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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 3.1897

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Fasc. V
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Menotti, Mario: Van Dyck a Genova, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19209#0429

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YAN DYCK A GENOVA

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il colore locale di ciascun oggetto, grava sui dettagli; indebolisce l'esecuzione ed il tocco
e sacrifica spesso l'effetto dell'insieme alla verità delle parti. Al contrario il Yan Dyck aveva
in questo un orizzonte più vasto ed il colore di ogni parte era coordinato all'effetto gene-
rale opportunamente trattato. Egli teneva meno a rendere il colorito seducente da vicino,
purché fosse più vero e più seducente da lontano. E so Tiziano era abile nel chiaroscuro,
il Yan Dyck l'ecclissava e di molto in questo campo ».

Come si vede, non poche inesattezze sono mescolate ad alcune verità, in quest'ultima,
fra le altre, che ci dimostra come l'Anonimo non conoscesse le migliori opere del sommo
Veneziano.

Certamente, molto il nostro pittore dovette a lui, specialmente nella tecnica, che perfezionò

P.P. RUBENS - TOMMASO HOWARD CONTE DI A R UN DEE E SUA MOGEIE ALATHEA TALBOT

DEI CONTI DI SHREWSBURY - PINACOTECA DI MONACO
(Fotografia Hanfstiingl)

su quella magistrale del grande colorista italiano. Talora, di poco mutando la disposizione
delle figure e dei tipi, ripeteva il metodo adottato con le opere del Rubens, e notevoli per
questo sono: Gesti ed il paralitico, il Cristo della moneta, VEcce Homo, la Susanna al bagno.

Nel ritratto sopra tutto gli giovò lo studio profondo di Tiziano. Benché in ogni occa-
sione si sforzasse di apparir valente nelle scene religiose e mitologiche, l'allievo del Rubens
era nato col genio del ritratto: non possedeva come il maestro, in sommo grado, l'arte di
raggruppare le figure, e ciò appare con la mancanza di unità in alcune delle sue tele. La
carne, che rigurgita di sangue irrompente, le forme gigantesche, le musculature superbe,
le curve opulenti, il movimento, la vita animale e palpitante del Rubens, ci parlano un
linguaggio d'una eloquenza irresistibile; la fusione, l'armonia dei vari atteggiamenti bastano
ad esprimere sentimenti, cose all'espressione delle quali impotente la parola si rifiuta. Come
in Gaspare De Crayer, nel Van Dyck invece tutte le figure sono naturalmente composte a
grande dignità; hanno qualcosa d'imponente, e dove in Gaspare spirano calma e serenità,

Archivio storico dell'Arte, Serie 2*, Anno III, fase. V. 10
 
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