SCULTURA ROMANA E BIZANTINA A RAVENNA
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È opinione comune che dei due il meno antico sia quello che serve di sepoltura a Liberio
arcivescovo. Ma — sebbene anch’io convenga nei ritenerlo inferiore all’altro — non credo di
dovere attribuire tale inferiorità se non alle mani diverse che li lavorarono. E faccio mia
l'ipotesi del Dùtschke che i due sepolcri derivino da un originale comune. Chè, se poi si
volesse indicare anche una diversità di tempo, io supporrei posteriore, non l’arca di Liberio,
sì bene l’altra nella quale già si manifestano metodi che rimarranno.
Osservando nel loro insieme i sarcofagi ravennati fin verso la metà del secolo VI, si nota
che la sporgenza del rilievo diviene via via maggiore; teste e mani ingrossano: le forme per-
dono finezza ed eleganza per acquistare grandezza e rudità.
Ebbene nel sepolcro di Liberio il rilievo è basso; si avverte ancora una certa volontà
di eleganza (accademia) nell’arcuare mollemente le pieghe dei manti, nella scioltezza di certe
Fig. 4 - Ravenna, Piazza Vittorio Emanuele.
Capitello teodoriciano. Inizio del secolo vi — (Fot. Ricci).
movenze, nell’ondeggiare dei contorni. Nell’altro sarcofago tutto è più sodo e massiccio, più
rigido e forte: teste e mani più grandi, pieghe più grosse e robuste Nell’urna di Liberio sono
ancora vivi, specialmente nel panneggiare, i ricordi classici: un apostolo, ad esempio — l’ul-
timo a destra nella faccia anteriore, — sembra accogliere la estrema reminiscenza della statua di
nessuna importanza hanno, per il mio compito le
sculture anteriori alla seconda metà del secolo iv.
Riproduzioni dei sarcofagi ravennati trovatisi in
quasi tutte le storie artistiche generali, e specialmente
nell’opera del Venturi.
Per la bibliografia vedi le opere generali del Bré-
bier e del Venturi, e quelle speciali del Goldmann e
del Dùtschke. Alle opere qui citate aggiungi : Corrado
Ricct, Marmi ravennati erratici in Ausonia, 1910, e
Santi Muratori, La pili antica rappresentazione della
Incredulità di San Tommaso in Bollettino di Archeo-
logia cristiana, 1911 ; Io., La cisterna del chiostro
francescano in Felix Ravenna,
L’articolo del Muratori nel Bollettino di archeolo-
gia cristiana contiene anche un esatto riassunto degli
studi fatti sui marmi ravennati. È inutile, quindi, che
io ne dia conto a mia volta, ripetendo ciò ch’è già
stato fatto con tanta chiarezza.
L’esame analitico delle singole opere e la determi-
nazione delle due correnti romana e bizantina mi di-
spensano dal discutere l’opinione più volte manifestata
dallo Strzygowski che i marmi ravennati (sarcofagi
compresi) appartengano all’arte antiochena (cfr. Strzy-
gowski, opere citate e Antiochenische Kunst- in Oriens
Christianus, 1902).
1914.
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È opinione comune che dei due il meno antico sia quello che serve di sepoltura a Liberio
arcivescovo. Ma — sebbene anch’io convenga nei ritenerlo inferiore all’altro — non credo di
dovere attribuire tale inferiorità se non alle mani diverse che li lavorarono. E faccio mia
l'ipotesi del Dùtschke che i due sepolcri derivino da un originale comune. Chè, se poi si
volesse indicare anche una diversità di tempo, io supporrei posteriore, non l’arca di Liberio,
sì bene l’altra nella quale già si manifestano metodi che rimarranno.
Osservando nel loro insieme i sarcofagi ravennati fin verso la metà del secolo VI, si nota
che la sporgenza del rilievo diviene via via maggiore; teste e mani ingrossano: le forme per-
dono finezza ed eleganza per acquistare grandezza e rudità.
Ebbene nel sepolcro di Liberio il rilievo è basso; si avverte ancora una certa volontà
di eleganza (accademia) nell’arcuare mollemente le pieghe dei manti, nella scioltezza di certe
Fig. 4 - Ravenna, Piazza Vittorio Emanuele.
Capitello teodoriciano. Inizio del secolo vi — (Fot. Ricci).
movenze, nell’ondeggiare dei contorni. Nell’altro sarcofago tutto è più sodo e massiccio, più
rigido e forte: teste e mani più grandi, pieghe più grosse e robuste Nell’urna di Liberio sono
ancora vivi, specialmente nel panneggiare, i ricordi classici: un apostolo, ad esempio — l’ul-
timo a destra nella faccia anteriore, — sembra accogliere la estrema reminiscenza della statua di
nessuna importanza hanno, per il mio compito le
sculture anteriori alla seconda metà del secolo iv.
Riproduzioni dei sarcofagi ravennati trovatisi in
quasi tutte le storie artistiche generali, e specialmente
nell’opera del Venturi.
Per la bibliografia vedi le opere generali del Bré-
bier e del Venturi, e quelle speciali del Goldmann e
del Dùtschke. Alle opere qui citate aggiungi : Corrado
Ricct, Marmi ravennati erratici in Ausonia, 1910, e
Santi Muratori, La pili antica rappresentazione della
Incredulità di San Tommaso in Bollettino di Archeo-
logia cristiana, 1911 ; Io., La cisterna del chiostro
francescano in Felix Ravenna,
L’articolo del Muratori nel Bollettino di archeolo-
gia cristiana contiene anche un esatto riassunto degli
studi fatti sui marmi ravennati. È inutile, quindi, che
io ne dia conto a mia volta, ripetendo ciò ch’è già
stato fatto con tanta chiarezza.
L’esame analitico delle singole opere e la determi-
nazione delle due correnti romana e bizantina mi di-
spensano dal discutere l’opinione più volte manifestata
dallo Strzygowski che i marmi ravennati (sarcofagi
compresi) appartengano all’arte antiochena (cfr. Strzy-
gowski, opere citate e Antiochenische Kunst- in Oriens
Christianus, 1902).
1914.