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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Longhi, Roberto: "Battistello", [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0166

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132

ROBERTO LONG HI

gii viene tutto ciò? Non forse dal migliore pittorismo di Stanzioni e di Cavallino? Ecco il
problema essenziale che non è stato risolto dagli studiosi e che è l’essenziale, tuttavia, per
intendere questa corrente d’arte napoletana.

Adunque, tutta una schiera d’artisti locali che non si dà affatto pensiero del grande rinno-
vamento di Battistello, anzi gli si oppone.

La seconda tendenza è quella che s’insedia a Napoli, verso il 1630, dunque ancor vivo
Battistello, con la venuta di un altro artista; e, incredibile a dirsi, questo artista è una donna.
Già — questa volta chi ha voluto, con molto garbo, ridurre a mera galanteria l'ammirazione di
Stanzioni e di Cavallino per le opere di Artemisia Gentileschi si è proprio sbagliato. Quando
la personalità dei due Lomi, padre e figlia, sarà meglio nota e apprezzata, si comprenderà
come la figlia, per l’appunto, porti a Napoli, per nulla indebolito dal sesso, lo stile del padre:
e lo stile del padre è ancora lo stile di Caravaggio, ma di Caravaggio dolce, dorato od ar-
gentino, di Caravaggio primitivo, e, insomma, lottesco. I Gentileschi sono i prosecutori delle
finezze coloristiche di Caravaggio, i raffinatori del suo stile che era giunto invece a Caracciolo
nella sua forma più austera soltanto rarissimamente sbuffata di sete. Ed è precisamente da
questo raffinamento operato dai Gentileschi sullo stile di Merisi che Stanzioni e Cavallino
assumono gli intenti loro particolarmente coloristici, la loro delizia nei toni serici e traspa-
renti, che gli differenzia da Caracciolo.

Infine, parecchio prima della Gentileschi era venuto a Napoli da Roma Giuseppe Ribera, e
questa è la terza tendenza che si frappone alla continuazione estetica di Battistello, e non
è propriamente una tendenza artistica.

Ribera infatto non è per me, come ho già scritto altra volta, che un falsificatore o, al
meglio, un riduttore dello stile veneziano e dello stile caravaggesco a senso realistico ; rea-
lismo colorato come nella Comunione di San Martino, realismo truce e brutale come in tutte
le finte imitazioni dal Merisi; realismo sentimentale, espresso in poncifs lineari, come in Venere
e Adone, nella Pietà di San Martino o simili errori, e ripugnante oleografismo religioso alla
spagnola come nell’Assunzione di Salamanca ed altrove.

Ma per il temperamento realistico ed aneddotico della maggior parte dei Napoletani la
pittura di Ribera è il fatto più provvidenziale ch’essi possano attendere, come quello che offre
loro una riduzione di visioni troppo severamente estetiche ad uso di contraffazione natu-
ralistica, o di allettamento sentimentale; e cosi volta a volta si sviano Vaccaro, i Fracan-
zani, Finoglia e tutti i Napoletani. Soltanto la solidità del suo puro tecnicismo — si può qui
veramente parlare di tecnica — ch’è l’erede degenere della solidità in pasta di Caravaggio,
può talora involontariamente raggiungere un effetto artistico, come lo raggiunge involontaria-
mente un Van Eyck con l’onestà della sua imitazione di cose rilevate preziose e versicolori.
Se l’arte potesse mai essere involontaria.

La tendenza riberiana è quella che più si oppone alla tradizione integrale di Battistello,
quella che anzi fa da dissodante fra le altre che s’accostano, senza fondersi nell’arte di Stan-
zioni. Scegliete un’opera qualsia di Massimo: la Madonna fra i Santi Ugo ed Anteimo a San
Martino, ch’è pure delle più caracciolesche. All’impasto serrato del maestro subito s’intrude
un tritume di rughe di fonte riberiana, mentre nella Vergine uno schematismo indifferente di
tipo può essere triste pretesa di oleografismo alla bolognese che non si potrebbe certo accordare
per nulla col ritorno improvviso di Caracciolo, in alto, nell’angioletto fortemente ombrato
dalla tenda. Vedete l’Assunzione della Galleria Cook - restituita allo Stanzioni da H. Voss 1
— ; è la stessa cosa: una distesa di placche coloristiche alla veneziana nel largo espandersi
del panneggio della Vergine sul celo: all’intorno angioletti illuminati senza ragione con la
polvere nera di Battistello; in basso trasparenze seriche su manti dorati, apprese da Artemisia,
e di nuovo tipi popolari di pungente realismo: di nuovo, Ribera.

1 H. Voss, Bemerkungen zu Secentisten in den Rovi. Galerien, in Repert. fiir Kstwiss., 1910, XXIII, 3.
 
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