RECENSIONI
Gustave Gruyer. L'art ferrarais à l'époque des Princes
d'Este. Ouvrage couronné par l'Académie des lnscrip-
tions et Belles-Lettres. Prix Fould. — Paris, Li-
brarne Plon, me Garancière, 10, 1897.
Non è 1' ultimo dei segni che attestano la sim-
patia conservatasi sempre fra le persone colte della
nazione francese per la sorella minore, l'italiana,
l'interesse che parecchi fra i suoi eruditi dimo-
strano per le cose attinenti all'arte del nostro
paese, a quell'arte, vale a dire, che ha contribuito
così potentemente a creargli un'aureola di gloria
e di rinomanza, per cui si è acquistato un pri-
mato che non ha pari se non in quello dell'antica
Grecia.
Accanto agli studi generali intorno all'arte
italiana, quali sono quelli del direttore della Scuola
di Belle Arti a Parigi, signor Eugenio Muntz, noi
vediamo più di un autore francese di vaglia dedi-
carsi con lunga lena e con amore sia all'una, sia
all'altra delle tante e svariate manifestazioni as-
sunte dall'arte stessa nella Penisola.
E un fatto che già si è potuto avvertire, come
fra le scuole pittoriche si ò innalzata nel favore
degli studiosi da qualche tempo quella che ebbe
nascimento e sviluppo suo proprio sotto il dominio
della Casa d'Este in Ferrara. Italiani, Tedeschi,
Inglesi e Francesi da una serie d'anni a questa
parte vi si sono dedicati con speciale predilezione,
chi compulsando gli archivi e mettendone alla luce
i documenti relativi, chi interrogando gli umanisti
e gli storiografi nei loro scritti, chi sottoponendo
ad un esame vie più attento e pratico le opere
d'arte stesse nella loro sede primitiva, non meno
che nelle raccolte pubbliche e private, disseminate
per ogni dove, non solo nel vecchio, ma anche nel
nuovo mondo. 1
1 In proposito non possiamo fare a meno di ram-
mentare come abbia preso congedo, l'orse per sempre,
E invero non si saprebbe condannare una si-
mile predilezione, la quale, senza invalidare il
pregio di altri indirizzi, di altre scuole, riesce giu-
stificata dalla elevatezza a cui seppe giungere l'arte
nella splendida Corte di Ferrara, pel corso di un
secolo massimamente, cioè dalla metà del Quattro-
cento sino intorno alla metà del secolo seguente.
Poiché gli è principalmente in questo lasso di
tempo che noi vediamo sorgere a Ferrara una
serie di artisti, da Cosimo Tura ai fratelli Dossi
e ad Alfonso Lombardi, in concatenamento fra
loro, dotati di caratteri loro propri bene spiccati
e verificanti un graduale sviluppo fra loro, non
meno di quello che lo rivelano altre scuole ita-
liane, come sarebbe, per esempio, quella di Ve-
nezia, dai suoi Vivarini e Bellini a Tiziano e al
Tintoretto, quella di Verona, dal Pisanello a Paolo
Veronese, la lombarda, dal Foppa al Gaudenzio e
e al Lanino, e via dicendo.
Della scuola ferrarese poi vi sarebbe a dire forse
che quello che le aggiunge un prestigio peculiare
si è l'essersi essa trovata a contatto con le vicine
di Padova e di Venezia, tanto notevoli ciascuna
nel suo genere, e di averne assorbito fino a un
certo punto lo spirito, non meno nell'epoca del
carattere, specifica del Quattrocento, quanto in
quella degli affetti, svoltasi nei tempi seguenti. Ne
nacque così un'assimilazione atta a creare un orga-
nismo eminentemente gustoso, quale è quello che
ci si rivela appunto nell'arte ferrarese, che trova
i suoi massimi rappresentanti nella triade distinta
di Cosimo Tura, Francesco Cossa ed Ercole Ro-
dai mondo antico per passare nel nuovo, di là del-
l'Oceano, a Nuova York, un tesoretto della pittura
francese, quale è la tavola dell' Adorazione dei pastori,
che si vedeva già, sotto il nome deiVOrtolano, nella
prima sala della Galleria Borghese, in Roma, nel pa-
lazzo in città.
Gustave Gruyer. L'art ferrarais à l'époque des Princes
d'Este. Ouvrage couronné par l'Académie des lnscrip-
tions et Belles-Lettres. Prix Fould. — Paris, Li-
brarne Plon, me Garancière, 10, 1897.
Non è 1' ultimo dei segni che attestano la sim-
patia conservatasi sempre fra le persone colte della
nazione francese per la sorella minore, l'italiana,
l'interesse che parecchi fra i suoi eruditi dimo-
strano per le cose attinenti all'arte del nostro
paese, a quell'arte, vale a dire, che ha contribuito
così potentemente a creargli un'aureola di gloria
e di rinomanza, per cui si è acquistato un pri-
mato che non ha pari se non in quello dell'antica
Grecia.
Accanto agli studi generali intorno all'arte
italiana, quali sono quelli del direttore della Scuola
di Belle Arti a Parigi, signor Eugenio Muntz, noi
vediamo più di un autore francese di vaglia dedi-
carsi con lunga lena e con amore sia all'una, sia
all'altra delle tante e svariate manifestazioni as-
sunte dall'arte stessa nella Penisola.
E un fatto che già si è potuto avvertire, come
fra le scuole pittoriche si ò innalzata nel favore
degli studiosi da qualche tempo quella che ebbe
nascimento e sviluppo suo proprio sotto il dominio
della Casa d'Este in Ferrara. Italiani, Tedeschi,
Inglesi e Francesi da una serie d'anni a questa
parte vi si sono dedicati con speciale predilezione,
chi compulsando gli archivi e mettendone alla luce
i documenti relativi, chi interrogando gli umanisti
e gli storiografi nei loro scritti, chi sottoponendo
ad un esame vie più attento e pratico le opere
d'arte stesse nella loro sede primitiva, non meno
che nelle raccolte pubbliche e private, disseminate
per ogni dove, non solo nel vecchio, ma anche nel
nuovo mondo. 1
1 In proposito non possiamo fare a meno di ram-
mentare come abbia preso congedo, l'orse per sempre,
E invero non si saprebbe condannare una si-
mile predilezione, la quale, senza invalidare il
pregio di altri indirizzi, di altre scuole, riesce giu-
stificata dalla elevatezza a cui seppe giungere l'arte
nella splendida Corte di Ferrara, pel corso di un
secolo massimamente, cioè dalla metà del Quattro-
cento sino intorno alla metà del secolo seguente.
Poiché gli è principalmente in questo lasso di
tempo che noi vediamo sorgere a Ferrara una
serie di artisti, da Cosimo Tura ai fratelli Dossi
e ad Alfonso Lombardi, in concatenamento fra
loro, dotati di caratteri loro propri bene spiccati
e verificanti un graduale sviluppo fra loro, non
meno di quello che lo rivelano altre scuole ita-
liane, come sarebbe, per esempio, quella di Ve-
nezia, dai suoi Vivarini e Bellini a Tiziano e al
Tintoretto, quella di Verona, dal Pisanello a Paolo
Veronese, la lombarda, dal Foppa al Gaudenzio e
e al Lanino, e via dicendo.
Della scuola ferrarese poi vi sarebbe a dire forse
che quello che le aggiunge un prestigio peculiare
si è l'essersi essa trovata a contatto con le vicine
di Padova e di Venezia, tanto notevoli ciascuna
nel suo genere, e di averne assorbito fino a un
certo punto lo spirito, non meno nell'epoca del
carattere, specifica del Quattrocento, quanto in
quella degli affetti, svoltasi nei tempi seguenti. Ne
nacque così un'assimilazione atta a creare un orga-
nismo eminentemente gustoso, quale è quello che
ci si rivela appunto nell'arte ferrarese, che trova
i suoi massimi rappresentanti nella triade distinta
di Cosimo Tura, Francesco Cossa ed Ercole Ro-
dai mondo antico per passare nel nuovo, di là del-
l'Oceano, a Nuova York, un tesoretto della pittura
francese, quale è la tavola dell' Adorazione dei pastori,
che si vedeva già, sotto il nome deiVOrtolano, nella
prima sala della Galleria Borghese, in Roma, nel pa-
lazzo in città.