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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 1
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Venturi, Lionello: A traverso le Marche, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0046

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i4

LIONELLO VENTURI

In nessuna delle quattro opere di Andrea, esistenti nelle Marche, si può misurare il valore
di lui, fuorché nel colore vivace. Nei limiti ristretti degli scomparti di polittici egli si fatica
verso il realismo, inutilmente, perchè compone le sue pitture con occhi di miniatore. Costretto
invece da uno spazio più ampio, nei freschi di Santa Caterina nella Basilica di Assisi, la sua
fantasia si è librata, e, sopratutto nella scena della conversione di Santa Caterina e del suo
sposalizio, ha raggiunto un’efficacia sbalorditiva di mistica espressione.

Nell’abside della chiesa di Santa Maria di Chienti (comune di Montecosaro) sono alcuni
affreschi rappresentanti il Redentore entro mandorla sostenuta da angeli, tra la Madonna della
Misericordia e il Battista; sotto i quali, le scene della Natività, dell’Adorazione de’ Magi e
della Presentazione al Tempio. 1 In una ex cappella a sinistra del presbiterio nella chiesa di
Sant’Agostino in Fermo è un affresco rappresentante la Madonna della Misericordia, fra i
Santi Michele, Antonio abbate, Jacopo e Margherita. Ambedue queste opere palesano l’arte di
Andrea da Bologna, sia nella composizione, sia nei tipi. Non posso tuttavia, con assoluta cer-
tezza, attribuirle ad Andrea in persona, piuttosto che a un buon imitatore di lui.

Del seguace di Andrea, Simone da Bologna, detto de’ Crocefissi, è nel Museo divedano
di Pesaro un dipinto rappresentante l’Incoronazione, firmato: Symon pinxit. Ed al medesimo
credo di poter attribuire i due sportelli laterali di polittico, rappresentanti i Santi Ludovico,
Francesco, Battista, Antonio da Padova, esistenti nel Municipio di Visso.

Un altro imitatore di Andrea da Bologna, senza tradizioni di scuola, mediocre e popolare,
è l’autore di un polittico nella Pinacoteca di Ascoli, rappresentante la Madonna col Bambino,
il Presepe, l’Adorazione de’ Magi, la Resurrezione e l’Ascensione.2 Le forme di Andrea sono
rese calligrafiche, sempre ripetute uguali. Non sarebbe da ricordare, s’egli non fosse il maestro
principale dei freschi di Santa Maria della Rocca in Officia.3

Coni e noto, dall’arte di Bernardo Daddi, e cioè da un’arte commista di stile di Giotto e
dei Lorenzetti, deriva Allegretto Nuzi da Fabriano, il primo grande artista delle Marche. E non
è improbabile ch’egli abbia risentito anche l’influsso del pittore fiorentino, autore nel 1345 dei
ricordati affreschi di San Biagio in Caprile. Al Nuzi si deve la magnifica fioritura della pittura
fabrianese, camerinese, severinate, recanatese, nel principio del Quattrocento: per il suo discepolo
Gentile, le Marche furono per breve tempo un centro di diffusione, non d’importazione artistica.

Allegretto è stato perciò bene studiato, e poco è possibile aggiungere.4 Tuttavia, è
bene di correggere un’attribuzione: una Madonna allattante dipinta su tavola, di recente tra-
sportata dalla chiesa di San Domenico nella Pinacoteca comunale di Sanseverino, è stata
noverata fin qui fra le opere di Francescuccio di Cecco Ghissi, 5 con le quali ha infatti molta
affinità, come si può vedere anche nell’attuale cattivo stato di conservazione. Invece essa è
provvista di una firma, rovinata, dove si può leggere il nome di Allegretto, così :

A[L]EG[R]ETT[VS DE F AB] RI ANO . ME PINXIT ANO D[NI M CCC]LXVI.

Tutte le lettere che io ho poste fuori parentesi si leggono con chiarezza: ed esse impongono la
ricostruzione del nome di Allegretto e della data 1366. Del medesimo anno, cioè, del polittico
di Apiro. L’affinità dunque già da tutti rilevata fra le opere di Francescuccio Ghissi e quelle
di Allegretto viene precisata : la tavola di San Severino ha servito di modello a quasi tutte
le opere oggi conosciute di Francescuccio.

1 R. Romani, La chiesa di S. Maria a piè di Chienti,
Camerino, 1912. La più antica data graffita dai visita-
tori neH’abside è M.CCCC.XL.VII. Gli altri affreschi
della chiesa sono di artisti differenti e assai inferiori.

2 A. Venturi, Storia, VII, pag. 184, suppone si
tratti di opera dello stesso Andrea da Bologna.

3 E. Calzini, in Rassagna bibliografica dell’arte

italiana, 1908, pag. 135, li attribuisce a Giacomo da

Campii. E appunto non si può escludere che il se-
guace di Andrea da Bologna abbia vissuto in pieno
Quattrocento.

4 Cfr. A. Colasanti, ne L’Arte, IX (1906), pa-
gina 263 e seg. ; A. Venturi, Stor ia, V (1906), pa-
gina 839 e seg. ; B. Berenson, CentralItalian Painters,
1909, pag. 131.

5 A. Colasanti, op. cit., pag. 276.
 
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