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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 1
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Galassi, Giuseppe: Scultura romana e bizantina a Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0088

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54

GIUSEPPE CALASSI

La fauna mistica fu più eli frequente riprodotta. Negli amboni fu schematicamente ripe-
tuta la forma a riquadrature, contenenti animali d’ogni sorta, secondo il tipo fornito da quello
di Agnello arcivescovo. Così in un frammento d’ambone della Cattedrale, usato poi — nella
parte non figurata — come stemma del Cardinal Torrigiani ; così negli altri nominati, di San Gio-
vanni e Paolo e del Museo. I volatili ritrovansi anche in alcuni frammenti del secolo VII, con-
servati in San Francesco, e nel più tardo pluteo della Sala Lapidaria coi tralci irrigiditi. Ma
le pecorelle furono indubbiamente le preferite, specialmente nei sareofagi.

Eppure gli schemi plastici romani restarono. Ancora le immagini si mantengono isolate,
ancora si ricerca il rilievo. Vedasi il sarcofago dell’Vili secolo in Sant’Apollinare in Classe
dove le pecore affrontate, il monogramma cristiano, la ghirlanda in nastri e le palme agget-
tano fortemente sopra lo sfondo (fig. 22). Ma vivaci impulsi realistici fecero ricercare nelle pe-
core le ciocche del vello, nelle palme le foglie. L’imperizia del marmorario non acquietò il
suo realismo; ma la mano gli si ribellava. Egli non sapeva tratteggiare se non da destra a

Sec. x-xi — (Fotografia Ricci).

Fig. 24 — Ravenna, Museo. Marmo romano. Sec. vm-ix
(Fotografia Ricci).

sinistra, secondo il ductus naturale; e, anche quando l’andamento del vello richiedeva il trat-
teggio in senso opposto egli seguì a incidere i suoi segni da destra a sinistra.

Si preferì, molte volte, perchè più comodo, di tracciare il solo contorno delle immagini :
proiezioni plastiche in uno spazio quasi bidimensionale.

E già la fauna mistica degli amboni era solo disegnata; e già verso la fine del secolo VI
contornate soltanto furono le pecore dell’altare alabastrino di San Vitale, e verso la fine del VII
quelle nell’altarolo dell’abbandonata basilica di San Giorgio in valle di Campotto, presso Argenta.
Così, nel secolo Vili, puri contorni hanno gli oggetti e gli animali nell’arca dell’arcivescovo
Felice e in un’altra prossima, dove due pecorelle si affacciano alla Croce, simboli della immane
artistica mina.

Da questo momento anche le pecorelle si fanno rare.

S’incidono ne’marmi lunghi solchi, da cui si stagliano innumerevoli filamenti, triplici e
talora quadruplici, spesso intessuti come trecce di una capellatura ciclopica. Era naturale,
quindi, escludere, per quanto era possibile, gli oggetti non rappresentabili a strie.

Per sinuosi canalicoli fluiscono le brevi correnti ombrifere fra due, fra tre, fra quattro
angusti arginelli : e si creano motivi ornamentali, dovunque moltiplicati con monotonia disperante.
 
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