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CAPITOLO SETTIMO

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Pub darsi che in queste allegorìe egli seguisse il voto di Giotto versato in
tal genere di studj, nome abbiamo argomento di vedere per le sue opere stes-
se, avendo il pittore rappresentate molte di simili figure in Padova nella cap-
pella Foscari, ora Gradenigo, all'Arena presso gli Eremitani, e potendo facil-
mente Andrea averne veduti o gli originali o i disegni, ovvero anco ascoltato
il consiglio di questo artista. Ma di non comune sapere era certamente An-
drea che scultore di gran merito, fonditore, architetto e ingegnere, in ognuna
di queste arti si distinse siccome chiaro e singolare ingegno dell'età sua. Ville, Andrea fu
palagj, castelli, mura di città egli costrusse di cui le memorie toscane par- '"^J"*
lano, e un cenno riporta anche Vasari che potesse egli aver fatto lavori in
Venezia per la facciata di s. Marco e per 1' Arsenale nel dogado di Piero
Gradenigo,il quale stette alla testa della republica dal 1288 sino al l3 lo, cioè
durante ventidue dei migliori anni della vita di Andrea, il quale ne aveva die-
ciotto quando il Gradenigo fu fatto dòge, e quaranta quando morì. Ma se
Vasari rivolse ciò in dubbio allegandolo con incertezza, pare che 1'Orlandi
riell'Abecedario Pittorico abbia un ulterior argomento in un antico manoscrit-
to dal quale asserisce di trarre tale notizia, ed avranno anche perciò mag-
gior peso le nostre conghietture, sebbenetutti i cronisti che abbiamo potuto
esaminare nulla dicano del nome dì sì raro ingegno. Non tacciono e s'ac-
cordano però su di un punto principale, che è l'anno in cui si lavorò all'
Arsenale la tana per le sarte, appunto sotto il dogado di Piero Gradenigo:
Nel t3o4,/Ì' comenzà l' Arsenal nuovo alla tana del canevo dove se fa le
sartie el qual luogo era tutto pallido, e tutto questo fu fatto in tre anni con la
tana del canevo che fu. del i3ot. L'altra cronaca a cui ci siamo più di fre-
quente riportati, citato il tempo indicato, soggiugne : fu principiado ajar VAr-
senal nuovo appresso s. Daniel profeta el qual terren giera de ca de Molin,
e fu principiado a edificar la casa del canevo sora una palude e se stette
anni tre a fluirla. Perle diverse circostanze in questa seconda allegate, vedesi
che l'una cronaca non è certamente la copia materiale dell'altra, e molto pro-
babile si è appunto che in quel tempo Andrea venisse a Venezia, giacché
l'opera fu fatta negli anni in cui vi poteva assistere e dirigerla, durante ap-
punto il dogado di Piero Gradenigo ; e ragionevole sembra che mentre la sua
vigilanza era diretta all'opera dell'Arsenale, che più della mano occupava l'in-
gegno, egli potesse scolpire alcune statue per la chiesa di s. Marco e singo-
larmente quelle che veggonsi sopra la facciata, le quali sono di uno stile sì
grandioso, sì largo, si bello, che in quell'età non saprebbesi a qual altro scar-
pello poter mai attribuirle. Il genere di lavori, che abbiamo veduto nel prece-
dente capitolo eseguiti da Calendario , non combina collo stile di quelle
grandi statue e anche il tempo per scolpirle non avrebbe egli avuto, se perì
immaturo; d'altronde sapendosi aver già Andrea scolpite le statue che decorar
 
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