YAN DYCK A GENOVA
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È per questo che alla vista di tanti lavori che il Rubens colorì in questo genere, li am-
miriamo, comprendendone tutta la freschezza dell'ispirazione, penetrando tutta l'eloquenza
della polpa sanguigna, sentendo, nell'insieme, che l'anima dell'artista è là dentro trasfusa,
che ci troviamo davanti all'espressione immediata di un temperamento, meravigliosa di
fedeltà e di efficacia suggestiva.
Ben differente era la natura del Yan Dyck: sensibile, soave, aristocratica e delicata: egli
poteva forse sentire tutta la poesia della forza, non mai esprimerla col vigore che le è indi-
spensabile, e mentre le concezioni del colosso di Anversa producono spesso in noi un'am-
VAN DYCK - SATIRI E NINFE
Disegno a penna, collezione del conte Caylus, Parigi
mirazione, non disgiunta da una specie di sgomento per l'audacia mai più veduta, ci sentiamo
freddi davanti a composizioni analoghe, trattate dal Yan Dyck.
Nel Sileno della galleria dirazzo noi ammiriamo, oltre alla finitezza, alla diligenza, oltre
al disegno corretto ed accurato, il colorito armonico, il tratto pastoso e morbido del pen-
nello, l'elasticità della carne solida e ben nutrita, il vigore col quale le figure sono staccate
dal fondo neutro, la freschezza del volto nella baccante, leggermente soffuso di sangue, e
la lucentezza de'bei capelli biondi; ma l'insieme, benché armonico, non parla alla nostra
mente. Nel corpo e nel volto insipido del vecchio dio, non emerge che la parte più ignobile
e ripulsiva dell'animale.
Il Yan Dyck, rifuggente sopra ogni altro dalla volgarità, incapace di essere volgare
anche volendolo, lo è quasi in questa imitazione del maestro, ed il pensiero corre involon-
tariamente, con rimpianto, ai due satiri del Rubens della Galleria di Monaco, analoga com-
posizione per somiglianza del soggetto, delle proporzioni e per la distribuzione.
Pochi furono i Sileni o baccanali eseguiti dal nostro pittore, e fu cosa buona ch'egli
non si ostinasse in un genere che non ben s'accordava con la sua natura. La sua delicata
sensibilità, la tenera malinconia, era chiamata a riprodurre dal vivo tratti nobili, graziosi,
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È per questo che alla vista di tanti lavori che il Rubens colorì in questo genere, li am-
miriamo, comprendendone tutta la freschezza dell'ispirazione, penetrando tutta l'eloquenza
della polpa sanguigna, sentendo, nell'insieme, che l'anima dell'artista è là dentro trasfusa,
che ci troviamo davanti all'espressione immediata di un temperamento, meravigliosa di
fedeltà e di efficacia suggestiva.
Ben differente era la natura del Yan Dyck: sensibile, soave, aristocratica e delicata: egli
poteva forse sentire tutta la poesia della forza, non mai esprimerla col vigore che le è indi-
spensabile, e mentre le concezioni del colosso di Anversa producono spesso in noi un'am-
VAN DYCK - SATIRI E NINFE
Disegno a penna, collezione del conte Caylus, Parigi
mirazione, non disgiunta da una specie di sgomento per l'audacia mai più veduta, ci sentiamo
freddi davanti a composizioni analoghe, trattate dal Yan Dyck.
Nel Sileno della galleria dirazzo noi ammiriamo, oltre alla finitezza, alla diligenza, oltre
al disegno corretto ed accurato, il colorito armonico, il tratto pastoso e morbido del pen-
nello, l'elasticità della carne solida e ben nutrita, il vigore col quale le figure sono staccate
dal fondo neutro, la freschezza del volto nella baccante, leggermente soffuso di sangue, e
la lucentezza de'bei capelli biondi; ma l'insieme, benché armonico, non parla alla nostra
mente. Nel corpo e nel volto insipido del vecchio dio, non emerge che la parte più ignobile
e ripulsiva dell'animale.
Il Yan Dyck, rifuggente sopra ogni altro dalla volgarità, incapace di essere volgare
anche volendolo, lo è quasi in questa imitazione del maestro, ed il pensiero corre involon-
tariamente, con rimpianto, ai due satiri del Rubens della Galleria di Monaco, analoga com-
posizione per somiglianza del soggetto, delle proporzioni e per la distribuzione.
Pochi furono i Sileni o baccanali eseguiti dal nostro pittore, e fu cosa buona ch'egli
non si ostinasse in un genere che non ben s'accordava con la sua natura. La sua delicata
sensibilità, la tenera malinconia, era chiamata a riprodurre dal vivo tratti nobili, graziosi,