LA CHIESA DEI SS. ABBONDIO ED ABBONDANZIO
IN RIGNANO FLAMINIO PRESSO ROMA
COLA è la chiesa, e sorge in fondo a una valletta
boschiva, sulle rovine di un tempio antico, dal quale
furono tratte molte lastre di marmo per la costru-
zione. La fronteggia una porta romanica sormon-
tata da un architrave senza fregi, e a dritta si
eleva un campanile di purissimo stile romanico,
con finestre bilobate.
E un monumento completamente inedito, ma
importantissimo per le pitture che contiene, le quali
possono senza dubbio collegarsi con le altre pitture
di Sant' Elia di Nepi e di San Bastianello al Palatino.
Viene così a formarsi un gruppo di pitture murali che
vanno dal secolo XI al xn, e costituiscono una vera e
'propria transizione dal musaico monumentale all'affresco.
In tale transizione non si giunse direttamente al perfetto fresco, ma si adoperò
un metodo rozzo, in modo che i lumi sono scomparsi e resta soltanto la prepa-
razione. L'affresco mantiene sempre una solidità secolare, per l'impasto iniziale
delle tinte con l'intonaco; qui invece i colori sono posti l'uno accanto all'altro e
fusi con gradazioni intermedie, che il tempo ha cancellate. Nel trattato d'arte
dell'epoca, nella Schedula Diversarum Artium di Teofilo monaco, troviamo infatti
un precetto che ci spiega il sistema qui in uso. Egli dice : « Quando il muro è
secco, bagna con acqua e mescola i colori con calce, per qualunque oggetto vi
disegni, così seccano insieme al muro ».
Accadeva adunque agli artisti poco abili d'allora di trovarsi spesso, nell'ese-
cuzione, davanti all'intonaco asciutto, e allora erano costretti ad aggiungere, ba-
gnando gli strati successivi. Nel fatto, i secoli risparmiarono di queste pitture le
parti più compenetrate all'intonaco e cancellarono tutte le lumeggiature e le gra-
dazioni aggiunte a secco. L'abside di San Bastianello al Palatino offre una prova
di ciò in alcune rose che terminano la decorazione: esse sono delineate a tondo
da un compasso, e il punto del fulcro invece d'essere polito, come impresso su
superficie morbida, è irregolare, presentando l'intonaco secco alcuna resistenza.
Fu dunque impiegato in queste tre chiese un fresco imperfetto, a sostituzione del
musaico troppo costoso ; ma l'influenza dei musaici sull'artista è così palese, che noi possiamo
quasi denominare queste pitture freschi a musaico. Vi è lo stesso coordinamento della deco-
razione all'architettura, e alle tessere di smalto sono sostituiti tocchi di biacca, di ocria e di
sinopia, che presentano perfino la quadrature delle tessere.
IN RIGNANO FLAMINIO PRESSO ROMA
COLA è la chiesa, e sorge in fondo a una valletta
boschiva, sulle rovine di un tempio antico, dal quale
furono tratte molte lastre di marmo per la costru-
zione. La fronteggia una porta romanica sormon-
tata da un architrave senza fregi, e a dritta si
eleva un campanile di purissimo stile romanico,
con finestre bilobate.
E un monumento completamente inedito, ma
importantissimo per le pitture che contiene, le quali
possono senza dubbio collegarsi con le altre pitture
di Sant' Elia di Nepi e di San Bastianello al Palatino.
Viene così a formarsi un gruppo di pitture murali che
vanno dal secolo XI al xn, e costituiscono una vera e
'propria transizione dal musaico monumentale all'affresco.
In tale transizione non si giunse direttamente al perfetto fresco, ma si adoperò
un metodo rozzo, in modo che i lumi sono scomparsi e resta soltanto la prepa-
razione. L'affresco mantiene sempre una solidità secolare, per l'impasto iniziale
delle tinte con l'intonaco; qui invece i colori sono posti l'uno accanto all'altro e
fusi con gradazioni intermedie, che il tempo ha cancellate. Nel trattato d'arte
dell'epoca, nella Schedula Diversarum Artium di Teofilo monaco, troviamo infatti
un precetto che ci spiega il sistema qui in uso. Egli dice : « Quando il muro è
secco, bagna con acqua e mescola i colori con calce, per qualunque oggetto vi
disegni, così seccano insieme al muro ».
Accadeva adunque agli artisti poco abili d'allora di trovarsi spesso, nell'ese-
cuzione, davanti all'intonaco asciutto, e allora erano costretti ad aggiungere, ba-
gnando gli strati successivi. Nel fatto, i secoli risparmiarono di queste pitture le
parti più compenetrate all'intonaco e cancellarono tutte le lumeggiature e le gra-
dazioni aggiunte a secco. L'abside di San Bastianello al Palatino offre una prova
di ciò in alcune rose che terminano la decorazione: esse sono delineate a tondo
da un compasso, e il punto del fulcro invece d'essere polito, come impresso su
superficie morbida, è irregolare, presentando l'intonaco secco alcuna resistenza.
Fu dunque impiegato in queste tre chiese un fresco imperfetto, a sostituzione del
musaico troppo costoso ; ma l'influenza dei musaici sull'artista è così palese, che noi possiamo
quasi denominare queste pitture freschi a musaico. Vi è lo stesso coordinamento della deco-
razione all'architettura, e alle tessere di smalto sono sostituiti tocchi di biacca, di ocria e di
sinopia, che presentano perfino la quadrature delle tessere.