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GUSTAVO FRIZZON1
tedesca d'altronde non poteva che tornare favorevole al suo genere di discussione, rispetto
a] quale egji ben sapeva che avrebbe trovato un pubblico disposto ad ascoltarlo, molto più
numeroso in Germania che non fra noi.
Se non che noi non crediamo di andare errati nel ritenere che sia giunto il tempo in
cui gli si debba schiudere un pubblico anche fra i nostri connazionali ai quali non è fami-
gliare la lingua tedesca, ora che per cura degli editori, fratelli Treves, è uscita l'edizione
italiana della parte essenziale de'suoi scritti e da dover maggiormente interessare gli stu-
diosi italiani, come quella che prendendo per punto di partenza l'esame delle Gallerie Bor-
ghese e Doria Pamphili in Roma, gii dà campo ad esporre le sue vedute generali sull'arte
e su tanti particolari di rilievo che riguardano gli artisti delle diverse nostre scuole, consi-
derati ciascuno da se, come pure nel loro concatenamento.
Nel capitolo accennato, che si può considerare come una introduzione generale alle
opere del Morelli, egli si sforza di dimostrare quanto sia necessario, a chiunque intenda
occuparsi seriamente dello studio dell'arte ed acquistarvi cognizione di causa, il dare opera
a rendersi padrone della soggetta materia, prendendola ad esaminare con serietà, sì da rile-
varne i tratti particolari più salienti e più costanti, e imparando quindi a formarsi in pro-
posito dei criteri propri.
Smascherando la indifferenza e la superficialità colla quale venne fin qui, e viene tut-
tora, trattato questo studio dagli estetici, dai così detti storiografi ed anche da gran parte di
coloro che sono preposti alla direzione delle istituzioni pubbliche, egli mette in guardia
contro la facilità colla quale si vanno formando spesso dei giudizi fallaci, attenendosi sia
alla semplice tradizione, sia alle impressioni generiche, verificate nelle opere d'arte, sia giu-
rando sulla infallibilità dei documenti, quali vengono forniti, vuoi dalle carte degli archivi,
vuoi dalle iscrizioni e dai cartellini apposti alle opere stesse. E nel mentre ragiona di tutte
queste cose in forma di un dialogo immaginato fra un giovane russo, che si qualifica di poi
per l'autore dei Saggi critici, e un vecchio italiano dalla mente arguta e sensata, ne appro-
fitta per raccomandare ed inculcare alla nuova generazione la via che deve battere per uscire
dalle pastoie convenzionali fin qui prevalenti, seguendo invece un indirizzo più pratico, basato
essenzialmente sulla osservazione diretta dei monumenti e sulla esperienza che si acquista
mercè una continua ed amorosa applicazione a siffatto ordine di cose. Ammiratore egli stesso
della gran mente di Leonardo da Vinci, ch'egli, a suo tempo, riesci a comprendere come artista,
crediamo, meglio di chi si sia, si compiace a rammentare i suoi aforismi, le sue sentenze,
quando gli vengono a taglio, come quando, perorando lo studio diretto delle opere d'arte,
invoca quanto sta espresso da quel grande saggio colla esortazione, scorretta nella sintassi,
ma profonda nel concetto: Fuggi i precetti di quegli speculatori che le loro ragioni non sono
confermate dall'esperienza, o quando volendo capacitare i giovani che ogni stadio richiede
tempo e fatica, e che i beni maggiori non ci vengono donati dagli Bei, ma noi dobbiamo
meritarceli cogli sforzi e colle privazioni d'ogni maniera, ribadisce il suo dire con l'escla-
mazione di Leonardo: Tu, o Dio, ci vendi tutti li beni per prezzo di fatica.
La novità del suo indirizzo si rivela pure nella prontezza colla quale egli man mano che
espone gli argomenti della sua teoria ne conferma l'attendibilità con esempi particolareg-
giati, che sa ricavare dal tesoro della sua esperienza. Della quale cosa seppero tener conto
i nuovi editori, fratelli Treves, aumentando notevolmente il numero delle illustrazioni grafiche
e scegliendo all'uopo nuovi modelli fotografici da riprodurre, attinenti a soggetti accennati nel
testo, atti a fornire allo studioso l'immagine sensibile delle correzioni che la critica, auspice
il Morelli, suggerisce di fronte ai pregiudizi derivati dalle false premesse accettate anterior-
mente. Simili esemplificazioni grafiche si sarebbero potute estendere, volendo, vie maggiormente,
e noi per addurne una che non comparisce nel volume ci compiacciamo di sottoporre all'esame
del lettore come uno degli esempi addotti di errori commessi per un affidamento troppo
esclusivo alla, impressione generica quella che viene offerta da una tavola appartenente alla
Pinacoteca comunale Malaspina di Pavia, dove evidentemente i caratteri specifici di un'opera
GUSTAVO FRIZZON1
tedesca d'altronde non poteva che tornare favorevole al suo genere di discussione, rispetto
a] quale egji ben sapeva che avrebbe trovato un pubblico disposto ad ascoltarlo, molto più
numeroso in Germania che non fra noi.
Se non che noi non crediamo di andare errati nel ritenere che sia giunto il tempo in
cui gli si debba schiudere un pubblico anche fra i nostri connazionali ai quali non è fami-
gliare la lingua tedesca, ora che per cura degli editori, fratelli Treves, è uscita l'edizione
italiana della parte essenziale de'suoi scritti e da dover maggiormente interessare gli stu-
diosi italiani, come quella che prendendo per punto di partenza l'esame delle Gallerie Bor-
ghese e Doria Pamphili in Roma, gii dà campo ad esporre le sue vedute generali sull'arte
e su tanti particolari di rilievo che riguardano gli artisti delle diverse nostre scuole, consi-
derati ciascuno da se, come pure nel loro concatenamento.
Nel capitolo accennato, che si può considerare come una introduzione generale alle
opere del Morelli, egli si sforza di dimostrare quanto sia necessario, a chiunque intenda
occuparsi seriamente dello studio dell'arte ed acquistarvi cognizione di causa, il dare opera
a rendersi padrone della soggetta materia, prendendola ad esaminare con serietà, sì da rile-
varne i tratti particolari più salienti e più costanti, e imparando quindi a formarsi in pro-
posito dei criteri propri.
Smascherando la indifferenza e la superficialità colla quale venne fin qui, e viene tut-
tora, trattato questo studio dagli estetici, dai così detti storiografi ed anche da gran parte di
coloro che sono preposti alla direzione delle istituzioni pubbliche, egli mette in guardia
contro la facilità colla quale si vanno formando spesso dei giudizi fallaci, attenendosi sia
alla semplice tradizione, sia alle impressioni generiche, verificate nelle opere d'arte, sia giu-
rando sulla infallibilità dei documenti, quali vengono forniti, vuoi dalle carte degli archivi,
vuoi dalle iscrizioni e dai cartellini apposti alle opere stesse. E nel mentre ragiona di tutte
queste cose in forma di un dialogo immaginato fra un giovane russo, che si qualifica di poi
per l'autore dei Saggi critici, e un vecchio italiano dalla mente arguta e sensata, ne appro-
fitta per raccomandare ed inculcare alla nuova generazione la via che deve battere per uscire
dalle pastoie convenzionali fin qui prevalenti, seguendo invece un indirizzo più pratico, basato
essenzialmente sulla osservazione diretta dei monumenti e sulla esperienza che si acquista
mercè una continua ed amorosa applicazione a siffatto ordine di cose. Ammiratore egli stesso
della gran mente di Leonardo da Vinci, ch'egli, a suo tempo, riesci a comprendere come artista,
crediamo, meglio di chi si sia, si compiace a rammentare i suoi aforismi, le sue sentenze,
quando gli vengono a taglio, come quando, perorando lo studio diretto delle opere d'arte,
invoca quanto sta espresso da quel grande saggio colla esortazione, scorretta nella sintassi,
ma profonda nel concetto: Fuggi i precetti di quegli speculatori che le loro ragioni non sono
confermate dall'esperienza, o quando volendo capacitare i giovani che ogni stadio richiede
tempo e fatica, e che i beni maggiori non ci vengono donati dagli Bei, ma noi dobbiamo
meritarceli cogli sforzi e colle privazioni d'ogni maniera, ribadisce il suo dire con l'escla-
mazione di Leonardo: Tu, o Dio, ci vendi tutti li beni per prezzo di fatica.
La novità del suo indirizzo si rivela pure nella prontezza colla quale egli man mano che
espone gli argomenti della sua teoria ne conferma l'attendibilità con esempi particolareg-
giati, che sa ricavare dal tesoro della sua esperienza. Della quale cosa seppero tener conto
i nuovi editori, fratelli Treves, aumentando notevolmente il numero delle illustrazioni grafiche
e scegliendo all'uopo nuovi modelli fotografici da riprodurre, attinenti a soggetti accennati nel
testo, atti a fornire allo studioso l'immagine sensibile delle correzioni che la critica, auspice
il Morelli, suggerisce di fronte ai pregiudizi derivati dalle false premesse accettate anterior-
mente. Simili esemplificazioni grafiche si sarebbero potute estendere, volendo, vie maggiormente,
e noi per addurne una che non comparisce nel volume ci compiacciamo di sottoporre all'esame
del lettore come uno degli esempi addotti di errori commessi per un affidamento troppo
esclusivo alla, impressione generica quella che viene offerta da una tavola appartenente alla
Pinacoteca comunale Malaspina di Pavia, dove evidentemente i caratteri specifici di un'opera