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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 1
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Galassi, Giuseppe: Scultura romana e bizantina a Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0089

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SCULTURA ROMANA E BIZANTINA A RAVENNA

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Tale decorazione de’ marmi si continuò per più di tre secoli. Grossolana, rude e sbilenca,
nel secolo vili, come in un sarcofago del Museo (n. 814) e in un altro della basilica di San Vit-
tore, nel secolo IX si affinò alquanto, addensò gl’intrecci e constipò i tratteggi, come nel ci-
borio di Eleucadio in Sant’Apollinare in Classe e nell’urna di Ecclesio nel Scinda Sanctorum
di San Vitale; nel secolo X adottò disegni più larghi, pieni e regolari, e alle nude fasce tri-
cordonate appese grappoli, attaccò foglie aguzze ed arcuate a mo’ di pollici, come in una Croce
e in un pilastrino del Museo, provenienti da San Pietro in Vincoli questo, da Sant’Alberto quello,
e come specialmente in uno zoccolo — forse d’altare, — dello stesso Museo (fig. 22) — se
pure questo già non appartenga all' inizio del secolo XI.

Un esame delle singole opere porterebbe tropp’oltre. A noi importa ora il quesito: vi
sono rapporti fra questa decorazione e il rabesco marmoreo bizantino? E creazione nuova
indipendente oppure è importazione bizantina o prosecuzione del rabesco bizantino?

Una prima evidentissima comunanza col rabesco bizantino : il filamento marmoreo. Ma

Fig. 25 — Ravenna, Museo. Marmo bizantino. Secolo vi
(Fotografia Ricci).

nei marmi bizantini il filamento o ha la funzione di linea, oppure, quando s’ingrossa, presenta
una superficie piatta: linea o superficie piatta ci appaiono in uno stesso piano col fondo
scuro. Non è precisamente così nei marmi dall’Vili all’XI secolo. Qui il filamento ha la som-
mità aguzza, a coltello: da essa discendono, di qua e di là, due brevi pendìi, illuminato l’uno,
ombrato l’altro. V’è, dunque, il chiaroscuro che i Bizantini sfuggono.

I Bizantini cercavano, producendo il vano, il fondo scuro omogeneo; qui, invece, non è
traforo; nè si congiungono i diversi ornati fra loro coi molteplici collegamenti che nei lavori
bizantini formavano gli spazi vuoti ricolmi d’ombra. L’ombra qui segna brevi liste sul fondo :
ne nasce dunque rilievo, il tenue rilievo che hanno sulle stoffe le guarnizioni.

Diversi, dunque, sono gl’ intenti figurativi del rabesco bizantino e di queste decorazioni
marmoree. E possiamo, anche, nei sarcofagi romani, seguire la formazione dell’intreccio. Un
nastro attorcigliato fascia inferiormente il coperchio dell’arca detta di Onorio, nel Mausoleo
di Galla Placidia. Simili attorcigliamenti ricorrono in un fianco dello stesso coperchio in
duplice fila, con in mezzo stellette: i due nastri attorcigliati assumono ancora, qui, la confi-
gurazione generica di circoletti giustapposti. I circoletti si schiacceranno a poco a poco. Nel-
l’urna di Felice (dei primi anni del secolo Vili), in Sant’Apollinare in Classe, i due nastri si
sono avvicinati, e più si avvicineranno in quelle di Giovanni Vili e di Grazioso, nella stessa
basilica, fino a toccarsi: l’intreccio così è formato. Nel sarcofago del Mausoleo ciascun nastro
 
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