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A. NARI)INI DESPOTTI MOSPIGNOTTI
principio e si compone degli stessi elementi, salvo che in Licia le impalca/ioni sono costituite
da l'usti rotondi posti fra loro a contatto immediato, ed in Persia invece da.correnti o travi-
celli squadrati messi a breve distanza l'uno dall'altro, e che perciò di fronte alle prime queste
rappresentano un progresso.1 Nella trabeazione persiana le testate di quei travicelli facendo
mostra di se, ne costituiscono, insieme con le parti sovrapposte, in qualche modo la cornice;
la quale posando direttamente sull'intelaiatura inferiore che fa da architrave, viene a for-
mare insieme con questa una trabeazione del genere di quelle che si chiamano architravate,
cioè mancanti del fregio.
Ma fra le tombe rupestri della Licia ve ne sono altresì alcune foggiate a modo di
tempietto o di edicola con colonne a volute di genere ionico (fig. 14), delle quali io non
parlai più sopra, in quanto che, rivelando esse un'influenza straniera e probabilmente greca,
mostravano di non appartenere alla vera arte nazionale. Ne parlo adesso, e non senza gran
ragione, perchè, se si confrontano le trabeazioni di queste tombe licio-ioniche con quelle
delle tombe persiane di Naksc-i-Rustem (fig. 12), noi
le troveremo ambedue composte degli stessi elementi,
e perfino identiche fra loro; dico identiche guar-
dandole così disegnate in proiezione geometrica; nel
fatto però vi ò questa diversità leggerissima: nelle
trabeazioni licio-ioniche i dentelli sporgono alquanto,
e con essi sporge per conseguenza la sovrapposta
cornice, laddove nelle persiane i dentelli sono rese-
cati e rilevano appena dal fondo. Tolto questo di-
vario, la somiglianza in tutto il resto è perfetta, e
tanto le persiane come le ionico-licie rappresentano
delle trabeazioni architravate a cornice denticotarc.
Mettiamo dunque in sodo questo fatto importan-
tissimo: la trabeazione persiana e la ionica, se par
non si vogliono dire una sola e medesima cosa, non
sono altro che due varianti similarissime dhin me-
desimo tèma. Nelle due architetture ionica e persiana
si può dunque dire fin d'ora che il sostenuto architet-
tonico ha una stessa costituzione statica ed ò espresso
in uno stesso modo; e poiché il sostenuto architet-
tonico è quello che influisce sovranamente sull'in-
dole e sulle modalità statiche ed estetiche delle varie architetture, così dobbiamo riconoscere
fin da ora fra il genere ionico ed il persiano un parentado strettissimo.
Ne queste somiglianze e queste cognazioni si arrestano al sostenuto soltanto, cioè alla
trabeazione, ma si estendono anche al sostenente, cioè alla colonna, più assai di quanto a
prima vista non si parrebbe, e soprattutto alla base e al capitello.
Delle basi persiane abbiamo detto più sopra. Perrot, nella sua magistrale e dottis-
sima opera della storia dell'arte nell'antichità, parlando della più antica e più semplice
di esse, quella della tomba di Ciro a Pasargada, costituita da un tòro e da un plinto, e
paragonandola a quella ionica dell' E rèo di Samo, le considera come «varianti d'un me-
desimo tipo che si può chiamare la base asiatica, tipo che, al pari del capitello a volute,
sarebbe stato trasmesso ai Greci dalle nazioni dell'Asia anteriore ».? Quella dell'Eròi) di
Samo (fig. 28, e) non è però una forma primitiva. Probabilmente la sua forma primitiva
1 Un altro progresso vi è nella trabeazione persiana,
ed è che le commettiture, in cambio d'essere a mezzo
legno con l'incastro praticato in un trave soltanto, come
nelle tombe licie, hanno invece V incastro in ambedue i
travi che si commettono, il che permette loro di trovarsi
tutti in un medesimo piano, e non uno più alto ed uno
più basso, come si vede nelle tombe suddette.
2 Perrot, Histoire de l'art, t. V, pag. 317.
A. NARI)INI DESPOTTI MOSPIGNOTTI
principio e si compone degli stessi elementi, salvo che in Licia le impalca/ioni sono costituite
da l'usti rotondi posti fra loro a contatto immediato, ed in Persia invece da.correnti o travi-
celli squadrati messi a breve distanza l'uno dall'altro, e che perciò di fronte alle prime queste
rappresentano un progresso.1 Nella trabeazione persiana le testate di quei travicelli facendo
mostra di se, ne costituiscono, insieme con le parti sovrapposte, in qualche modo la cornice;
la quale posando direttamente sull'intelaiatura inferiore che fa da architrave, viene a for-
mare insieme con questa una trabeazione del genere di quelle che si chiamano architravate,
cioè mancanti del fregio.
Ma fra le tombe rupestri della Licia ve ne sono altresì alcune foggiate a modo di
tempietto o di edicola con colonne a volute di genere ionico (fig. 14), delle quali io non
parlai più sopra, in quanto che, rivelando esse un'influenza straniera e probabilmente greca,
mostravano di non appartenere alla vera arte nazionale. Ne parlo adesso, e non senza gran
ragione, perchè, se si confrontano le trabeazioni di queste tombe licio-ioniche con quelle
delle tombe persiane di Naksc-i-Rustem (fig. 12), noi
le troveremo ambedue composte degli stessi elementi,
e perfino identiche fra loro; dico identiche guar-
dandole così disegnate in proiezione geometrica; nel
fatto però vi ò questa diversità leggerissima: nelle
trabeazioni licio-ioniche i dentelli sporgono alquanto,
e con essi sporge per conseguenza la sovrapposta
cornice, laddove nelle persiane i dentelli sono rese-
cati e rilevano appena dal fondo. Tolto questo di-
vario, la somiglianza in tutto il resto è perfetta, e
tanto le persiane come le ionico-licie rappresentano
delle trabeazioni architravate a cornice denticotarc.
Mettiamo dunque in sodo questo fatto importan-
tissimo: la trabeazione persiana e la ionica, se par
non si vogliono dire una sola e medesima cosa, non
sono altro che due varianti similarissime dhin me-
desimo tèma. Nelle due architetture ionica e persiana
si può dunque dire fin d'ora che il sostenuto architet-
tonico ha una stessa costituzione statica ed ò espresso
in uno stesso modo; e poiché il sostenuto architet-
tonico è quello che influisce sovranamente sull'in-
dole e sulle modalità statiche ed estetiche delle varie architetture, così dobbiamo riconoscere
fin da ora fra il genere ionico ed il persiano un parentado strettissimo.
Ne queste somiglianze e queste cognazioni si arrestano al sostenuto soltanto, cioè alla
trabeazione, ma si estendono anche al sostenente, cioè alla colonna, più assai di quanto a
prima vista non si parrebbe, e soprattutto alla base e al capitello.
Delle basi persiane abbiamo detto più sopra. Perrot, nella sua magistrale e dottis-
sima opera della storia dell'arte nell'antichità, parlando della più antica e più semplice
di esse, quella della tomba di Ciro a Pasargada, costituita da un tòro e da un plinto, e
paragonandola a quella ionica dell' E rèo di Samo, le considera come «varianti d'un me-
desimo tipo che si può chiamare la base asiatica, tipo che, al pari del capitello a volute,
sarebbe stato trasmesso ai Greci dalle nazioni dell'Asia anteriore ».? Quella dell'Eròi) di
Samo (fig. 28, e) non è però una forma primitiva. Probabilmente la sua forma primitiva
1 Un altro progresso vi è nella trabeazione persiana,
ed è che le commettiture, in cambio d'essere a mezzo
legno con l'incastro praticato in un trave soltanto, come
nelle tombe licie, hanno invece V incastro in ambedue i
travi che si commettono, il che permette loro di trovarsi
tutti in un medesimo piano, e non uno più alto ed uno
più basso, come si vede nelle tombe suddette.
2 Perrot, Histoire de l'art, t. V, pag. 317.