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Cicognara, Leopoldo
Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt (Band 1) — Venedig, 1813 [Cicognara, 18-1; 2486-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1184#0445
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CAPITOLO SETTIMO

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vedevano troppo patentemente nelle opere di Nicola e di Giovanni, riscon-
trandosi in quelle ad ogni tratto, come abbiamo altrove indicato, i motivi che
tolti avevano dai sarcofaghi e dalle statue, ma Andrea seppe nudrirsi di quei
buoni elementi e formare un gusto suo proprio e migliore d'ogni altro che lo
aveva fino allor preceduto. Si prerida ad esame la graziosa figura della Ver- &"1»""
gine col putto che trovasi inserita nel mezzo del muro che ottura una delle ar- Andrea nei
cate della chiesetta del Bigallo, alla quale sta posta una vetrata davanti. Que- m<"° "'"■

r . T-i 11 ; . n°dcl Bi-

sta mezza figura e si nobilmente scolpita e cou tanto affetto e grazia che il saii0.
Vasari dice molto lodata per avere egli in essa imitato la buona maniera
antica (tav. XI). Questa scultura molto servì, non v'ha dubbio, a'suoi allievi
per l'imitazione che se ne vede posteriormente fatta nelle opere di Nino, di
Arnoldo e di altri, e scorgesi in essa quella preziosità di esecuzione che caratte-
rizza le sculture del finire del secolo XIV. Andrea seppe tenere il tocco dello
scarpello più o meno scabro a misura che andavano collocati gli oggetti più o
meno vicini all'occhio, e i suoi lavori grandiosi, di cui parleremo, scolpiti per
la facciata di s. M. del Fiore furono eseguiti con istile assai proprio a quella
distanza. Si prendano ad esame intanto i piccoli esagoni in basso rilievo da lui Bassi rìl'"'

. 10 . -, nel cainpa-

scolpiti nelle facce della torre, de'quali due soli si riportano per convincersi niiedi s.n-
di quanto egli avanzasse le arti nella giusta espressione dei concetti. L' uno taM""adtl
rappresenta un uomo che corre sopra un cavallo. Ma dove si vide mai prima'
né dopo di questa scultura meglio atteggiarsi una figura sul dorso d'un caval-
lo che corre? Nulla in questa è obliato e tutto serve alla convenienza del
soggetto, all'espressione e alla grazia. La vita che si bilancia in avanti, le
gambe che per mettere il ginocchio in tutta la forza ed equilibrar la persona
si piegano all'indietro, il braccio che si alza quasi per animar il.cavallo alla
velocità, la testa, i capelli, le vesti che tutto sembra investito dall'aria che
fendesi rapidamente nel corso, non avvi avvertenza in somma che sia sfuggita
all'artista in questa figura. Ed egualmente può dirsi lo stesso ove si consideri
la barchetta (forse emblema della chiesa) nell'altro basso rilievo da noi pro-
dotto, nella quale pose con fino accorgimento al timone uomo di maturo con-
siglio , e due robusti giovani vogano coi remi e con tanta lena che si veggono
agire ad un tempo di spalle, di braccia e di reni, e la forza dal collo stesso e
dal viso sporgente tutta dimostrano con cui vincere la resistenza dei flutti;
L'artista più esperto io qui chiamerei, acciò indicar mi sapesse che cos'altro
dall'arte aggiugner si possa per "mostrare più energia e più verità nell'espres-
sione di questi due diversi movimenti, non disgiunta dalla grazia con cui
sono imaginati ed eseguiti. Sarebbe egli ardito di troppo ed estimator troppo
parziale delle opere di quell'età chi osasse di asserire che in altro simile sog-
getto mai siasi altrettanto operato negli aurei secoli dell'arte? Forse questo
 
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