I SARCOFAGI DEI REAII ANGIOINI IN S. CHIARA DI NAPOII 399
La composizione allegorica,
derivata dalla fiorita imagine bi-
blica, appare trattata un poco in-
genuamente e reca uno spiccato
carattere arcaico. Il principe nel
centro siede maestosamente in una
solenne espressione del volto gen-
tile e quasi muliebre incorniciato
dai capelli lunghi, cinti sul sommo
del capo dalla corona gigliata. Il
drappeggiar delle vesti è sempli-
cissimo, foggiato inferiormente a
pieghe allungate e quasi tirate in
basso da un peso come nelle an-
tiche figure bizantine. I due ani-
mali antagonisti appaiono nell'at-
teggiamento identico con le zampe
posteriori distese a terra.
A destra sono adunati i cor-
tigiani, di cui sei si vedono genu-
flessi sul primo piano e cinque in
piedi nel fondo : queste figurine
sono d'intaglio delicato e quasi
superficiale. Il primo barone in-
ginocchiato è intento al principe,
porgendo nella sinistra un falco;
il secondo tiene con le due mani
lo scettro neh' atto d'un soldato
che presenti l'arma; il terzo, ca-
ratterizzato dagli zigomi sporgenti,
tiene stretto al seno un oggetto
che sembra un guanto e che è
pure ripetuto in altri personaggi
del corteo ; il quarto sorregge con Santa chiara. - Tomba dei Merloto
la manca una spada e con la de-
stra si adatta il manto in un'attitudine sciolta non scevra da una certa grazia. Al contrario
di questi primi, che hanno il volto inteso al principe, il quinto cortigiano guarda di fronte
reggendo sul pugno sinistro un altro falcone e accostando la destra al petto in atto dignitoso.
L'ultimo genuflesso tiene nelle mani uno spadone, chiuso nel fodero adorno di nastri, guardando
l'angioino con una certa fierezza.
Del gruppo in piedi il primo, un poco danneggiato, reca lo scettro; il secondo porta
la mano al petto voltandosi al terzo che lo guarda tenendo pure lo scettro; il quarto fissa
con espressione sommessa e divota il principe stringendo nel pugno chiuso sul petto quella
specie di guanto già notato nell'altro genuflesso, e finalmente l'ultimo, un poco curvo della
persona, si sporge per veder meglio, recando nelle mani un panno il quale non si capisce
bene che cosa sia. Tutte queste figure sono drappeggiate con monotonia, ed appare in esse
ripetuto quasi sempre lo stesso motivo; e altrettanto si può dire dei capelli egualmente
partiti e scendenti dalle due parti a ricoprir gli orecchi.
A manca, in un gruppo simetrico sono ragunati gli ecclesiastici, i quali, parte genu-
flessi e parte eretti, guardano sommessamente il principe. Ho notato che queste figure sono
assai più alte delle altre corrispondenti a destra e conseguentemente quelle inginocchiate,
La composizione allegorica,
derivata dalla fiorita imagine bi-
blica, appare trattata un poco in-
genuamente e reca uno spiccato
carattere arcaico. Il principe nel
centro siede maestosamente in una
solenne espressione del volto gen-
tile e quasi muliebre incorniciato
dai capelli lunghi, cinti sul sommo
del capo dalla corona gigliata. Il
drappeggiar delle vesti è sempli-
cissimo, foggiato inferiormente a
pieghe allungate e quasi tirate in
basso da un peso come nelle an-
tiche figure bizantine. I due ani-
mali antagonisti appaiono nell'at-
teggiamento identico con le zampe
posteriori distese a terra.
A destra sono adunati i cor-
tigiani, di cui sei si vedono genu-
flessi sul primo piano e cinque in
piedi nel fondo : queste figurine
sono d'intaglio delicato e quasi
superficiale. Il primo barone in-
ginocchiato è intento al principe,
porgendo nella sinistra un falco;
il secondo tiene con le due mani
lo scettro neh' atto d'un soldato
che presenti l'arma; il terzo, ca-
ratterizzato dagli zigomi sporgenti,
tiene stretto al seno un oggetto
che sembra un guanto e che è
pure ripetuto in altri personaggi
del corteo ; il quarto sorregge con Santa chiara. - Tomba dei Merloto
la manca una spada e con la de-
stra si adatta il manto in un'attitudine sciolta non scevra da una certa grazia. Al contrario
di questi primi, che hanno il volto inteso al principe, il quinto cortigiano guarda di fronte
reggendo sul pugno sinistro un altro falcone e accostando la destra al petto in atto dignitoso.
L'ultimo genuflesso tiene nelle mani uno spadone, chiuso nel fodero adorno di nastri, guardando
l'angioino con una certa fierezza.
Del gruppo in piedi il primo, un poco danneggiato, reca lo scettro; il secondo porta
la mano al petto voltandosi al terzo che lo guarda tenendo pure lo scettro; il quarto fissa
con espressione sommessa e divota il principe stringendo nel pugno chiuso sul petto quella
specie di guanto già notato nell'altro genuflesso, e finalmente l'ultimo, un poco curvo della
persona, si sporge per veder meglio, recando nelle mani un panno il quale non si capisce
bene che cosa sia. Tutte queste figure sono drappeggiate con monotonia, ed appare in esse
ripetuto quasi sempre lo stesso motivo; e altrettanto si può dire dei capelli egualmente
partiti e scendenti dalle due parti a ricoprir gli orecchi.
A manca, in un gruppo simetrico sono ragunati gli ecclesiastici, i quali, parte genu-
flessi e parte eretti, guardano sommessamente il principe. Ho notato che queste figure sono
assai più alte delle altre corrispondenti a destra e conseguentemente quelle inginocchiate,