LA MINIATURA BOLOGNESE NEL TRECENTO
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L’uno punge con un triangolo la pancia di una donna sdraiata orizzontalmente ; la sua
compagna in piedi alza disperata entrambe le braccia mentre il servo di Satana pizzica
con una tenaglia la sua mammella destra : la sua guancia sinistra mostra le traccie di una
operazione simile. La terza dannata guarda in paurosa aspettativa il tormentatore della
compagna. Essa si strappa i capelli nella certezza che presto toccherà anche a lei di patire
tormenti ancora più atroci di quelli già sofferti, prodotti dal fumo e dalle fiamme. In
questa figura disturba il disegno difettoso delle mammelle, troppo avvicinate l’una all’altra,
difetto questo che qualche volta deve essere rimproverato a Nicolò. Sopra tutto il gruppo
infernale si stende un denso fumo biancastro, mischiato di lingue di fiamme di un colore
rosso mattone. Il pittore sa velare le figure di fumo e di fiamme con un’ abilità per la sua
epoca meravigliosa in modo da non far perdere la determinazione delle forme dei contorni
e della modellazione. Questo artificio poteva solo ottenere conducendo leggermente il pen-
Fig; 8 — Berlino : Kupferstick Kabinett.
nello quanto mai asciutto sopra la sottotinta resistente. Per quanto si sappia, nessun altro
pittore del Trecento ha involto le figure di fuoco e di fumo, anzi non ne ha fatto nep-
pure il tentativo.
Quanto alla metà superiore della miniatura si può generalmente sostenere che essa
derivi da note raffigurazioni dell’ultimo giudizio ; nel dettaglio però predomina la libera
invenzione. La parte inferiore della figurazione diede il modo di manifestare a Nicolò ancora
di più la sua facoltà d’invenzione, poiché si trattava di raffigurare un motivo sinora dall’arte
mai svolto, cioè il Papa che esercita la giustizia penale. Sino a quell’epoca i manoscritti
giuridici ecclesiastici addirittura innumerevoli di provenienza italiana e francese si erano
limitati di rappresentare il Papa troneggiante tra i principi della Chiesa quale capo dei
cristiani, o di riprodurre il momento in cui egli inginocchiato riceve da Cristo stesso o da
un angiolo inviato da lui la tiara, il simbolo della sua dignità. Il nostro foglio riunisce
in sé due momenti consecutivi, cioè il giudizio e l’esecuzione della pena. La faccia ossuta
del Vicario di Cristo esprime una tranquillità fredda : la sua espressione è quasi ancora più
antipatica di quella del suo maestro divino. Come questi, il Papa, veduto di piena faccia,
siede su di un trono di legno, dalle dimensioni alquanto più grandi di quello del riparto
superiore. Il Principe della Chiesa porta in capo la tiara con doppio cerchio d’oro e foglie
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L’uno punge con un triangolo la pancia di una donna sdraiata orizzontalmente ; la sua
compagna in piedi alza disperata entrambe le braccia mentre il servo di Satana pizzica
con una tenaglia la sua mammella destra : la sua guancia sinistra mostra le traccie di una
operazione simile. La terza dannata guarda in paurosa aspettativa il tormentatore della
compagna. Essa si strappa i capelli nella certezza che presto toccherà anche a lei di patire
tormenti ancora più atroci di quelli già sofferti, prodotti dal fumo e dalle fiamme. In
questa figura disturba il disegno difettoso delle mammelle, troppo avvicinate l’una all’altra,
difetto questo che qualche volta deve essere rimproverato a Nicolò. Sopra tutto il gruppo
infernale si stende un denso fumo biancastro, mischiato di lingue di fiamme di un colore
rosso mattone. Il pittore sa velare le figure di fumo e di fiamme con un’ abilità per la sua
epoca meravigliosa in modo da non far perdere la determinazione delle forme dei contorni
e della modellazione. Questo artificio poteva solo ottenere conducendo leggermente il pen-
Fig; 8 — Berlino : Kupferstick Kabinett.
nello quanto mai asciutto sopra la sottotinta resistente. Per quanto si sappia, nessun altro
pittore del Trecento ha involto le figure di fuoco e di fumo, anzi non ne ha fatto nep-
pure il tentativo.
Quanto alla metà superiore della miniatura si può generalmente sostenere che essa
derivi da note raffigurazioni dell’ultimo giudizio ; nel dettaglio però predomina la libera
invenzione. La parte inferiore della figurazione diede il modo di manifestare a Nicolò ancora
di più la sua facoltà d’invenzione, poiché si trattava di raffigurare un motivo sinora dall’arte
mai svolto, cioè il Papa che esercita la giustizia penale. Sino a quell’epoca i manoscritti
giuridici ecclesiastici addirittura innumerevoli di provenienza italiana e francese si erano
limitati di rappresentare il Papa troneggiante tra i principi della Chiesa quale capo dei
cristiani, o di riprodurre il momento in cui egli inginocchiato riceve da Cristo stesso o da
un angiolo inviato da lui la tiara, il simbolo della sua dignità. Il nostro foglio riunisce
in sé due momenti consecutivi, cioè il giudizio e l’esecuzione della pena. La faccia ossuta
del Vicario di Cristo esprime una tranquillità fredda : la sua espressione è quasi ancora più
antipatica di quella del suo maestro divino. Come questi, il Papa, veduto di piena faccia,
siede su di un trono di legno, dalle dimensioni alquanto più grandi di quello del riparto
superiore. Il Principe della Chiesa porta in capo la tiara con doppio cerchio d’oro e foglie