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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Longhi, Roberto: "Battistello", [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0162

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R OBER TO L ONGHI

i 28

valere di dose hanno l’aria d’esser, più che altro, successivamente rimpiazzati da altre chiarità
di gialli, di verdi e di violastri avvinati, si potrebbero finalmente apprezzare. Non senza con-
cludere, tuttavia, che il loro fine ultimo è di sorreggere e commentare modestamente l’anda-
tura della forma.

Ma io voglio citarvi un’ultima tela che ci dimostri Battistello nella pienezza delle sue nuove
facoltà, verso gli ultimi anni della sua vita.

L’attribuzione a Caravaggio che la Madonna col Bimbo e Sanf Anna (fig. 18) reca ancora
nella Galleria di Vienna (n. 486) dimostra quanto dello spirito del maestro vibrasse in Batti-
stello 1 anche quando, coni’è qui il caso, egli ne appare in ultima analisi più discosto. I.’ana-
logia generale con Merisi è nella semplicità dispositiva, nel forte partito di luce, nella sanità
rilevata delle forme e dei caratteri: ma è generale per l’appunto: le differenze specifiche, che
son quelle che più contano, si rivelano in molte più cose: nel maggior barocchismo dell’espres-
sione e del segno che potrebbe definirsi un correggismo monumentale, anche per ammettere il
tramite di Lanfranco; e nell’effetto finale della luce che non riesce più a costruire un sol piano,
salvo dove il piano sia già nella realtà — dico i volumi architettonici del fondo — e per il
resto si limita a commentare come semplice chiaroscuro le membra deliziosamente ondate e
sbocciate dal bimbo, a scavar fosse tortuose di panni, a rilevare e ad isolare le molli carno-
sità del viso di Sant’Anna — ch’è ancor quella della Circoncisione di San Martino (fig. 16) —
a creare dei giochi di borcleggiature luminose su e giù per le dita delle mani stese secondo i
vecchi motivi del «Rosario» di Caravaggio, ma enfatizzate; a ombreggiare infine con astra-
zione quasi sferica il collo e la testa della Vergine, tornendoli così placidamente in una forma
semplice da far pensare a un antico volumista, se non fosse che la favolosa sicurezza del con-
torno tradisce la pratica: la pratica tuttavia che non può essere che di un vero artista, quale
Battistello fu.2

* *. *

Ora che abbiamo seguito con tanta diligenza, magari con tanta prolissità, lo svolgimento
dell’arte del Napoletano, la nostra conclusione sarà brevissima; soltanto per ribadire gli anelli
della catena battuta.

Iniziare la propria pittura dopo essersi talmente profondato nell’immaginativa la maniera
di Caravaggio da lasciarsi addietro in questo senso ogni altro discepolo, poiché di fronte alle
prime opere di Battistello, Manfredi è un verniciatore di quadri, Saraceni un invertebrato, Va-
lentin un classico francese, Gentileschi un sarto di lusso. Costruzione a piani luminosi, colo-
rismo ridotto e composito, plasticità in pasta pittorica, tutto ciò Caracciolo comprende a fondo
nel maestro, eppure se ne svia, quali ne siano le ragioni : sono esse, forse, in parte extra-ar-
tistiche e pratiche, in parte artistiche ancora, ma in direzione inconfondibile con la prima,
ciò di cui Battistello pare non accorgersi, e non se n’accorgono infatti che i grandissimi che
vedono in un modo solo, Ed apparire allora una prevalenza di forme tondeggianti a detri-
mento del piano luminoso del maestro, e in esse annidarsi la pretesa di una traduzione
puramente disegnativa di Caravaggio; ma disegnava Caravaggio ? No: egli inclinava semplice-

1 Non voglio tacere che il primo a pronunciare per
quest’opera il nome di Battistello, mentre si stava
osservando i freschi dell’artista a San Martino, fu il
dott. Giuseppe Fiocco : e questo è arra della giustezza
della comunicazione relativa al San Carlo di Bonn ;
come di un’altra relativa a una Decollazione del Bat-
tista nella Galleria Nazionale di Dublino (n. 621) verso
il 1622 ; e anche di questa lo ringrazio molto. Alla
cortesia di Lionello Venturi devo poi la notizia di una
ripetizione dell’opera di Vienna, che si trova nel
Duomo di Siviglia, dove la notò per primo lo Sch-

marsovv. La fotografia del dipinto fa supporre una
c< >pia.

2 Non credo che esistano a Napoli, in pubblico,
che poche altre opere di Battistello oltre quelle da me
studiate. Mi manca di vedere soltanto gli affreschi at-
tribuitigli recentemente in un oratorio presso la cappella
del Monte di Pietà a Napoli ; ma, poiché gli scrittori
più antichi li attribuiscono a Belisario Corenzio, dubito
che sia avvenuto anche qui il solito scambio. (G. Fi-
langieri di C., Restauro di una cappella del Alni/le di
Pietà, ne L’Arte, li, 1S99, pag. 412).
 
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