UN'ARCA DEL QUATTROCENTO
NEL DUOMO DI BORGO SAN DONNINO
i sovente, nello studiare la scultura italiana, ci accade
di trovare nomi d'artisti senza alcuna o con una scarsa
indicazione delle opere loro, perchè queste, che quasi
sempre fanno parte di monumenti od ornano edifici,
giacciono sparse qua e là, senza che alcuno le conosca.
Lo scoprirle ed il ridar loro, direi quasi, nuova vita
col presentarle agli amatori ed agli studiosi, è cosa
utilissima perchè spesso un'opera basta a far conoscere
i veri caratteri d'una scuola o d'un maestro, che gli
archivi e le biblioteche ci avevano presentato solo di
nome.
Le opere minori degli scultori lombardi del Quattro-
cento sono in gran parte sconosciute, e la scarsità del
materiale rende quasi impossibile ogni giudizio sereno
sulle caratteristiche delle varie scuole, e non ci pone
in grado d'osservare l'educazione tecnica di ciascun artista, non conoscendone noi che le
opere della maturità, le quali spessissimo sogliono essere diverse da quelle giovanili, non
solo per maggiore abilità tecnica, ma ben anche per le nuove influenze di grandi maestri e
di grandi scuole.
Fra questi maestri, conosciuti solamente per le loro opere più perfette, è Tommaso Tas-
saniga; infatti, nè la tomba della famiglia della Torre a Santa Maria delle Grazie a Milano,
nè quella di Giacomo Stefano Brivio a Sant'Eustorgio, nella stessa città, sono opere di gio-
ventù, ma mostrano chiaramente d'essere state scolpite quando il maestro possedeva già
completamente la tecnica dell'arte sua.
In un sotterraneo, vicino alla cripta del Duomo di Borgo San Donnino, presso Parma,
giace un'arca che per i caratteri delle sue scolture sembra che possa essere opera giovanile
dell'artista lombardo.
L'esaminerò con cura, raffrontandola coi monumenti di Milano e specialmente col
sepolcro di Sant' Eustorgio, del quale solamente m'è stato possibile d'avere una riproduzione
fotografica, che aiutasse la memoria.
L'arca di San Donnino, fatta di certo per riporvi il corpo del santo, è posta su di un
massiccio zoccolo di mattoni entro una specie di grande nicchione. Purtroppo non potrebbe
stare in luogo peggiore, perchè è malamente visibile dalla parte anteriore per l'angustia del
luogo, e quasi invisibile sui lati e dalla parte posteriore dove il visitatore deve spingersi
col corpo, fra l'arca ed il muro, tutto grommoso di muffa e di salnitro.
NEL DUOMO DI BORGO SAN DONNINO
i sovente, nello studiare la scultura italiana, ci accade
di trovare nomi d'artisti senza alcuna o con una scarsa
indicazione delle opere loro, perchè queste, che quasi
sempre fanno parte di monumenti od ornano edifici,
giacciono sparse qua e là, senza che alcuno le conosca.
Lo scoprirle ed il ridar loro, direi quasi, nuova vita
col presentarle agli amatori ed agli studiosi, è cosa
utilissima perchè spesso un'opera basta a far conoscere
i veri caratteri d'una scuola o d'un maestro, che gli
archivi e le biblioteche ci avevano presentato solo di
nome.
Le opere minori degli scultori lombardi del Quattro-
cento sono in gran parte sconosciute, e la scarsità del
materiale rende quasi impossibile ogni giudizio sereno
sulle caratteristiche delle varie scuole, e non ci pone
in grado d'osservare l'educazione tecnica di ciascun artista, non conoscendone noi che le
opere della maturità, le quali spessissimo sogliono essere diverse da quelle giovanili, non
solo per maggiore abilità tecnica, ma ben anche per le nuove influenze di grandi maestri e
di grandi scuole.
Fra questi maestri, conosciuti solamente per le loro opere più perfette, è Tommaso Tas-
saniga; infatti, nè la tomba della famiglia della Torre a Santa Maria delle Grazie a Milano,
nè quella di Giacomo Stefano Brivio a Sant'Eustorgio, nella stessa città, sono opere di gio-
ventù, ma mostrano chiaramente d'essere state scolpite quando il maestro possedeva già
completamente la tecnica dell'arte sua.
In un sotterraneo, vicino alla cripta del Duomo di Borgo San Donnino, presso Parma,
giace un'arca che per i caratteri delle sue scolture sembra che possa essere opera giovanile
dell'artista lombardo.
L'esaminerò con cura, raffrontandola coi monumenti di Milano e specialmente col
sepolcro di Sant' Eustorgio, del quale solamente m'è stato possibile d'avere una riproduzione
fotografica, che aiutasse la memoria.
L'arca di San Donnino, fatta di certo per riporvi il corpo del santo, è posta su di un
massiccio zoccolo di mattoni entro una specie di grande nicchione. Purtroppo non potrebbe
stare in luogo peggiore, perchè è malamente visibile dalla parte anteriore per l'angustia del
luogo, e quasi invisibile sui lati e dalla parte posteriore dove il visitatore deve spingersi
col corpo, fra l'arca ed il muro, tutto grommoso di muffa e di salnitro.