QUADRI OLANDESI Ii FIAMMINGHI
375
Di Gherbrando van den Eeckhout (da Amsterdam, 1621-1674), pittore valente ed anche
lui scolaro del Rembrandt, è esposta, sempre nell’istessa terza sala, una « Cena ad Emmaus »,
che certamente è uno dei quadri più importanti della Galleria (n. 499; tela, 63 X 79)- È di
una fattura ammirevole senza l’effetto di lume forte, concentrato, che usa il Rembrandt ;
ma invece d’uri chiaroscuro caldo, unito. Le figure sono benissimo disposte, ricordando,
benché diverse, quelle dei quadri simili del maestro nel Museo del Louvre ed a Copenaghen.
E l’ora del crepuscolo, e dalla finestra mezz’aperta, a sinistra, appare l’ultimo rosseggiar
della sera; a destra, nello sfondo prospettivo, una cucina oscura, dove una donna appende
una caldaia sul fuoco ; e da una porta aperta si scorge una casa, di cui il tetto è pure illu-
minato dagli ultimi riflessi del tramonto.
D’un altro scolare di Rembrandt, Ferdinando Boi (1616-1680), possiede la Galleria un
quadro, la « Carità Romana », opera molto bella e notabile per la composizione ed il colore
bruno d’oro (n. 498; tela, 128 X 99)- Certo è da porsi fra le cose ottime del pittore (fìg. 13).
Benché nelle varie gallerie di Roma non esiste opera autentica del Rembrandt, tuttavia
bisogna riconoscere che la sua scuola vi è ben rappresentata. Devo menzionare qui anche
il quadro importante di Giovanni Lievens nella Galleria Doria-Pamphilj raffigurante « Abramo
che sagrifica Isacco» (cat. n. 291).
Avendo già parlato di tre pittori davvero sconosciuti (Giovanni va Aken, Luigi Gen-
tile e il Remmers), ne voglio ricordare un altro ancora. Nella seconda sala della Galleria
Fig. 14 — Gort : U11 eremita
(Fotografia Alinari).
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Di Gherbrando van den Eeckhout (da Amsterdam, 1621-1674), pittore valente ed anche
lui scolaro del Rembrandt, è esposta, sempre nell’istessa terza sala, una « Cena ad Emmaus »,
che certamente è uno dei quadri più importanti della Galleria (n. 499; tela, 63 X 79)- È di
una fattura ammirevole senza l’effetto di lume forte, concentrato, che usa il Rembrandt ;
ma invece d’uri chiaroscuro caldo, unito. Le figure sono benissimo disposte, ricordando,
benché diverse, quelle dei quadri simili del maestro nel Museo del Louvre ed a Copenaghen.
E l’ora del crepuscolo, e dalla finestra mezz’aperta, a sinistra, appare l’ultimo rosseggiar
della sera; a destra, nello sfondo prospettivo, una cucina oscura, dove una donna appende
una caldaia sul fuoco ; e da una porta aperta si scorge una casa, di cui il tetto è pure illu-
minato dagli ultimi riflessi del tramonto.
D’un altro scolare di Rembrandt, Ferdinando Boi (1616-1680), possiede la Galleria un
quadro, la « Carità Romana », opera molto bella e notabile per la composizione ed il colore
bruno d’oro (n. 498; tela, 128 X 99)- Certo è da porsi fra le cose ottime del pittore (fìg. 13).
Benché nelle varie gallerie di Roma non esiste opera autentica del Rembrandt, tuttavia
bisogna riconoscere che la sua scuola vi è ben rappresentata. Devo menzionare qui anche
il quadro importante di Giovanni Lievens nella Galleria Doria-Pamphilj raffigurante « Abramo
che sagrifica Isacco» (cat. n. 291).
Avendo già parlato di tre pittori davvero sconosciuti (Giovanni va Aken, Luigi Gen-
tile e il Remmers), ne voglio ricordare un altro ancora. Nella seconda sala della Galleria
Fig. 14 — Gort : U11 eremita
(Fotografia Alinari).