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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 3.1897

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https://doi.org/10.11588/diglit.19209#0107

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RECENSIONI

Carl Cornelius, Jacopo della Quercia, eine kunsthisto-
rische Studie. Hallo, W. Knapp, 1896, 194 pag. in-8 gr.
con 38 illustrazioni in zincotipia.

Il presente libro è il primo lavoro letterario, e
nello stesso tempo la tesi di laurea, di uno di quei
giovani studiosi tedeschi, che negli ultimi anni in
sempre crescente numero si dedicano allo studio
della storia dell'arte e ne fanno lo scopo della loro
vita. Da bel primo il nostro A. predispone il let-
tore in suo favore, dichiarando egli in poche pa-
role della prefazione che il suo intento, nel com-
porre il presente lavoro, era, non di fornire una
biografia compiuta del suo eroe col corredo di tutto
il materiale di fonti, documenti, ecc., con l'enume-
razione di tutte le opere da attribuirglisi (la quale
nel presente stato delle indagini, del resto, sarebbe
stata impossibile) e con l'enunciare un giudizio de-
finitivo sull'artista e sull'opera della sua vita; bensì
di provarsi a comprendere l'individualità artistica
di esso e di destare l'interesse per la sua arte e
la sua attività in più ampi circoli, ritenendo egli
per altissimo compito della storia dell'arte quello
di rendere possesso ideale del pubblico colto l'ere-
dità artistica dei secoli passati. Ed infatti, è questa
la suprema fine di ogni studio fondato sulla scienza
dell'arte, a cui tutte le indagini di indole e con-
tenuto materiale, e che si prefiggono di richiamare
i fatti storici, non servono se non di fondamento
per erigervi sopra il magnifico edilìzio del bello
quale si manifesta nelle arti figurative.

Il libro del nostro autore è ripartito in due ca-
pitoli principali. Nel primo, di minor estensione,
giacche non comprende che le prime cinquanta
pagine, egli dà un sunto della vita del grande scul-
tore senese, limitandosi, tuttavia, specialmente ai
dati che fissano e rischiarano la sua evoluzione
artistica, e l'origine successiva delle diverse sue

opere. Nel secondo, invece, dopo uno sguardo fu-
gace sul carattere dell'arte senese nel Trecento,
allo scopo di comprendere e spiegare viemmeglio
le origini del suo eroe, che naturalmente ne trasse
le facoltà forti come deboli del suo talento, ven-
gono sottoposte ad un esame particolareggiato tutte
le singole opere del maestro sotto l'aspetto, sia
storico, sia stilistico ed estetico. Ed è proprio questo
secondo capitolo, di sviluppo considerevole (pag. 53
a 194), che forma il pezzo di resistenza (pièce de
resistancé) di tutto il lavoro, ed in cui ne consiste
il principale pregio, giacche — in corrispondenza
alla predilezione ed all'indole dell'A., che paiono
propense più che a minute investigazioni storico-
critiche, piuttosto all'approfondarsi nell'analisi psi-
cologica ed estetica delle produzioni d'arte — esso
è ricco di studi seri in quest'ultima direzione, studi
che tradiscono una non comune forza d'indaga-
zione, una profonda penetrazione psicologica, un
discernimento acuto delle condizioni, sotto cui si
producono le creazioni artistiche, un'osservazione
fina e un giudizio ponderato sulle loro bellezze ca-
ratteristiche.

Per accennare ai nuovi risultati a cui il nostro
autore nel primo capitolo giunge riguardo ad al-
cune date della vita del suo eroe e dell'origine di
parecchie delle sue opere, segnaliamo la constata-
zione, stabilita con l'aiuto delle notizie relative dei
cronisti senesi, che il monumento equestre ricordato
dal Vasari come opera prima del nostro scultore non
fu, come narra questi, di Giov. d'Azzo Ubaldino
(f 1390) bensì di Gian Tedesco (f 1394). Per con-
seguenza, accettando per vera l'indicazione del
Vasari, che il Quercia allora era d'anni diciannove,
l'anno della sua nascita, finora creduta essere ar-
rivata nel 1371, si dovrà avanzare di quattro anni
e mettere d'ora innanzi al 1374 o 1375. Il primo
 
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