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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 3.1897

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Fasc. VI
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https://doi.org/10.11588/diglit.19209#0511

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RECENSIONI

475

recentemente nella R. Pinacoteca di Berlino, pel
prezzo, come si sa, di 225 mila franchi.

, . N.o.ii._fa. -menzione invece di quello che lo scri-
vente ehbe la fortuna di vedere in compagnia del
defunto senatore Giovanni Morelli nella chiesa dei
Cappuccini a Leonforfce, in provincia di Catania.
Forse lo ritenne una semplice copia, come già
ebbe a dubitare il Cavalcaseli, il quale non potò
vederlo che alla sfuggita. 1 Ma così non parve a
noi, che ci trovammo largamente compensati della
lunga e faticosa gita montanina, riscontrando in
quel trittico un'opera pregevole del Frate, per
quanto assai simile a quella di Berlino, e, a diffe-
renza della medesima poi, svisata sensibilmente da
cattivi ristauri ad olio. Sarebbe quindi desidera-
bile, come si espresse il Morelli, che codesta brutta
maschera fosse tolta dalla bella faccia originale.
Riescirebbe assai interessante allora il confronto
col quadro analogo di Berlino.

Nel seguente 3° capitolo il nostro autore passa
in rassegna le opere dell'Angelico, eseguite nel
convento di San Marco a Firenze, dove stette dal
1436 al 1445, ricche pur esse di svariati carissimi
motivi, rivelanti l'animo candido ed austero del-
l'artista. Così pure si occupa di quelle ora riunite
nelle sale dell'Accademia di Belle Arti, fra le quali
primeggia quella della Deposizione dalla Croce,
sgraziatamente pregiudicata da eccessiva pulitura.
Fra le molte attraenti riproduzioni grafiche che
accompagnano il testo ci piace di richiamare qui
in modo sensibile quella di un San Michele Arcan-
gelo, quale apparisce con altre nelle lesene laterali
alla grande composizione; figura nobile e dignitosa
invero, che potrebbe sempre prestarsi ottimamente
anche per una riproduzione in iscultura (fìg. 4a).

L'ultimo periodo della vita del devoto Frate è
quello contrassegnato dai suoi importanti lavori
condotti a fresco, ad Orvieto e a Roma (1445-1455).
Gli è in questi ultimi che apparisce massimamente
il progresso a cui egli aveva saputo innalzarsi
negli ultimi suoi anni di vita, come può constatare
chiunque si rechi a visitare a canto alle Stanze
di Raffaello il modesto oratorio di papa Nicolò V.
Trattandovi sulle pareti gli episodi più salienti
delle vite dei diaconi Santo Stefano e San Lorenzo,
quali furono tramandati dalla leggenda, egli si
apre da se nuovi orizzonti col por mente ad in-
finiti particolari, ricavati dalla vita reale, che ag-

1 Vedi in proposito la sua Storia della pittura in
Italia, voi. II, pag. 394.

giungono evidenza e determinatezza ai suoi quadri,
facendoci assistere, a differenza delle suo compo-
sizioni anteriori, a scene terrestri, dove si svolgono
i più svariati avvenimenti, con ispeciale riguardo
a sfondi prospettici di architetture, a varietà di

Fig. 4a. - SAN MICHELE ARCANGELO

all'Accademia a Firenze
(Fotografìa Alinari)

tipi, di costumi, di ornamenti, che già preannun-
ziano la meravigliosa facoltà dei pittori fiorentini
della seconda metà del secolo a far tesoro per le
loro opere di quanto il mondo reale può offrire
loro da ritrarre nella finzione del vero. Sono queste
infatti le prime opere nelle quali l'Angelico si sia
compiaciuto, o forse sia stato incaricato di dare a
 
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