/ SARCOFAGI DEI REALI ANGIOINI IN S. CHIARA DI NAPOLI
incrociate mestamente sul petto, mentre il settimo le ha chiuse, in attitudine di abbandono
e di rassegnazione, nelle ampie maniche monacali. Sono certo curiosissime le facce dell'ot-
tavo e del nono, quasi unite nel tenue rilievo, e così pure il gesto ridevole di dolore del
penultimo, che reca le mani nelle maniche amplissime, e quello pieno di mollezza e di santità
dell'ultimo, che porta familiarmente la mano su la spalla del compagno nella comunione
dolorosa.
Codesto bassorilievo, che è ripetuto, come s'è visto, anco neh1' altro sepolcro di Tino
da Siena, appare di leggiadrissima fattura e di una finezza nova, piena di grazia.
Su l'alto del padiglione, sotto la pioggia di viole e di gemme del cielo azzurro lumeg-
giato di vivissimi gigli, si erge la Vergine fiancheggiata da due personaggi mistici, di cui
1' uno le presenta la principessa serenissima. Questo gruppo è di un lavoro rozzo e pomposo,
e appare eccessivamente sudicio e annerito. La Madonna sul trono regge il bimbo con la
sinistra, mentre con la destra si tocca la gonna in un atto ampio e regale. A manca una
santa coronata, forse la vergine Chiara, dalla veste fiorita di petali d'oro, reca una mano
al petto e accenna alla Madre angelica la figurina dalla gonna gigliata, genuflessa a' suoi
ginocchi. A destra un santo vescovo, superbo nella mitria e nel piviale consparso di gigli,
si leva in attitudine assai singolare e suggestiva.
Nel sepolcro ornatissimo fu tumulata la spoglia di Maria di Valois, la quale vi stette
soltanto qualche anno, poiché nel novembre del 1336 — certamente dietro richiesta de'con-
sanguinei — venne tolta e trasportata in Francia. Esiste infatti nel registro angioino 1338
una nota di spese, nella quale è contemplato un pagamento « prò predo panni aurei prò
translatione corporis q.m Marie Ducisse Calabrie ».
Sepolcro di Roberto d'Angiò. Il baldacchino trionfale
incrociate mestamente sul petto, mentre il settimo le ha chiuse, in attitudine di abbandono
e di rassegnazione, nelle ampie maniche monacali. Sono certo curiosissime le facce dell'ot-
tavo e del nono, quasi unite nel tenue rilievo, e così pure il gesto ridevole di dolore del
penultimo, che reca le mani nelle maniche amplissime, e quello pieno di mollezza e di santità
dell'ultimo, che porta familiarmente la mano su la spalla del compagno nella comunione
dolorosa.
Codesto bassorilievo, che è ripetuto, come s'è visto, anco neh1' altro sepolcro di Tino
da Siena, appare di leggiadrissima fattura e di una finezza nova, piena di grazia.
Su l'alto del padiglione, sotto la pioggia di viole e di gemme del cielo azzurro lumeg-
giato di vivissimi gigli, si erge la Vergine fiancheggiata da due personaggi mistici, di cui
1' uno le presenta la principessa serenissima. Questo gruppo è di un lavoro rozzo e pomposo,
e appare eccessivamente sudicio e annerito. La Madonna sul trono regge il bimbo con la
sinistra, mentre con la destra si tocca la gonna in un atto ampio e regale. A manca una
santa coronata, forse la vergine Chiara, dalla veste fiorita di petali d'oro, reca una mano
al petto e accenna alla Madre angelica la figurina dalla gonna gigliata, genuflessa a' suoi
ginocchi. A destra un santo vescovo, superbo nella mitria e nel piviale consparso di gigli,
si leva in attitudine assai singolare e suggestiva.
Nel sepolcro ornatissimo fu tumulata la spoglia di Maria di Valois, la quale vi stette
soltanto qualche anno, poiché nel novembre del 1336 — certamente dietro richiesta de'con-
sanguinei — venne tolta e trasportata in Francia. Esiste infatti nel registro angioino 1338
una nota di spese, nella quale è contemplato un pagamento « prò predo panni aurei prò
translatione corporis q.m Marie Ducisse Calabrie ».
Sepolcro di Roberto d'Angiò. Il baldacchino trionfale