UN CAPITOLO DI STORTA DEL VESTIARIO
99
secolo vi. La toga del nostro console è rela-
tivamente un po' troppo larga; consiste in una
striscia di seta di porpora scura ('ko^arr/i),
sulla quale i ricami sono imitati in oro. Per
questa ragione l'abito è molto più pieghevole
che non fosse in realtà; nella contabulatio esso
è quattro volte ripiegato. La stoffa della dal-
matica, ossia tunica palmata, è parimente seta
di porpora scura e dipinta nello stesso modo.
Il disegno della decorazione fu principalmente
preso dal dittico di Basilio (fig. 14). L'orna-
mentazione della tunica talaris et manicata si
è limitata soltanto all'orlo delle maniche e del
collo. Il calceus, chiamato allora camfiagus, rin-
chiude tutto il piede ; è fatto di pelle rossa e
consiste, oltre di nastri dorati, di due parti, delle
quali quella del calcagno passa sopra l'estremità
della parte anteriore. I nastri, incrociandosi sopra
il piede, fermano le due parti, girano alcune
volte attorno al collo del piede e, formando sul
davanti un nodo, cadono a pendoloni. Quanto
allo scettro, l'aquila dentro la corona d'alloro
fu copiata da quella di Ariovindo, e la croce
da quella di Basilio. 1
Un ulteriore sviluppo della toga pietà non
ebbe più luogo a Roma. Si abbondava più
o meno in ricami ed in pietre preziose, ma
quanto alla forma e alla maniera d'indossarla,
l'abito restò d'ora innanzi il medesimo. Mentre
vestiario liturgico, la toga con l'ultimo console
continuò ad esistere, ridotta però quasi ad una
toga fu cambiato in Xwpoi;, lorum (vedi pag. 10
Fig. io» — RICOSTRUZIONE DELLA TOGA
dei due anonimi capitolini.
poi la tunica e la dalmatica entrarono nel
discese nella tomba. A Costantinopoli essa
semplice striscia ; perciò anche il suo nome
n.
Il " pallium „ della legge vestiaria dell'anno 382.
La legge vestiaria dell'anno 382 2 è d'importanza fondamentale per lo studio degli abiti
del tempo poscostantiniano. Essa prescrive le vesti per tre differenti classi: per i senatori,
gli officiales e per i servi. Riguardo ai primi stabilisce che nullus senatorum habitum sibi
vindicet militare-m, sed chlamydis terrore deposito, quieta colobiorum ac paenularum mduat
vestimento,. Ciò per la vita privata. Per la vita pubblica la legge prescrive la toga: cum
autem vel conventus ordinis candidati coeperit agitari, vel negotium eius sub pubhca tudtcìs
sessione cognosci, togatum eundem interesse mandamus, Ai servi si permette aut byrris uh
aut cucullis. Gli abiti infine degli officiales, ossia impiegati subalterni, consistono, secondo
l'autrice dell'abito suddetto, come pure di quello che
verrà trattato nel IH studio (tavola fototipica, fig. b ec).
È per me un grato dovere di ringraziarla vivamente
delle belle fotografie favoritemi per questo articolo.
1 Lo scettro e il calceus furono eseguiti secondo
il disegno del signor Wuscher-Becchi, il quale da molti
anni prepara un lavoro importante sulle vesti italiche.
2 Cod. Theod., 14, 10, 1.
99
secolo vi. La toga del nostro console è rela-
tivamente un po' troppo larga; consiste in una
striscia di seta di porpora scura ('ko^arr/i),
sulla quale i ricami sono imitati in oro. Per
questa ragione l'abito è molto più pieghevole
che non fosse in realtà; nella contabulatio esso
è quattro volte ripiegato. La stoffa della dal-
matica, ossia tunica palmata, è parimente seta
di porpora scura e dipinta nello stesso modo.
Il disegno della decorazione fu principalmente
preso dal dittico di Basilio (fig. 14). L'orna-
mentazione della tunica talaris et manicata si
è limitata soltanto all'orlo delle maniche e del
collo. Il calceus, chiamato allora camfiagus, rin-
chiude tutto il piede ; è fatto di pelle rossa e
consiste, oltre di nastri dorati, di due parti, delle
quali quella del calcagno passa sopra l'estremità
della parte anteriore. I nastri, incrociandosi sopra
il piede, fermano le due parti, girano alcune
volte attorno al collo del piede e, formando sul
davanti un nodo, cadono a pendoloni. Quanto
allo scettro, l'aquila dentro la corona d'alloro
fu copiata da quella di Ariovindo, e la croce
da quella di Basilio. 1
Un ulteriore sviluppo della toga pietà non
ebbe più luogo a Roma. Si abbondava più
o meno in ricami ed in pietre preziose, ma
quanto alla forma e alla maniera d'indossarla,
l'abito restò d'ora innanzi il medesimo. Mentre
vestiario liturgico, la toga con l'ultimo console
continuò ad esistere, ridotta però quasi ad una
toga fu cambiato in Xwpoi;, lorum (vedi pag. 10
Fig. io» — RICOSTRUZIONE DELLA TOGA
dei due anonimi capitolini.
poi la tunica e la dalmatica entrarono nel
discese nella tomba. A Costantinopoli essa
semplice striscia ; perciò anche il suo nome
n.
Il " pallium „ della legge vestiaria dell'anno 382.
La legge vestiaria dell'anno 382 2 è d'importanza fondamentale per lo studio degli abiti
del tempo poscostantiniano. Essa prescrive le vesti per tre differenti classi: per i senatori,
gli officiales e per i servi. Riguardo ai primi stabilisce che nullus senatorum habitum sibi
vindicet militare-m, sed chlamydis terrore deposito, quieta colobiorum ac paenularum mduat
vestimento,. Ciò per la vita privata. Per la vita pubblica la legge prescrive la toga: cum
autem vel conventus ordinis candidati coeperit agitari, vel negotium eius sub pubhca tudtcìs
sessione cognosci, togatum eundem interesse mandamus, Ai servi si permette aut byrris uh
aut cucullis. Gli abiti infine degli officiales, ossia impiegati subalterni, consistono, secondo
l'autrice dell'abito suddetto, come pure di quello che
verrà trattato nel IH studio (tavola fototipica, fig. b ec).
È per me un grato dovere di ringraziarla vivamente
delle belle fotografie favoritemi per questo articolo.
1 Lo scettro e il calceus furono eseguiti secondo
il disegno del signor Wuscher-Becchi, il quale da molti
anni prepara un lavoro importante sulle vesti italiche.
2 Cod. Theod., 14, 10, 1.