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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 1
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Galassi, Giuseppe: Scultura romana e bizantina a Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0063

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SCULTURA ROMANA E BIZANTINA

A RAVENNA

I.

L’aSSAI tormentata questione, che si riassume nell’amletico dilemma dello Strzygowski
Orient oder Rom — gravido di minaccia per la romanità — tutta si fonda sopra una pre-
messa, che non si discute, che si ammette o si sottintende quale verità assiomatica: l’esistenza
di un’arte unica, universale, 1 — segnatamente a partire dal VI secolo, — si chiami essa arte
cristiana oppure si chiami arte bizantina.1 2

Quando si possa determinare che tale arte universale, cristiana o bizantina, non è mai
esistita, la questione cade naturalmente, come un edificio senza base. Se, per esempio, si riesce
a fissare che, invece di una sola maestosa fiumana artistica, tutto travolgente dietro di sè,
vi furono dopo il V secolo due correnti dirette per opposte vie, romana l’una in suolo romano,
bizantina l’altra in suolo orientale, si comprende facilmente che la prima non poteva essere
stata generata se non dalle tendenze figurative romane, nè la seconda se non da quelle orien-
tali. Ebbene, proprio a tale conclusione conduce l’esame della pittura, nel V e nel VI secolo
apparsa nella rutilante veste del mosaico.3

1 A. Munoz, riassumendo nel 1909 gli ultimi studi
circa le «origini e svolgimenti dell’arte cristiana nei
primi secoli » così facevasi interprete della opinione
comune degli scrittori da lui interrogati... « nel vi se-
colo ci troviamo in presenza di un’arte cristiana uni-
versale, simile in tutte le terre in cui si è imposta
definitivamente la nuova religione... ». Cfr. A. Munoz,
Studi d’Arte medioevale, Roma, 1909, pag. 50. V.
anche a pag. 55, dove dice che « l’arte bizantina
del vi secolo è in fondo la stessa cosa dell’arte uni-
versale cristiana ».

2 Se mai altre indicazioni generiche e convenzio-
nali, perniciosissime sono state, e sono tuttavia, quelle
di arte cristiana ed arte bizantina : perniciosissime
alla critica, e quindi alla storia; comode nondimeno
a chi sfugge le fatiche delle definizioni stilistiche.

Si è foggiata un’arte cristiana, perchè i soggetti a
un certo momento erano divenuti cristiani, come se
col mutar dei soggetti si fosse improvvisamente mu-
tata anche l’arte. Ma, se anche si accetti tale indi-
cazione puramente come convenzionale, resta sem-
pre il pericolo di unificare sotto la comune denomi-
nazione ciò che potrebbe andare invece disgiunto. A

uguale rischio si va incontro usando l’altra denomi-
nazione generica di arte bizantina. E l’aggettivo bi-
zantino presenta anche un secondo rischio non meno
grave; poiché oltre alla significazione convenzionale,
ne racchiude in sè un’altra ben determinata etnica e
topografica, la quale si può alla prima sovrapporre e
fondere con un facilissimo trapasso mentale.

3 Una primordiale delimitazione delle due correnti
artistiche fu tentata nella mia relazione: Sulla prima
apparizione dello stile bizantino ne’ mosaici ravennati
in Atti del X Congresso Internazionale di Storia del-
l'Arte tenuto in Roma nel 1912. Quella distinzione
rudimentale attende una trattazione più larga e riso-
lutiva.

Punto di partenza alla delimitazione è stato il ri-
conoscimento dei due stili nello stesso tempio di San
Vitale : quello romano nel Presbiterio, quello bizan-
tino nel’abside. Dopo la metà del secolo vi le due
tradizioni figurative continuano la loro vita. Vedasi
per la continuazione della tradizione romana nei mo-
saici di Ravenna : G. Calassi, La così detta deca-
denza nella pittura musiva ravennate : I mosaici di
Sant’Apollinare in Classe, in Lelix Ravenna, 1914.
 
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