GIUSEPPE WILPERT
statua è abbastanza mediocre. Tanto l'esecuzione materiale quanto il disegno della figura
lasciano molto a desiderare. Per toccare gli errori principali, la spalla sinistra è assai più
larga della destra, e ciò per ragione della fascia, che qua è sovrapposta, mentre là si mostra,
tutte le due volte, nella sua larghezza. Sproporzionata è pure la mano destra del bambino.
Si osservino anche le pieghe della tunica nella parte superiore: esse non corrispondono al
vero, ma sono motivate dall'andamento della fascia. Tali pieghe false, cagionate dalle parti
vicine, occorrono spesso nelle sculture del secolo IV; un esempio insigne ne offrono, oltre
il dittico di Probiano, i due anonimi del Museo Capitolino. La figura stessa è poi troppo
bassa per la sua larghezza, il qual difetto diventa caratteristico per le sculture del secolo ili
e seguente. Se aggiungiamo infine l'eccessiva decorazione della fascia, possiamo ascrivere la
statua così bene al in come alla prima metà del IV secolo.
In quanto al sesso della figura, non si può dubitare che essa è una donna. Ma per
determinare chi sia la donna sarebbe necessario che la statua fosse intiera, o che avesse
almeno la testa. Mancando questa, è impossibile di affermare se rappresenti un personaggio
reale o non piuttosto una personificazione; in altri termini, qualche donna cospicua, p. e.
un'imperatrice nel « noto tipo della madre o nutrice curante il fanciullo », 1 ovvero la Fecun-
ditas, Pietas Augustae, Spes Reipublicae, ecc. La fascia poi potrebbe alludere a qualche
culto orientale, ad eccezione forse di quello d'Iside, poiché la palla contabulata aveva un
altro andamento ed era ornata di stelle e mezze lune. Ma essa può essere altresì puramente
decorativa. Che quest'ultima supposizione abbia qualche fondamento, lo prova un raro se
non unico monumento di cui diamo la riproduzione
E un frammento d'un piatto di terracotta, da me
comperato, incirca otto anni fa, per il Museo del
;! f Campo santo dei Tedeschi al Vaticano. Proviene,
come mi asserì l'antiquario, dai lavori che allora si
facevano nella villa Ludovisi. Checché si pensi di
questa indicazione di provenienza, certo è che il
frammento era ancora fresco di scavo quando l'acqui-
stai. Rappresenta un giovane cantore, con ricca ca-
pigliatura e con un po' di barba sotto il mento ed
alle guance. La sinistra è posata sul petto ; la destra,
in parte distrutta, era alzata e probabilmente spie-
gata. Nel fondo apparisce una porta a due battenti.
A destra del cantore si vedono due uomini, uno
dei quali suona l'organo per accompagnare il canto.
Tale uso era comunissimo ed invalso a Roma di
buon'ora; sappiamo che perfino degl'imperatori si
degnarono di cantare con accompagnamento d'or-
gano. Lampridio l'attesta di Alessandro Severo e di
Elagabalo ; 2 e di Nerone possiamo supporlo secondo
Jl/. ' ein grosses Obergewand, das eine breite Borte umsaumt :
■ ■ ■ ■ ' ì j sorgfaltig in Relief ausgefùhrt beiderseits aus einer Wellenlinie
ìÉBph herauswachsende Spirateli. Wir haben ohne Zweifel an reiche
doppelseitige Stickerei zu denken. Dieses Gewand ist in der
Halfte zusammengefaltet, nicht aber, wie die griechische yXa^a
■ 5 " t •* ònvXr, (Si-TvXa;, SittXo?;), mit dem Bug, sondern mit den ihm
^^JgSHHBwl^^WMM^WWB^^B gegenùberliegenden beiden parallelen Saumen um die Schulter
gelegt, zunachst wohl nur auf die rechte», ecc.
Fig. 16*. — DITTICO ANONIMO. • Studniczka, loc. cit.
Del vi secolo. Milano, Museo archeologico. 2 Lamprid., Alex. Sev., 27: « Lyra, tibia, organo cecini!,
statua è abbastanza mediocre. Tanto l'esecuzione materiale quanto il disegno della figura
lasciano molto a desiderare. Per toccare gli errori principali, la spalla sinistra è assai più
larga della destra, e ciò per ragione della fascia, che qua è sovrapposta, mentre là si mostra,
tutte le due volte, nella sua larghezza. Sproporzionata è pure la mano destra del bambino.
Si osservino anche le pieghe della tunica nella parte superiore: esse non corrispondono al
vero, ma sono motivate dall'andamento della fascia. Tali pieghe false, cagionate dalle parti
vicine, occorrono spesso nelle sculture del secolo IV; un esempio insigne ne offrono, oltre
il dittico di Probiano, i due anonimi del Museo Capitolino. La figura stessa è poi troppo
bassa per la sua larghezza, il qual difetto diventa caratteristico per le sculture del secolo ili
e seguente. Se aggiungiamo infine l'eccessiva decorazione della fascia, possiamo ascrivere la
statua così bene al in come alla prima metà del IV secolo.
In quanto al sesso della figura, non si può dubitare che essa è una donna. Ma per
determinare chi sia la donna sarebbe necessario che la statua fosse intiera, o che avesse
almeno la testa. Mancando questa, è impossibile di affermare se rappresenti un personaggio
reale o non piuttosto una personificazione; in altri termini, qualche donna cospicua, p. e.
un'imperatrice nel « noto tipo della madre o nutrice curante il fanciullo », 1 ovvero la Fecun-
ditas, Pietas Augustae, Spes Reipublicae, ecc. La fascia poi potrebbe alludere a qualche
culto orientale, ad eccezione forse di quello d'Iside, poiché la palla contabulata aveva un
altro andamento ed era ornata di stelle e mezze lune. Ma essa può essere altresì puramente
decorativa. Che quest'ultima supposizione abbia qualche fondamento, lo prova un raro se
non unico monumento di cui diamo la riproduzione
E un frammento d'un piatto di terracotta, da me
comperato, incirca otto anni fa, per il Museo del
;! f Campo santo dei Tedeschi al Vaticano. Proviene,
come mi asserì l'antiquario, dai lavori che allora si
facevano nella villa Ludovisi. Checché si pensi di
questa indicazione di provenienza, certo è che il
frammento era ancora fresco di scavo quando l'acqui-
stai. Rappresenta un giovane cantore, con ricca ca-
pigliatura e con un po' di barba sotto il mento ed
alle guance. La sinistra è posata sul petto ; la destra,
in parte distrutta, era alzata e probabilmente spie-
gata. Nel fondo apparisce una porta a due battenti.
A destra del cantore si vedono due uomini, uno
dei quali suona l'organo per accompagnare il canto.
Tale uso era comunissimo ed invalso a Roma di
buon'ora; sappiamo che perfino degl'imperatori si
degnarono di cantare con accompagnamento d'or-
gano. Lampridio l'attesta di Alessandro Severo e di
Elagabalo ; 2 e di Nerone possiamo supporlo secondo
Jl/. ' ein grosses Obergewand, das eine breite Borte umsaumt :
■ ■ ■ ■ ' ì j sorgfaltig in Relief ausgefùhrt beiderseits aus einer Wellenlinie
ìÉBph herauswachsende Spirateli. Wir haben ohne Zweifel an reiche
doppelseitige Stickerei zu denken. Dieses Gewand ist in der
Halfte zusammengefaltet, nicht aber, wie die griechische yXa^a
■ 5 " t •* ònvXr, (Si-TvXa;, SittXo?;), mit dem Bug, sondern mit den ihm
^^JgSHHBwl^^WMM^WWB^^B gegenùberliegenden beiden parallelen Saumen um die Schulter
gelegt, zunachst wohl nur auf die rechte», ecc.
Fig. 16*. — DITTICO ANONIMO. • Studniczka, loc. cit.
Del vi secolo. Milano, Museo archeologico. 2 Lamprid., Alex. Sev., 27: « Lyra, tibia, organo cecini!,