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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Ricci, Corrado: Gli Aspertini
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0116

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82

CORRADO RICCI

piuttosto a lungo, ciò che rivela che, per lo meno, nell’opera elei pittore-scultore dev’esser
qualche lato interessante! E per me questo lato interessante è la personalità, ossia quella
somma di caratteri che sono suoi e nient’altro che suoi, e che lo differenziano dagli altri
scolari del Francia e del Costa.1 Perchè io credo, e creder credo il vero, che, più che un artista
abilissimo e corretto il quale ripeta le forme altrui, valga un artista minore che dica cose sue;
e non trovo che Amico avesse tutti i torti quando biasimava que’ suoi colleghi che si erano
dati «ad imitare non altri che Raffaello».2

A questo poi si aggiunge che gli storici dell’arte, scrivendo di lui, hanno sempre conser-
vata come una specie d’allegra famigliarità, la quale si è spinta sino ai nostri giorni, si che
non si possono legger notizie sue nè guardar opere sue, senza sorriso per le fantasticherie,
diffuse nelle prime e nelle seconde, con una costanza che fa fede della sua sincerità d’artista
e fa parte di quel certo ingegno naturale e di quella personalità che nessuno ha potuto ne-
gargli. D’altronde è pur vero ch’egli, tra lavoro e lavoro, varia molto, se non di carattere,
certo di esecuzione, perchè tra le cose strapazzate di Minerbio e quelle accuratissime di
San Frediano in Lucca, tra le cose, cioè, dipinte con le due mani, ossia da « maestro Amico
dai due pennelli»3 e quelle dipinte con una mano sola, il giudizio dei critici non può che
cambiare di tono. Dicono infatti che il Guerrino, raccogliendo un motto di Santi di Tito,'’
solesse dire ch’egli « ebbe i pennelli da tutti i prezzi ».5 Certo è che alcuni tratti di sue
pitture, si animano di una forza densa, succosa e piacevole di colore, che se il Malvasia,
trascendendo a un’enfasi, poco meno che grottesca, proclamò ben due volte degna di Gior-
gione ; il Vasari, però, che pur gli aveva affibbiato il titolo di « praticacelo » riconobbe giusta-
mente, come s’è visto, «degna di lode».6

Ad ogni modo è da riconoscere che il livello dei suoi dipinti non è in genere altissimo
nè le caratteristiche più spiccate molto nobili. Le sue composizioni, formate di gruppi acco-
stati a capriccio, riescono poco armoniche e soffocate da una folla di accessori, raccolti qua
e là, da pitture e da monumenti antichi, dalla tradizione ferrarese, in cui erasi dapprima
formato, alle influenze della scuola umbra e in ispecie del Pintoricchio, ' di cui aveva visto
in Roma grandi opere e aveva seguito, certo con minori qualità, il metodo di raccogliere
qua e là e fondere gli elementi decorativi e i’uso di ornare a rilievo, in istucco e in cera
dorata. Il Malvasia dice infatti che maestro Amico « alla maniera di nissuno mai volle sog-
gettarsi, studiando bensì da tutti, e le più belle cose nei suoi viaggi per tutta l’Italia dise-
gnando in certe vacchettine di carta pecora, anch’oggi in essere, e componendosene poscia
una particolare a suo modo ».8 Egli dipinge faccie schiacciate e tonde, con occhi piccoli, bocche
secche, fronti grosse; e questo suo tipo alterna con teste di vecchi ossute, all’uso ferrarese,
e con teste grasse e sbarbate suggeritegli da busti romani. E tali suoi modelli erano divenuti
così radicati e fissi nell’arte sua, anzi nella sua « pratica » che non seppe obliarli nemmeno
quando fece ritratti e nemmeno quando scolpì.

Da un pagamento di pitture del 1491, che riferirò a suo tempo, risulta che Giovanni Antonio
Aspertini pittore, era figlio d’un Guido allora già morto, e dal testamento fatto il 20 ot-

lume VII, parte ILI (Milano, 1914), pagg. 999-1018.
Vedi anche il suo primo studio sull’Aspertini nell’Ar-
chìvio storico dell'Arte, IV (Roma, 1891), pagg. 248-
255-

1 W. Schmidt, Amico Aspertini, in Julius Meyer,
Allgemeines Kunstler-Lexikon, II (Lipsia, 1878), pa-
gine 337-340.

3 Malvasia, Op. cit., I, pag. 115.

3 Pellegrino Orlandi, Abecedario pittorico (Bo-
logna, 1704), pag. 71.

4 Baldinucci, II, pag. 540.

5 Baldinucci, II, pag. 126.

6 Vite, V, pag. 180.

7 Venturi, Storia dell Arte, VII, parte III, pagine
1006, 1008, 1012, ecc.

8 Felsina pittrice, I, pag. 115.
 
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