MISCELLANEA
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zie; è superfluo dire l'Amore. Il quale completa quivi
alla sua volta il mito simbolico della madre. Senza
Amore, nel seno della natura, nulla concepe e figlia.
E Amore è in atto di scagliare il dardo infiammato
dall'arco non ad una mira fissa, personale, ma verso
la terra, con significato anch'esso, nel concetto alle-
gorico del quadro, evidentissimo.
Il ciclo è dunque perfetto anche pel gruppo di
Venere.1
Rimane Ermes. Che fa egli? A che fine alza la de-
stra col caduceo verso la chioma di una pianta ?
Alcuno pensò che scotesse la rugiada dalle foglie,
per quel verso di Ovidio nel mito di Clori :
Roscida culli primum foliis excussa pruina est ;
ma la spiegazione, oltre ad essere alquanto ricercata,
non è tale da renderci sufficiente ragione di quell'ufficio,
non troppo dicevole a Ermes, nè da Ovidio attribuito
a determinata persona, e tanto meno ad un Nume.
La presenza di Ermes nell'allegoria del Botticelli
è certamente giustificata, prima di tutto dal gruppo
di Afrodite con Amore e le Grazie, ed è stata a tale
proposito opportunamente citata l'ode XXX, lib. I,
di Orazio; poi dal carattere speciale dell'ambiente,
dagli Orti delle Esperidi.
Ma se la sua presenza è giustificata, resta peral-
tro a spiegarsi il significato dell'atto che compie.
Era i molti uffici di Ermes, araldo
degli Dei, 2 e più specialmente di Zeus,3
condottiero degli estinti,4 Nume preside
dell'eloquenza,5 protettore delle vie e
dei viandanti,6 v'era anche quello di
1 Si è voluto anche in questo gruppo ravvisare
un' ispirazione dal regno di Venere delie Stanze del
Poliziano. Ma l'ispirazione sarebbe, nel caso, li-
mitata alle sole figure di Venere e Amore, poiché
nessuna delle tante personificazioni d'idee astratte
che lo popolano viene rappresentata nel quadro del
Botticelli, ad eccezione delle Grazie e della Prima-
vera. Ma alle Grazie nelle Stanze si allude in modo
vago e non definito :
Al regno, ove ogni Grazia si diletta;
ed anche alla Primavera non si danno i precisi
caratteri che ha nel Botticelli :
Ma lieta Primavera mai non manca.
Che i suoi crin. biondi e crespi all'aura spiega,
E mille fiori in ghirlanderà lega.
Nella quale personificazione della Primavera,
mentre avrebbesi un duplicato con la Ninfa già
apparsa a Giuliano, che si è voluta identificare con
la Primavera del Botticelli, male invece potrebbesi
ravvisare questa figura, che è il subietto fonda-
mentale dell'allegoria del sommo artefice, perchè
essa nè intesse ghirlandetta, nè spiega all'aura
il biondo, non crespo crine.
2 Omero, Inno ad Ermes.
3 Eschilo, Prometeo.
4 Eschilo, Coefore.
5 Ateneo, Asittnoioco, 'ib. I.
6 Teocrito, Idil. XXV.
Nume preside della mercatura, degli averi e del com-
mercio. E in quest'ultima sua qualità può intendersi che
egli con quell'atto di alzare tra le fronde della pianta
che gli sovrasta il caduceo, emblema del suo ufficio,
voglia indicare il dominio che ha sui frutti della terra,
agli effetti del commercio e dell'alimentazione umana.
Non può credersi che dall'artista pensatore fosse egli
collocato così in disparte dalle altre figure, senza avere
anch'esso un significato consono al subietto del qua-
dro. Ed Ermes, per ordine, compie appunto la serie
delle figure simboliche, i cui atti sono tutti continui
nella loro successione da sinistra a destra del quadro,
subordinatamente al ciclo allegorico, la personifica-
zione delle forze vive della natura nella stagione pri-
maverile.
Dott. B. Marrai.
Altra risposta alla domanda XVIII: Neil' articolo
della « Primavera nelle arti rappresentative » {Nuova
Antologia, i° maggio 1892) si legge che l'ipotesi sulla
rappresentazione della Primavera (quella che nel
quadro vede espresso l'innamoramento di Giuliano)
ha pure un fondamento nella rappresentazione del-
l'« Innamoramento di Galvano da Milano», edito dal
Fossa nel sec. xv. Riproduciamo l'incisione, perchè si
veda come la scena, benché semplificata, sia in so-
stanza quella della Primavera del Botticelli. V.
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zie; è superfluo dire l'Amore. Il quale completa quivi
alla sua volta il mito simbolico della madre. Senza
Amore, nel seno della natura, nulla concepe e figlia.
E Amore è in atto di scagliare il dardo infiammato
dall'arco non ad una mira fissa, personale, ma verso
la terra, con significato anch'esso, nel concetto alle-
gorico del quadro, evidentissimo.
Il ciclo è dunque perfetto anche pel gruppo di
Venere.1
Rimane Ermes. Che fa egli? A che fine alza la de-
stra col caduceo verso la chioma di una pianta ?
Alcuno pensò che scotesse la rugiada dalle foglie,
per quel verso di Ovidio nel mito di Clori :
Roscida culli primum foliis excussa pruina est ;
ma la spiegazione, oltre ad essere alquanto ricercata,
non è tale da renderci sufficiente ragione di quell'ufficio,
non troppo dicevole a Ermes, nè da Ovidio attribuito
a determinata persona, e tanto meno ad un Nume.
La presenza di Ermes nell'allegoria del Botticelli
è certamente giustificata, prima di tutto dal gruppo
di Afrodite con Amore e le Grazie, ed è stata a tale
proposito opportunamente citata l'ode XXX, lib. I,
di Orazio; poi dal carattere speciale dell'ambiente,
dagli Orti delle Esperidi.
Ma se la sua presenza è giustificata, resta peral-
tro a spiegarsi il significato dell'atto che compie.
Era i molti uffici di Ermes, araldo
degli Dei, 2 e più specialmente di Zeus,3
condottiero degli estinti,4 Nume preside
dell'eloquenza,5 protettore delle vie e
dei viandanti,6 v'era anche quello di
1 Si è voluto anche in questo gruppo ravvisare
un' ispirazione dal regno di Venere delie Stanze del
Poliziano. Ma l'ispirazione sarebbe, nel caso, li-
mitata alle sole figure di Venere e Amore, poiché
nessuna delle tante personificazioni d'idee astratte
che lo popolano viene rappresentata nel quadro del
Botticelli, ad eccezione delle Grazie e della Prima-
vera. Ma alle Grazie nelle Stanze si allude in modo
vago e non definito :
Al regno, ove ogni Grazia si diletta;
ed anche alla Primavera non si danno i precisi
caratteri che ha nel Botticelli :
Ma lieta Primavera mai non manca.
Che i suoi crin. biondi e crespi all'aura spiega,
E mille fiori in ghirlanderà lega.
Nella quale personificazione della Primavera,
mentre avrebbesi un duplicato con la Ninfa già
apparsa a Giuliano, che si è voluta identificare con
la Primavera del Botticelli, male invece potrebbesi
ravvisare questa figura, che è il subietto fonda-
mentale dell'allegoria del sommo artefice, perchè
essa nè intesse ghirlandetta, nè spiega all'aura
il biondo, non crespo crine.
2 Omero, Inno ad Ermes.
3 Eschilo, Prometeo.
4 Eschilo, Coefore.
5 Ateneo, Asittnoioco, 'ib. I.
6 Teocrito, Idil. XXV.
Nume preside della mercatura, degli averi e del com-
mercio. E in quest'ultima sua qualità può intendersi che
egli con quell'atto di alzare tra le fronde della pianta
che gli sovrasta il caduceo, emblema del suo ufficio,
voglia indicare il dominio che ha sui frutti della terra,
agli effetti del commercio e dell'alimentazione umana.
Non può credersi che dall'artista pensatore fosse egli
collocato così in disparte dalle altre figure, senza avere
anch'esso un significato consono al subietto del qua-
dro. Ed Ermes, per ordine, compie appunto la serie
delle figure simboliche, i cui atti sono tutti continui
nella loro successione da sinistra a destra del quadro,
subordinatamente al ciclo allegorico, la personifica-
zione delle forze vive della natura nella stagione pri-
maverile.
Dott. B. Marrai.
Altra risposta alla domanda XVIII: Neil' articolo
della « Primavera nelle arti rappresentative » {Nuova
Antologia, i° maggio 1892) si legge che l'ipotesi sulla
rappresentazione della Primavera (quella che nel
quadro vede espresso l'innamoramento di Giuliano)
ha pure un fondamento nella rappresentazione del-
l'« Innamoramento di Galvano da Milano», edito dal
Fossa nel sec. xv. Riproduciamo l'incisione, perchè si
veda come la scena, benché semplificata, sia in so-
stanza quella della Primavera del Botticelli. V.