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DOMENICO TUMIATI
creano o per lo meno idealizzano sempre il paesaggio, onde ne deriva in chi guarda una
impressione artificiale, come di arazzo e di decorazione.
Il Segantini invece, e qui si mostra la sua natura schiettamente italica, comprese che
conveniva riprodurre dalla pretta realtà ogni accessorio ; il che giova a far prestare sempre
maggior fede alla finzione poetica, quasi che per miracolo naturale da un vergine angolo
alpestre fossero scaturite le figure. Nella Fonte del male voi vedete le rocce, l'acqua, le erbe
tali e quali esisterebbero se il pittore avesse voluto riprodurre un semplice paesaggio: la
figura femminile, esile e nuda, che sorge sulla roccia, compiacendosi dello specchio insidioso
che la riflette, sembra così naturalmente germogliata come uno stelo dalla terra. Questa
particolare fusione di realtà e di simbolo doveva mostrare a Robert de la Sizeranne il pro-
cesso spontaneo del pensiero del pittore di Maloja. Le sue figure non vengono, come egli
LA FONTE DEL MALE
disse, dal Nord per soffio d'imitazione, ma sorgono da quello stesso suolo che ha commosso
lo spirito creatore del paesista.
Di fronte al piccolo specchio lacustre nel paese roccioso il pensiero del pittore fu sol-
levato alla regione delle idee. L'idea che in lui sorse fu quella d'insidia e di vanità; la
risposta della sua arte fu la figura che egli pose, la quale non indica altro se non che di
fronte a quello specchio liquido Giovanni Segantini ebbe la visione di un rapporto col
mondo morale: quindi la figurazione di quel simbolo non fu determinata da un impulso
decorativo, ma dal bisogno di esprimere una riflessione morale. L'introdursi di figure allego-
riche nei paesaggi del Segantini comincia appunto al momento in cui il suo pensiero più
maturo e profondo si addentra in meditazioni filosofiche ; e la riprova ne è che le sue figure
allegoriche non sono tratte dai miti, come in Boecklin e in Burne-Jones; ma sono sempli-
cemente la spiegazione personificata dei fenomeni naturali che egli ha sempre sott'occhio.
Non vedo dunque nessuna ragione per ricorrere alla derivazione nordica. L'arte italiana, da
Giotto a Michelangelo, ha tanto contenuto allegorico da connettersi direttamente con la rin-
novazione pittorica del Segantini, senza bisogno di ricorrere ad affinità straniere, che esistono
DOMENICO TUMIATI
creano o per lo meno idealizzano sempre il paesaggio, onde ne deriva in chi guarda una
impressione artificiale, come di arazzo e di decorazione.
Il Segantini invece, e qui si mostra la sua natura schiettamente italica, comprese che
conveniva riprodurre dalla pretta realtà ogni accessorio ; il che giova a far prestare sempre
maggior fede alla finzione poetica, quasi che per miracolo naturale da un vergine angolo
alpestre fossero scaturite le figure. Nella Fonte del male voi vedete le rocce, l'acqua, le erbe
tali e quali esisterebbero se il pittore avesse voluto riprodurre un semplice paesaggio: la
figura femminile, esile e nuda, che sorge sulla roccia, compiacendosi dello specchio insidioso
che la riflette, sembra così naturalmente germogliata come uno stelo dalla terra. Questa
particolare fusione di realtà e di simbolo doveva mostrare a Robert de la Sizeranne il pro-
cesso spontaneo del pensiero del pittore di Maloja. Le sue figure non vengono, come egli
LA FONTE DEL MALE
disse, dal Nord per soffio d'imitazione, ma sorgono da quello stesso suolo che ha commosso
lo spirito creatore del paesista.
Di fronte al piccolo specchio lacustre nel paese roccioso il pensiero del pittore fu sol-
levato alla regione delle idee. L'idea che in lui sorse fu quella d'insidia e di vanità; la
risposta della sua arte fu la figura che egli pose, la quale non indica altro se non che di
fronte a quello specchio liquido Giovanni Segantini ebbe la visione di un rapporto col
mondo morale: quindi la figurazione di quel simbolo non fu determinata da un impulso
decorativo, ma dal bisogno di esprimere una riflessione morale. L'introdursi di figure allego-
riche nei paesaggi del Segantini comincia appunto al momento in cui il suo pensiero più
maturo e profondo si addentra in meditazioni filosofiche ; e la riprova ne è che le sue figure
allegoriche non sono tratte dai miti, come in Boecklin e in Burne-Jones; ma sono sempli-
cemente la spiegazione personificata dei fenomeni naturali che egli ha sempre sott'occhio.
Non vedo dunque nessuna ragione per ricorrere alla derivazione nordica. L'arte italiana, da
Giotto a Michelangelo, ha tanto contenuto allegorico da connettersi direttamente con la rin-
novazione pittorica del Segantini, senza bisogno di ricorrere ad affinità straniere, che esistono