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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 3.1897

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Fasc. III
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Nardini Despotti Mospignotti, Aristide: L'@architettura ionica in relazione a quelle dei popoli ariani dell'Asia anteriore
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https://doi.org/10.11588/diglit.19209#0210

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174

A. NARDI NT DESPOTTI MOSPIGNOTTI

Non bisogna credere però che quel gran lusso ornamentale sia lutto effetto di una fantasia
sbrigliata, imperocché io credo anzi clic abbia lutto le sue buone ragioni per essere scusato,
o fors'anco lodato. Il Perrot suppone elio tutta quella farragine d'ornamenti sia stata mossa
dall' intendimento di creare un raccordo fra. la forma rettangolare ed oblunga della parte bice-
fala e la forma rotonda del fusto colonnare.1 Io non divido quest'opinione di lui: 1° perchè
tale raccordo poteva farsi in moltissimi altri modi molto più semplici e molto migliori, ed è
un far troppo gran torto a quei buoni architetti persiani il credere che non siano riusciti
ad afferrarne almeno uno; 2° perchè tutto quel grande sfocio d'ornamenti in sostanza non
raccorda nulla, o almeno raccorda assai male.

Io credo invece che tutta quella complicanza data al capitello composto sia stata mossa
da intendimenti anche più estetici e più alti. Abbiamo detto clic la colonna persiana è svelta
e sottile, e destinata com'è a reggere soltanto ima copertura di legname, tale bisogna die

sia, se non vuol mentire a se stessa. Ma una colonna
svelta e sottile è magra e spiacevole all'occhio. Nel-
l'architettura medievale la magrezza delle colonne si
tollera, perchè esse hanno una funzione semplicemente
decorativa e aderiscono sempre alle pareti; ma nell'ar-
chitettura persiana, come in quella classica, le colonne
lanno invece una funzione statica e stanno sempre
isolate, epperciò la magrezza le offende. L'architetto
persiano si è accorto probabilmente di questo sconcio;
quindi è che, Arolendo ovviarlo, ha raccorciato il fusto
della colonna occupandone una gran parte con gli
ornamenti cresciuti al capitello. In virtù di questo
accorgimento una colonna che avrà l'altezza di 12 dia-
metri e che perciò presenterebbe un fusto magro e
sparuto, potrà vederselo ridotto a circa 7 diametri soli,
e riuscire piacevole a vedersi. Infatti le colonne per-
siane a capitello composto, quantunque in sè stesse
sveltissime, non hanno ombra di magrezza, e i loro
fusti presentano proporzioni che nulla hanno da invi-
Fig. 8 Fig. 9 Fig. io Fig. il diare a quelle della classica antichità (figg. 10 e 11).

Ma un'altra ragione estetica anche più importante
credo abbia indotto gli architetti persiani a complicare in tal modo gli ornamenti del loro
capitello. Il capitello bicefalo semplice ha il difetto gravissimo che, visto di fianco (fig. 9),
apparisce diverso affatto da quello che si mostrava di fronte (fig. 8); ed oltre a ciò, mentre
di fronte si presenta in qualche modo grandioso e imponente, di fianco, con quella sua bestia
accoccolata, apparisce invece grottesco e tutt'altro che bello. Questo difetto, finché si tratta
di colonne disposte in modo da esser viste soltanto di faccia o quasi, si può tollerare; ma
diventa sconcio addirittura e intollerabile se le colonne siano destinate a vedersi da più e
diverse stazioni. L'architetto persiano, che nelle opere sue della colonna si vuol valere lar-
gii issimamente, più largamente ancora che non il greco e il romano, non poteva sottostare
a quella condanna di lei, ed era naturale perciò che si studiasse d'emanciparla da queste
pastoie. Che cosa fece egli allora? Sopprimere la parte bicefala era come distruggere affatto
il capitello e crearne uno nuovo; ed egli non lo voleva, e forse non lo poteva nemmeno.
Era quella la forma primitiva del capitello, la forma nazionale, forse simbolica, fors'anche
sacra, e bisognava perciò rispettarla; non rimaneva dunque altro espediente che esautorarla,
sopraffarla, metterla in seconda linea, e questo appunto egli fece; la sovraccaricò di nuovi
ornamenti, tutti simmetrici rispetto agii assi ortogonali della colonna, e tali perciò da pre-

1 Perrot, Hìstoire de l'art, toni. V, pag. 492.
 
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