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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 3.1897

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Fasc. V
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Jacobsen, Emil: Allegoria della Primavera di Sandro Botticelli: saggio di una nuova interpretazione
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https://doi.org/10.11588/diglit.19209#0372

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336

EMIL JACOBSEN

oblungo, il naso è leggermente ricurvo ed ha le alette inarcate, io sguardo e perduto lontano,
gli occhi sono chiari, la carnagione fresca. Sono affatto giovani e sembrano molto le Ma-
donne del suo periodo maturo, differendone tuttavia per la turgida copia di capelli color
dell'oro, che loro scendono sul collo e per La schiena.

La figura principale però del nostro quadro non rassembra minimamente al tipo sopra
descritto. Il suo viso mostra marcati lineamenti di ritratto e la sua espressione non ha af-
fatto l'impronta abituale al maestro. Le figure del Botticelli uniscono, anche quando il pit-
tore nou ha intenzione di creare un tipo ideale, alcunché di raffinato e spirituale che pro-
fondamente lo distingue dai suoi contemporanei, con alcunché di vivo nel movimento, di
fresco e ardito nell'espressione e nello sguardo. Di tutto ciò, benché si trovi a piena misura
nelle altre figure, nulla si mostra nella così detta Tenere del nostro quadro. Essa si presenta
all'occhio appunto come avesse allora sostenuti gravi dolori. Giovane ancora, com'essa sem-
bra, il primo giovanil flore è già appassito.

Che fa ella in questo parco meraviglioso, ove i rigogliosi rami si piegano sotto il peso
delle frutta color dell'oro, ove germogliano dal suolo con portentosa abbondanza i fiori?
Sembra ch'ella non vi possa essere entrata che a guisa di sonnambula. Racchiusa in sé
stessa, sprofondata in profondi pensieri, ella non vede nulla di ciò che avviene intorno a
lei e sta là come in sogno. Perchè? Che cosa agita questa giovane donna? Quali sono i
pensieri che l'assalgono? A che cosa porge l'orecchio? Perchè stende innanzi a sé la mano
in atto di difesa? Qui non c'è nulla in verità della divina calma, di sè sicura; ella è del
tutto umana.

L'Ulmann stesso deve confessare che questa Tenere « non ha neppur uno dei linea-
menti antichi » — « non è riuscito all'artista di esprimere in questa donna, vestita da capo
a'piedi ancora del costume di quei tempi, il carattere della Dea d'amore». Più innanzi
riconosce pure il carattere di ritratto dei suoi lineamenti confrontandola col «ritratto di
donna, di quello stesso tempo e giustamente attribuito a Leonardo, presso il Principe di
Lichtenstein ».1

Se si ammette col Tenturi e col ATarburg che il Botticelli ricevette da uno dei de' Me-
dici l'ordinazione di «perpetuare la memoria di Simonetta in un quadro simbolico »,2 egli
non poteva presentare ai dolenti per la sua morte un quadro simbolico più bello e conso-
lante, che rappresentando lei che troppo presto era stata rapita, lei che era tanto amata,
come viva, come risorta, come risvegliata ad una nuova vita nei Campi Elisi. Se noi po-
tessimo ammettere ch'egli, togliendo, come tutti concedono, i motivi dal poema del Poli-
ziano, si condusse in questo modo, le profondità misteriose del quadro sarebbero, dirò così,
illuminate come da un lampo.

La giovane donna assorta nel sogno, il principale personaggio cioè del quadro, è adun-
que Simonetta, con l'amato e sofferente aspetto de' suoi ultimi tempi, col costume che por-
tava in vita, proprio la bella Simonetta Cattaneo.3 La fanciulla nuda, ideata in disperata
fuga, strappantesi alle braccia del fosco demone alato e salvantesi nel prodigioso parco
delle Grazie e di Flora, dove, come segno della nuova vita, le germogliano fiori dalla bocca;
è invece la ninfa Simonetta, che qui deve essere intesa per l'anima, ovvero il genio di
Simonetta.

Ora, intendiamo pure quali affetti movano l'anima della giovane donna, sprofondata
come in un sogno fantastico e chiusa in sè stessa. Essa era prima morta ed ora rivive;
nuove sensazioni le piombano addosso e nuove immagini; vede sè stessa sfuggire alle mani
del genio della morte; si trova in un parco dove sbocciano fiori dalla terra, danzano gio-

1 Op. cit., pag. 87. effigie di Simonetta. Ma solo la figura centrale e prin-

2 Warburg, op. cit., pag. 40. cipale del quadro può rappresentare questa. Così pensa

3 11 "Warburg pensa (op. cit., pag. 40 e seg.) che la pure il Venturi, col quale in questo punto m'accordo
Dea della primavera spargente fiori sia la trasfigurata (op. cit., pag. 4(1).
 
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