Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 3.1897

DOI Heft:
Fasc. I
DOI Artikel:
Recensioni
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.19209#0110

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
74

RECENSIONI

cuzione in particolare a Domenico da Varignana
detto l'Aimo. Anche quanto spetta al monumento
di Aut. Bentivoglio nel coro di S. Giacomo mag-
giore, il Cornelius non ammette il fare del Quercia
nelle statuine delle virtù e di S. Pietro, mentre
pel resto non dubita esserne egli l'autore. In un
ultimo capitolo si parla di parecchie opere spurie,
come sono le cinque statue in legno di Santi e della
Madonna nel coro di S. Martino a Siena, la Sibilla
sul pilastro verso la canonica del duomo di Orvieto
(che ò un'opera documentata del Federighi), e le
tre Madonne e un davanti di cassone colle storie
di Adamo ed Eva in terracotta, esistenti nel museo
di South-Kensington ; tutte queste con buone ra-
gioni vengono tolte dal novero dei lavori del Quercia.
Ci sarebbe piaciuto di sentire anche l'opinione del
nostro autore su alcune statue, che si trovano nelle
chiese senesi e di cui una o l'altra non ci pare
indegna dello scalpello querciano : come sarebbero
l'angelo Gabriele e l'Annunziata nella chiesa del
Santuccio e S. Niccolò di Bari, nella sagrestia della
chiesa delle Scuole Regie (vicino all' Opera del
duomo).

In alcune pagine di conclusione (pag. 175-194),
l'autore riassume il risultato delle sue indagini e
svolgimenti sul suo eroe, caratterizzando gl'indizi
e singolarità essenziali della sua arte, la sua rela-
zione alla scultura antica, all'arte gotica e a quella
del quattrocento, e toccando dell'influenza ch'egli
esercitò sul genio più grande dell'arte moderna, su
Michelangelo. Ma mentre questi, soggiogando colla
potente sua individualità tutta l'arte, se la trasse
per secoli dietro sulle sue orme, il nostro maestro
senza seguaci, senza imitatori, quasi senza disce-
poli, serio e solingo, perchè non compreso, come
tutti i riformatori dell'arte, percorreva la sua or-
bita. Chi sa come si sarebbe sviluppata la scultura
del Quattrocento s'ella avesse preso per sua guida,
lui e Donatello, invece di lasciarsi assopire dal quie-
tismo e dall'incanto solo della forma pura, casti-
gata, graziosa. Comunque sia, il Quercia sempre
resterà uno dei maggiori geni dell'arte del Rina-
scimento — e il nostro autore se col suo studio
tanto coscienzioso quanto entusiastico, sarà riuscito
di comunicare a molti la cognizione e l'amore delle
sue opere, si terrà certamente soddisfatto; ritenendo

quel risultato il maggior guiderdone delle pene e
noie del lavoro consumatovi — giacche, per chiu-
derla colla sentenza del Goethe, con cui anch'egli
termina il suo bel libro: « Ciò che la storia ci reca
di meglio è l'entusiasmo che desta in noi ».

C. de Eabriczv.

Marcel Reymond. Le buste de Charles Vili par Poliamolo
(Musée du Bargello) et le tombeau des enfants de
Charles Vili (Cath. de Tours). (Extrait du Bulletin
archéol., 1895).

Il busto del Bargello fu attribuito ad Andrea
della Robbia. 1 A torto, crede il sig. R.; perchè il
suo stile non ha « aucune des qualités fortes et
viriles que dónote notre buste». L'unico artista,
che vivesse nel 1494 ed al quale si possa ascrivere
il forte lavoro, resta il Poliamolo. E il sig. R. crede
veramente di ravvisarvi i caratteri di altri ritratti
del vigoroso scultore fiorentino: quelli del Giovane
patrizio, nello stesso museo, e d'Innocenzo Vili e
Sisto IV a S. Pietro. 2 Le ragioni stilistiche sono
confortate poi da circostanze notevoli. Intanto il
soggiorno del sovrano avventuriero a Roma (più lungo
che a Firenze) cade in tempo in cui anche il Pol-
iamolo era a Roma; inoltre nella tomba de'figli
di Carlo Vili a Tours si osservano « de nombreux
caractères dérivant de l'art de Poliamolo ». Non
solo i soggetti dei bassorilievi sono quelli prediletti
da questo, ma è evidente l'intenzione d'imitarne
lo stile; anzi uno, Ercole e Anteo, è « une vérita-
ble réplique ». Se poi si aggiunge la conformità
dell'insieme del monumento con le linee di quelli
del P., non parrà del tutto inverosimile che esso
stesso fornisse uno schizzo. L'attribuzione a Jean
Juste non regge, se si confrontano le opere note.
L'A. cita, senza pronunziarsi, l'opinione recente-
mente espressa, che la parte del monumento che
ha stile italiano (le figure dei principi e i quattro
angeli sono di stile francese) si debba a Gerolamo
da Fiesole, che lavorò al monumento di France-
sco II a Nantes.

Paolo Fontana.

1 L'A. escludo la possibilità che si tratti di lavoro
francese.

8 II busto è in terracotta, ch'era la materia familiare
all'artista, il quale non scolpì mai in marmo.
 
Annotationen