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MISCELLANEA
XII. Porta nella via del Gesù in Roma. — La
porta in via del Gesù di Roma, che il Mazzanti disse
de' tempi classici, descrivendola nel Bollettino archeo-
logico comunale, deve considerarsi veramente tale ?
M.
disposta: In un pregevole articolo pubblicato nel
Bollettino della Commissione Archeologica di Roma
(anno 1S96), l'egregio ing. Mazzanti si occupò della porta
del palazzetto Simonetti in via del Gesù, una delle più
ornate e più belle che siano in Roma; e dopo un
Fig. 1.
sottile lavoro di ricostruzione e di analisi fu tratto ad
affermare che non alla fine del secolo xv, come tutti
ritenevano, appartiene tale opera d'arte, ma che essa
deve assolutamente essere rivendicata alla romana ar-
chitettura classica. Malgrado ciò, io sono, a dire il vero,
recisamente convinto dell'opposto; ed a sostegno della
mia opinione, che, essendo anche quella del Nibby,
dello Gnoli, del Letarouilly, di tutti gli autori insomma
che si sono finora occupati della quistione, non si trova
in cattiva compagnia, esporrò alcune brevi considera-
zioni.
Ciò che nell'articolo in parola manca completa-
mente è l'esame critico diretto dell'opera d'arte. A me
sembra che se il Mazzanti, dopo il suo bello studio di
ricostruzione, dopo le argomentazioni ingegnose sugli
ornati posteriormente aggiunti, avesse dato uno sguardo
a tutta la porta e ne avesse osservato il carattere in-
trinseco ; se, per così dire, invece di tenersi a dieci
centimetri di distanza si fosse posto a due metri, i
suoi dubbi avrebbero dovuto immediatamente dile-
guarsi. Anche in uno stile che, come quello del Rina-
scimento, ha per carattere fondamentale l'imitazione
coscienziosa di un'altra epoca, la romana, lo studio
dello spirito di un'opera nelle masse, nei particolari,
nell'esecuzione, deve sempre, forse anche talvolta
contro l'intenzione dell'artista, rivelare i tempi nuovi;
deve sempre ritrovare la data impressa incancellabile
nelle forme e negl'intendimenti dell'opera d'arte.
Invece nello studio del Mazzanti la catena di ra-
gioni per cui egli è giunto alla conclusione è in rias-
sunto la seguente : la porta in questione presenta
abbastanza evidenti i segni di aggiunte e di sposta-
menti, che, allo scopo di rialzarla e di allargarne la
luce, ne hanno mutato le proporzioni primitive. Stu-
diando accuratamente queste alterazioni e togliendo
i pezzi aggiunti, egli è riuscito a ricostruirla in pro-
spettiva sotto l'antico aspetto. Ma qui sorge subito
la domanda: a qual'epoca risale tale trasforma-
zione? E il Mazzanti senza esitare risponde: Gli or-
nati delle parti aggiunte, nella loro rozza e meschina
esecuzione « nulla hanno della regolarità moderna,
nulla del gonfio barocco, nulla dello sbrigliato ro-
cocò, ma ricordano la maniera incerta e timida dei
marmorari romani del medio evo » ; tanto più che
presentano una straordinaria rassomiglianza con gli
intagli che ornano la porta della chiesa di Sant'Alessio
sull'Aventino « composta con gli avanzi dell'epoca
classica e decorata di musaici cosmateschi». Ed è
perciò, soltanto perciò, che l'autore ritiene essere
quelle aggiunte medioevali e la porta di origine
romana.
Prima di trattare la questione mi sembra opportuno
presentare i disegni che ne costituiscono l'illustrazione
grafica. La fig. 1 è la riproduzione dello stato attuale.
Nella tav. 2 invece, seguendo le orme del Mazzanti,
togliendo tutti i pezzi aggiunti e mettendo insieme
ciò che rimane, ho disegnata geometricamente la porta
nello stato primitivo, ricostruendone così l'antica forma
e le antiche armoniche proporzioni. Le figure 3 e 4
riproducono gli ornati della mostra e del fregio nei
punti in cui alle parti antiche s'innestano le aggiunte,
e dove più caratteristiche appaiono le differenze di con-
cetto e di esecuzione.
Che tali aggiunte e tali diversità esistano è evidente ;
come pure apparisce subito la stentata goffaggine del-
l'ornato in quei pezzi aggiunti che vogliono raccor-
darsi con la gola principale della mostra (fig. 3), dove il
povero riduttore, che non ha saputo evitare lo scoglio
della differenza d'interspazi, sembra essersi messo a
dare colpi di scalpello ad occhi chiusi. Ma io mi do-
mando : soltanto per questo si avrà da ritenere che
essi siano lavoro medioevale? L'ing. Mazzanti, a cui
si devono tanti studi geniali sull'arte romana del medio
evo, può bene insegnarmi che le opere dei marmo-
rari romani di quel periodo, pur essendo rozze ed in-
genue, non hanno mai il cattivo gusto e l'ignoranza
MISCELLANEA
XII. Porta nella via del Gesù in Roma. — La
porta in via del Gesù di Roma, che il Mazzanti disse
de' tempi classici, descrivendola nel Bollettino archeo-
logico comunale, deve considerarsi veramente tale ?
M.
disposta: In un pregevole articolo pubblicato nel
Bollettino della Commissione Archeologica di Roma
(anno 1S96), l'egregio ing. Mazzanti si occupò della porta
del palazzetto Simonetti in via del Gesù, una delle più
ornate e più belle che siano in Roma; e dopo un
Fig. 1.
sottile lavoro di ricostruzione e di analisi fu tratto ad
affermare che non alla fine del secolo xv, come tutti
ritenevano, appartiene tale opera d'arte, ma che essa
deve assolutamente essere rivendicata alla romana ar-
chitettura classica. Malgrado ciò, io sono, a dire il vero,
recisamente convinto dell'opposto; ed a sostegno della
mia opinione, che, essendo anche quella del Nibby,
dello Gnoli, del Letarouilly, di tutti gli autori insomma
che si sono finora occupati della quistione, non si trova
in cattiva compagnia, esporrò alcune brevi considera-
zioni.
Ciò che nell'articolo in parola manca completa-
mente è l'esame critico diretto dell'opera d'arte. A me
sembra che se il Mazzanti, dopo il suo bello studio di
ricostruzione, dopo le argomentazioni ingegnose sugli
ornati posteriormente aggiunti, avesse dato uno sguardo
a tutta la porta e ne avesse osservato il carattere in-
trinseco ; se, per così dire, invece di tenersi a dieci
centimetri di distanza si fosse posto a due metri, i
suoi dubbi avrebbero dovuto immediatamente dile-
guarsi. Anche in uno stile che, come quello del Rina-
scimento, ha per carattere fondamentale l'imitazione
coscienziosa di un'altra epoca, la romana, lo studio
dello spirito di un'opera nelle masse, nei particolari,
nell'esecuzione, deve sempre, forse anche talvolta
contro l'intenzione dell'artista, rivelare i tempi nuovi;
deve sempre ritrovare la data impressa incancellabile
nelle forme e negl'intendimenti dell'opera d'arte.
Invece nello studio del Mazzanti la catena di ra-
gioni per cui egli è giunto alla conclusione è in rias-
sunto la seguente : la porta in questione presenta
abbastanza evidenti i segni di aggiunte e di sposta-
menti, che, allo scopo di rialzarla e di allargarne la
luce, ne hanno mutato le proporzioni primitive. Stu-
diando accuratamente queste alterazioni e togliendo
i pezzi aggiunti, egli è riuscito a ricostruirla in pro-
spettiva sotto l'antico aspetto. Ma qui sorge subito
la domanda: a qual'epoca risale tale trasforma-
zione? E il Mazzanti senza esitare risponde: Gli or-
nati delle parti aggiunte, nella loro rozza e meschina
esecuzione « nulla hanno della regolarità moderna,
nulla del gonfio barocco, nulla dello sbrigliato ro-
cocò, ma ricordano la maniera incerta e timida dei
marmorari romani del medio evo » ; tanto più che
presentano una straordinaria rassomiglianza con gli
intagli che ornano la porta della chiesa di Sant'Alessio
sull'Aventino « composta con gli avanzi dell'epoca
classica e decorata di musaici cosmateschi». Ed è
perciò, soltanto perciò, che l'autore ritiene essere
quelle aggiunte medioevali e la porta di origine
romana.
Prima di trattare la questione mi sembra opportuno
presentare i disegni che ne costituiscono l'illustrazione
grafica. La fig. 1 è la riproduzione dello stato attuale.
Nella tav. 2 invece, seguendo le orme del Mazzanti,
togliendo tutti i pezzi aggiunti e mettendo insieme
ciò che rimane, ho disegnata geometricamente la porta
nello stato primitivo, ricostruendone così l'antica forma
e le antiche armoniche proporzioni. Le figure 3 e 4
riproducono gli ornati della mostra e del fregio nei
punti in cui alle parti antiche s'innestano le aggiunte,
e dove più caratteristiche appaiono le differenze di con-
cetto e di esecuzione.
Che tali aggiunte e tali diversità esistano è evidente ;
come pure apparisce subito la stentata goffaggine del-
l'ornato in quei pezzi aggiunti che vogliono raccor-
darsi con la gola principale della mostra (fig. 3), dove il
povero riduttore, che non ha saputo evitare lo scoglio
della differenza d'interspazi, sembra essersi messo a
dare colpi di scalpello ad occhi chiusi. Ma io mi do-
mando : soltanto per questo si avrà da ritenere che
essi siano lavoro medioevale? L'ing. Mazzanti, a cui
si devono tanti studi geniali sull'arte romana del medio
evo, può bene insegnarmi che le opere dei marmo-
rari romani di quel periodo, pur essendo rozze ed in-
genue, non hanno mai il cattivo gusto e l'ignoranza