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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 1.1898

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Fasc. 3-5
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Wilpert, Joseph: Un capitolo di storia del Vestiario
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https://doi.org/10.11588/diglit.24143#0140

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98

GIUSEPPE IVIL PER T

et fulgor Hiberus Temperai arcanis hyacinthi caerula flammis. Nec rudis in tali suffecit
gratta textu: Auget acus meritum picturatumque metallis Vivit optcs,1 multa remorantur
iaspide vultus Et variis spirai Nereia baca figuris. Quae tantum potuit digitis mollire rigorem
Ambitiosa manus? vel cuius pectinis arte Traxerunt solidae gemmarum stamina telae? Invia
qtcis calidi scrutatus stagna profundi Tethyos invasit gremium ? quis divitis algae Germina
fl.agrantes inter quaesivit harenas? Quis iunxit lapides ostro? quis miscuit ignes Sidonii
rubrique maris? Tribuere colorem Phoenices, Seres subtegmina, pondus Hydaspes.2 Va da

sè che la toga decorata così ec-
cessivamente d'oro e di pietre
doveva diventare dura e rigida.
Tale si mostra difatti nel più gran
numero dei dittici del secolo vi,
dai quali riproduciamo, a cagion
d'esempio, quelli di due anonimi,
l'uno conservato nella Biblioteca
Nazionale di Parigi (fig. 15), l'al-
tro nel Museo archeologico di
Milano (fig. 16). Fu allora neces-
sario di cambiare la disposizione
della toga. L'estremità inferiore
monta alla spalla destra, invece
della sinistra, donde, scendendo
dietro il dorso quasi fino alle reni,
passa alla spalla sinistra dove
viene fissata per mezzo di una
\fibula; di là corre al fianco destro,
ed uscendo di sotto al braccio
percorre la via poco fa descritta.
Essendo questa via più lunga, si
dovette quindi aggiungere un al-
tro metro incirca, di modo che la
toga misurava in ultimo almeno
sette metri. Il primo console che
così veste la toga pietà è Ario-
ivindo dell'anno 506.

Ho il piacere di offrire in ul-
timo nella tavola fototipica (fig. a
e a1) le fotografie non più d'un
manichino, ma d'un piccolo console vero e vivo in compiuto abito trionfale;3 esse ci
danno una prova evidente della verità di tutto ciò che abbiamo detto sulla toga pietà del

1 Delle figure ricamate nella toga parla Ausonio dell'anno 506 (Dijondell'anonimo di Halberstadt e

nella sua Gratiarum actio ad Gratìanwn ìmperatorem di Basilio dell'anno 541 (Firenze, Uffizi). Dall'omelia

(pag. 366) : Haec piane, scrive il poeta-console, haec De divite et Lazaro, di sant'Asterio vescovo di Ama-

est pietà, ut dicitur, vestis, non magis auro suo quam sea (f 410), impariamo che la toga d'un senatore cri-

tuis verbis. Sed multoplura sunt in eius ornatu, quae stiano era qualche volta, ornata di 600 (?) figure e

per te instructus intelligo. Geminum quippe in uno ha- rappresentanze bibliche. Vedi Fr. Bock, Geschichte

bitu radiai nom>n Augusti. Constantinus in argumento der liturgischen Geivànder des Mittelalters, I, 132.
vestis intexitur, Gratianus in muneris honore senti Iter. 2 De IV. cons. Honor., 584-601.

Tali figure sono visibili nella toga di Costanzo II e 3 II piccolo console è il figlio minore, Erich, della

Costanzo Gallo del Cronografo, dei consoli Ariovindo nobile signora Sara von Prittwitz-Gaffron, la quale è

Fig. 9a. — DITTICO DI BOEZIO.
Dell'anno 487. Brescia.
 
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