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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Fiocco, Giuseppe: La giovinezza di Giulio Campagnola
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0177

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LA GIOVINEZZA DI GIULIO CAMPAGNOLA

H3

La scuola non dovette però essere accorciata in tempo molto tardo, ma nella seconda metà
del Cinquecento, come dimostra la parete terminale, in cui per ristrettezza di spazio si do-
vettero stipare tre scene della vita di Maria, cioè il Natale, l’Adorazione dei Magi e la Pre-
sentazione al tempio dì Gesù bambino, escludendo l’Adorazione dei pastori.

Queste sono le modificazioni essenziali portate all’aula sacra, per darle quel decoro che in
parte ancora le resta. Dopo delle quali non sopravvennero che guasti, per opera di guardiani
e fattori poco avveduti, tali da imbrattare volgarmente gli affreschi, fra cui quello preziosissimo
di Tiziano. Dì questi sciagurati restauri ricorderò quello fatto condurre da Lorenzo Brocca (?),

Fig. 4 — Pollaiolo (?) : Satiro che suona
la doppia tibia. Firenze, Bargello — (Fot. Alinari).

guardiano e poi fattore della scuola e da D. Gasparo Maga(n)za nel 1684, come ci attestano
due scritte del presbitero.1

1 Per l’importanza delle pitture tagliate fuori nella
scuola, basti osservare che nella Natività, a cui si
appoggia disgraziatamente la scala, dove non sono
troppi guasti e non vi sono ridipinture, si nota tutto
il fare del Vecellio, specialmente nella gloria d’an-
geli che fa popolosa corona al Natale di Gesù, abbon-
danti di carni e di sorriso, come quelli che si vedono
intorno all’Assunta. Qualche sapore tizianesco è pure
nella scena di Gioacchino meditante fra le rupi, per
quanto si può intravedere dagli sconci restauri. Nelle
altre pitture della scuola, e specialmente nella Circon-
cisione, sfuggita ai restauri, si notano chiari i metodi di
un seguace del Romanino, dalle forme schiacciate e dal
colore argentino ; probabilmente Girolamo del Santo.

A proposito della scuola del Carmine, va ricordato

che il Mariette, negli Archives de l’Art frangais
(1853, t. II, pag. 294), asserisce di aver letto dietro
un disegno della raccolta Crozat, oggi perduto, di
Domenico Campagnola: «Nel 1511 noi abbiamo di-
pinto a fresco, in compagnia di Tiziano, nella scuola
del Carmine, e in compagnia noi siamo entrati in
quella di Padova (del Santo) il 24 settembre dello
stesso anno ». Il documento potrebbe però esser falso
come quello di Dusseldorf (cfr. Thieme, Becker, Lexi-
con, V, 449). La scritta non sarebbe invece invero-
simile se si riferisse a maestro Gerolamo, che per
verità lavorò accanto a Tiziano nell’ima e nell’altra
scuola. Le pitture che tuttora esistono di Domenico
al Carmine nella rinnovata parete terminale sono opere
tarde e scadentissime (1560 c.).
 
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