/ SARCOFAGI DEI REAII ANGIOINI IN S. CHIARA DI NAPOLI
417
di angioli, mistico e leg-
gero su le ali spiegate.
Ai lati del tabernacolo,
prostrati nobilmente come
su un'ara, altri due an-
gioli marmorei in un'at-
titudine ritmica recano un
cero votivo.
La Madonna dalla
chioma d'oro , superba
nell'atto imperioso, pecca
nel collo soverchiamente
lungo ; ma appare elegan-
temente sciolta nel corpo
flessuoso, evidente a tra-
verso i panneggi lievi e
ben condotti. Con la si-
nistra cinge la vita del
fanciullino dai capelli di
oro, che eretto su i gi-
nocchi ha la destra le-
vata a benedire con una
certa grazia infantile. A
manca si vede in piedi il
pietoso fraticello d'Assisi
che presenta il monarca
alla Regina del Cielo: a
destra la vergine Chiara
appare misteriosa nel vol-
to quasi chiuso nel velo,
tutta assorta con le mani Sepolcro di Roberio d'Angiò. La statua trionfale
giunte in una fervida pre-
ghiera. Tanto codeste figure quanto gli angioli, che fanno corteggio dalle due parti, sono
di rozzo lavoro e non hanno alcun altro riscontro nelle forme adorabili dell'augusto sepolcro.
Anche la colorazione delle medesime statue, evidente nelle gonne de'santi e nell'interno
delle ali degli angioli imbrattate di rosso, non si rileva in alcun' altra imagine del monu-
mento medesimo. Ed è così che l'intero gruppo mistico, tanto lontano dall'armonia e dalla
grazia delle statuine inserite negli alti pilastri, si può attribuire con sccura coscienza al più
distinto degli aiutanti, i quali coadiuvarono i maestri fiorentini.:
Il Padiglione trionfale. — Inferiormente si apre un ampio vano, palpitante di figu-
razioni policrome e di gigli d'oro su fondo viola, limitato dai pilastri ornati e scoperto dal
velario marmoreo, entro cui, grande e terribile, assisa superbamente in faldistorio, impera
la figura di Roberto d'Angiò.
Sta la imponente imagine coronata, truce e suggestiva nello sguardo crudele degli occhi
tagliati e aperti su la maschera funebre,2 e nel fondo misterioso dell'ombracolo rievoca la
lugubre fantasima di un qualche antico tiranno strangolato. Ha le labbra chiuse nel gelo
della morte, dagli angoli duramente abbassati, i cui solchi prolungati, al pari di quelli
scendenti dai lobi del naso, concorrono a favorire in quel volto di pietra l'espressione di
1 II Bertaux, non so perchè, ritiene che questo 2 A. Maresca, «Archivio storico dell'Arte», anno I,
aiutante sia stato un francese. pag. 308.
L'Arte. i, 54.
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di angioli, mistico e leg-
gero su le ali spiegate.
Ai lati del tabernacolo,
prostrati nobilmente come
su un'ara, altri due an-
gioli marmorei in un'at-
titudine ritmica recano un
cero votivo.
La Madonna dalla
chioma d'oro , superba
nell'atto imperioso, pecca
nel collo soverchiamente
lungo ; ma appare elegan-
temente sciolta nel corpo
flessuoso, evidente a tra-
verso i panneggi lievi e
ben condotti. Con la si-
nistra cinge la vita del
fanciullino dai capelli di
oro, che eretto su i gi-
nocchi ha la destra le-
vata a benedire con una
certa grazia infantile. A
manca si vede in piedi il
pietoso fraticello d'Assisi
che presenta il monarca
alla Regina del Cielo: a
destra la vergine Chiara
appare misteriosa nel vol-
to quasi chiuso nel velo,
tutta assorta con le mani Sepolcro di Roberio d'Angiò. La statua trionfale
giunte in una fervida pre-
ghiera. Tanto codeste figure quanto gli angioli, che fanno corteggio dalle due parti, sono
di rozzo lavoro e non hanno alcun altro riscontro nelle forme adorabili dell'augusto sepolcro.
Anche la colorazione delle medesime statue, evidente nelle gonne de'santi e nell'interno
delle ali degli angioli imbrattate di rosso, non si rileva in alcun' altra imagine del monu-
mento medesimo. Ed è così che l'intero gruppo mistico, tanto lontano dall'armonia e dalla
grazia delle statuine inserite negli alti pilastri, si può attribuire con sccura coscienza al più
distinto degli aiutanti, i quali coadiuvarono i maestri fiorentini.:
Il Padiglione trionfale. — Inferiormente si apre un ampio vano, palpitante di figu-
razioni policrome e di gigli d'oro su fondo viola, limitato dai pilastri ornati e scoperto dal
velario marmoreo, entro cui, grande e terribile, assisa superbamente in faldistorio, impera
la figura di Roberto d'Angiò.
Sta la imponente imagine coronata, truce e suggestiva nello sguardo crudele degli occhi
tagliati e aperti su la maschera funebre,2 e nel fondo misterioso dell'ombracolo rievoca la
lugubre fantasima di un qualche antico tiranno strangolato. Ha le labbra chiuse nel gelo
della morte, dagli angoli duramente abbassati, i cui solchi prolungati, al pari di quelli
scendenti dai lobi del naso, concorrono a favorire in quel volto di pietra l'espressione di
1 II Bertaux, non so perchè, ritiene che questo 2 A. Maresca, «Archivio storico dell'Arte», anno I,
aiutante sia stato un francese. pag. 308.
L'Arte. i, 54.