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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 1.1898

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Fasc. 10-12
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Fraschetti, Stanislao: I sarcofagi dei reali angioini in Santa Chiara di Napoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.24143#0487

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428

STANISLAO FRASCHETTI

Piacesse a Dio, o figliuolo, che voi non siate il primo a mangiare in questa stalla ». E qui
lo scrittore osserva: « E non è dubbio alcuno che il primo del sangue reale che si seppellisse
in vSanta Chiara essere stato il Duca Carlo ».

Ora, in grazia della identificazione del sepolcro di Maria di Calabria, figlia dello stesso
Carlo, e della data di sua morte, che, come s'è detto, è il 1326, cade il dubbio sull'autenticità
o meno di codesto aneddoto, poiché fu soltanto nel 1328 che l'illustre vicario del regnosi
spense e fu seppellito nel monumento provvisorio, come a suo luogo si è provato.

La medesima data della morte di Maria di Calabria, accompagnata con evidentissime
analogie iconografiche, può condurre alla identificazione dell'artefice che lavorò con tanto
amore e delicatezza di scalpello la picciola spoglia resupina.

Tino da Siena, il più grande scultore di quel tempo in Napoli, era giunto già dal 1324
in codesta città ed aveva dato largo saggio di sè lavorando nel 1325 con Gagliardo Primario

Santa Chiara. — Frammento del sepolcro di Maria di Calabria

intorno alla tomba della regina Maria, in Donnaregina; perchè dunque non sarebbe stato
egli stesso prescelto a condurre il sepolcro della diletta figlia dell' illustre angioino ?1

Inoltre, ad avvalorare questa ipotesi concorrono alquante analogie da me riscontrate fra
questi due frammenti e le due opere dello scultore senese. Infatti le modanature della cornice
inferiore della picciola urna sono simili a quelle della corrispondente cornice del sarcofago
di Maria di Valois e dello zoccolo del monumento di Carlo. Il partito di pieghe che nella
statuina giacente è condotto in un ondeggiamento largo dalla punta de'piedini ai fianchi
della figura, somigliante quasi il profilo della prua d'un naviglio, si ritrova identico nella
corrispondente statua di Maria di Valois. E così ancora l'ovale del volto arrotondato e pur
fino, la foggia della picciola corona e sino la forma delle mani schiacciate e quasi affondate
su le grazie del seno, si ritrovano uguali nelle figurazioni delle due consanguinee.

La innocente imagine della principessina, tanto soavemente addormentata nel marmo,
appare tutta avvolta nel manto sparso di gigli, una volta dorati su l'azzurro araldico, e le
sospira di grazia il picciolo volto nelle labbra lievemente sporgenti, nel nasino rilevato in
una curva adorabile e negli occhi stancamente chiusi nel velo denso della morte.

Sul fronte del sarcofago, largo m. 1.43 ed alto m. 0.47, spiccano, su fondo annerito nei
due tondi laterali ; le allegorie religiose, di cui la prima, che reca le mani alte nella bene-
dizione, rappresenta la Fede, e la seconda, che ha nelle mani un cero e una palma, raffigura

1 II Bertaux opina, e io credo a torto, che non sia nemmeno un'ipotesi l'attribuire codesta opera a Tino
da Siena.
 
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