualche buona imitazione delle cose anti-
che e della natura, ma l'espressione, che pur cercavasi di dare ai inarmi, era
ancor ritenuta da una certa freddezza, di cui non potevano quegli artisti spo-
gliar la dura materia , ne le grazie coglievansi con tanto successo siccome
accadde ad Andrea di cominciare a renderle meno restie allo scarpello ed al
bronzi dei quali arricchì le fabbriche fiorentine. Le imitazioni dell'antico si
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LIBRO TERZO
Opere
di Andrea
perite.
e della patria dello stesso Andrea fece un'altro cognome chiamandolo And-
Pisani, mentre Andrea pisano figlio d'Ugolino era una sola persona, disti
per le statue che scolpi, come già vedremo, non già per l'interno, ma per ]
facciata di s. M. del Fiore, ne morì già nel i38o,, ma nel 13^3, cornei
dimostra anche il suo epitaffio appunto nella detta chiesa per esteso rifer'h
dal Vasari, il quale potè vederlo al suo tempo avanti che fosse distrutto.
Se ne venne egli a Firenze nel principio del secolo e vi fu sempre impie»
to in molte sorta di lavori che gli accrehhero fama, ma corsero fatalmente un
destino che non dovevano attendersi le produzioni rare, e migliori della seni
tura in quell'età. La statua del poc'anzi morto papa Bonifazio Vili, e alcuni
apostoli e profeti ed altre sculture eh' egli mirabilmente condusse con uno
stile grandioso, quale alla facciata del duomo si conveniva , per la vicenda che
corsero i due terzi già compiuti di questa esterna magnifica decorazione (come
abbiam visto ove si è detto del duomo di Firenze ) furono tutte disperse e
mutilate impropriamente servendo per ornamento remoto nel fondo di viali
e di giardini, in tale abbandono e cosi innosservate come se monumenti spre-
gevoli fossero di barbara età. E sotto l'inclemenza del cielo tra la rigogliosa
vegetazione sporgevano dalle fronde e dai cadenti pampani i pochi resti vario,
tinti ed informi pei licheni e le piante parassite che vestivano la già fattasi
scabrosa lor superficie.
Fatalmente è destinata a perire la memoria sepolcrale d'Andrea riportata
dagli scrittori, che la videro prima che venisse rifatto il pavimento di s, M.
del Fiore, e corsero egual destino molte sue opere insigni, oltre quelle clic
abbiam sopra indicate . Successe anche lo stesso dell' altare istoriato
eh' egli costrusse nel battistero di s. Giovanni, demolito nel 1^32 per voto di
magistrati che ve ne sostituirono uno di semplici marmi di vario colore secon-.
do il gusto corrotto di quell' età , disperdendo gli avanzi preziosi di quelle
sculture che in parte si veggono nella canonica della basilica e in parte in una
stanza della Marucelliana , ne pareggiandosi mai colle nuove sostituzioni
ciò che barbaramente aveasi distrutto.
Nuli'ostante il funesto destino di tante opere di questo artefice, rimane an-
cora tanto di lui da elevarlo al primato nel secolo in cui fiorì, ed è da convincere
ogni diligente osservatore che per suo mezzo poterono quelli che vennero dopo
attingere facilmente a più alto grado di perfezione. Fino ad Andrea pisano la
scultura si andava sostenendo con qualche buona imitazione delle cose anti-
che e della natura, ma l'espressione, che pur cercavasi di dare ai inarmi, era
ancor ritenuta da una certa freddezza, di cui non potevano quegli artisti spo-
gliar la dura materia , ne le grazie coglievansi con tanto successo siccome
accadde ad Andrea di cominciare a renderle meno restie allo scarpello ed al
bronzi dei quali arricchì le fabbriche fiorentine. Le imitazioni dell'antico si