ALLEGORIA DELLA PRIMAVERA
DI SANDEO BOTTICELLI
SAGGIO DI UNA NUOTA INTERPRETAZIONE.
bbiamo agli albori de] rinascimento alcuni quadri, spe-
cialmente veneziani e fiorentini, i quali non solo con
la magia della pittura, ma anche coi misteriosi legami
che sono fra le loro figure e con la loro, non ancor
chiarita, mistica sognatrice padroneggiano il pensiero
dello spettatore, potentemente io trattengono nel loro
campo e gli domandano: Che cosa ha voluto l'artista-
poeta significare? Ove cessa la realità di queste figure?
Dove comincia l'allegoria? Di tali quadri ricordo J'« Al-
legoria sacra» di Giovanni Bellini nella Galleria degli
Uffizi a Firenze; la così detta «Famiglia del Gior-
gione » del Giorgione stesso nel palazzo Giovanelli a
Venezia ; l'« Amore sacro e profano» del Tiziano gio-
vane, nella Villa Borghese a Roma; sopra tutti poi
l'« Allegoria della primavera» del Botticelli nell'Acca-
demia a Firenze. Quest'ultima potente composizione, forse il quadro più famoso fra tutti
quelli del principio del rinascimento italiano, sarà l'oggetto delle presenti ricerche. Per pene-
trare però nelle recondite intenzioni dell'artista-poeta è anzitutto necessario mandare innanzi
alcune considerazioni storiche e critiche.
La celebre opera, che, com' è noto, si trova nella raccolta dell'Accademia o Galleria
antica e moderna (così ufficialmente si chiama) a Firenze, appartiene ancora ai primi tempi
del maestro e precisamente al periodo di transizione dalla sua prima alla sua seconda
maniera.
I tipi, specialmente quello del personaggio principale della composizione, la donna cioè
riccamente abbigliata posta in mezzo al quadro, e così pure del giovane con gli attributi
di Mercurio, ricordano ancora i tipi del piccolo quadro di Giuditta negli Uffizi e della sua
prima e bella Epifania, come anche quelli della Madonna in trono nell'Accademia (n. 88).
Di quest'ultimo quadro, disgraziatamente assai ritoccato, rilevo soprattutto la figura di
Santa Caterina, relativamente meglio conservata.1 D'altra parte i tipi delle tre Grazie e molto
più ancora quello della giovane figura che sparge fiori si accostano evidentemente ai suoi
tipi posteriori, e nello stesso tempo segnano il passaggio dalle teste larghe sulla linea degli
occhi e scendenti a punta nel mento a quelle posteriori di forma allungata ed ovale.
Si volle spacciare la «Primavera» per un riscontro della «Nascita di Venere» negli Uffizi.
Ma devo, e certo per buone ragioni, notar ciò come affatto difettoso ed ingannevole.
1 ii Morelli dubita che questo quadro non sia genuino; mi sembra tuttavia che non lo faccia con bastevole
fondamento.
Archivio storico dell'Arte, Serie 2", Anno III, fase. V.
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DI SANDEO BOTTICELLI
SAGGIO DI UNA NUOTA INTERPRETAZIONE.
bbiamo agli albori de] rinascimento alcuni quadri, spe-
cialmente veneziani e fiorentini, i quali non solo con
la magia della pittura, ma anche coi misteriosi legami
che sono fra le loro figure e con la loro, non ancor
chiarita, mistica sognatrice padroneggiano il pensiero
dello spettatore, potentemente io trattengono nel loro
campo e gli domandano: Che cosa ha voluto l'artista-
poeta significare? Ove cessa la realità di queste figure?
Dove comincia l'allegoria? Di tali quadri ricordo J'« Al-
legoria sacra» di Giovanni Bellini nella Galleria degli
Uffizi a Firenze; la così detta «Famiglia del Gior-
gione » del Giorgione stesso nel palazzo Giovanelli a
Venezia ; l'« Amore sacro e profano» del Tiziano gio-
vane, nella Villa Borghese a Roma; sopra tutti poi
l'« Allegoria della primavera» del Botticelli nell'Acca-
demia a Firenze. Quest'ultima potente composizione, forse il quadro più famoso fra tutti
quelli del principio del rinascimento italiano, sarà l'oggetto delle presenti ricerche. Per pene-
trare però nelle recondite intenzioni dell'artista-poeta è anzitutto necessario mandare innanzi
alcune considerazioni storiche e critiche.
La celebre opera, che, com' è noto, si trova nella raccolta dell'Accademia o Galleria
antica e moderna (così ufficialmente si chiama) a Firenze, appartiene ancora ai primi tempi
del maestro e precisamente al periodo di transizione dalla sua prima alla sua seconda
maniera.
I tipi, specialmente quello del personaggio principale della composizione, la donna cioè
riccamente abbigliata posta in mezzo al quadro, e così pure del giovane con gli attributi
di Mercurio, ricordano ancora i tipi del piccolo quadro di Giuditta negli Uffizi e della sua
prima e bella Epifania, come anche quelli della Madonna in trono nell'Accademia (n. 88).
Di quest'ultimo quadro, disgraziatamente assai ritoccato, rilevo soprattutto la figura di
Santa Caterina, relativamente meglio conservata.1 D'altra parte i tipi delle tre Grazie e molto
più ancora quello della giovane figura che sparge fiori si accostano evidentemente ai suoi
tipi posteriori, e nello stesso tempo segnano il passaggio dalle teste larghe sulla linea degli
occhi e scendenti a punta nel mento a quelle posteriori di forma allungata ed ovale.
Si volle spacciare la «Primavera» per un riscontro della «Nascita di Venere» negli Uffizi.
Ma devo, e certo per buone ragioni, notar ciò come affatto difettoso ed ingannevole.
1 ii Morelli dubita che questo quadro non sia genuino; mi sembra tuttavia che non lo faccia con bastevole
fondamento.
Archivio storico dell'Arte, Serie 2", Anno III, fase. V.
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