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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Fiocco, Giuseppe: La giovinezza di Giulio Campagnola
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0183

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LA GIOVINEZZA DI GIULIO CAMPAGNOLA

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Non vi sarà chi, mirando la lignea Santa Lucia (od Ottilia), non ne veda i caratteri man-
tegneschi (fig. io); ma il confronto con le figure femminili del secondo e del terzo scomparto
ci pare persuada che un legame più stretto corre fra pittura e incisione, e che la misteriosa sigla
adombra ma non nasconde il solito Campagnola.1 La tecnica è quella primitiva di Giulio, e
conviene al primo gruppo dùreresco, anche per lo sfondo copiato da un’ incisione del maestro
di Norimberga, quasi allo stesso modo della stampa di Saturno. Solo il contrasto fra la figura
rigidamente mantegnesca e l’esotico paesaggio è più evidente. Per tutta modificazione l’inci-
sore ha seminato il terreno di ciottoli simili a chiocciole che abbiano lasciato dietro l’allu-
macatura.

L’esecuzione faticosa, senza morbidezza, ci permette di scorgere anche in questo campo
l’artista alla ricerca di sè stesso.

Ad ogni modo la Santa Lucia non ci riporterebbe molto più addietro di quanto già ci

Fig. ir — Natività. Incisione del maestro
dal monogramma /. I. CA. — (Fotogr. Macbeth).

conducano le incisioni illustrate dal Kristeller. È solo la seconda stampa del gruppo e preci-
samente un Presepe (fig. il) che ce ne mostra gl'inizi.

Le figure mantegnesche, fra cui la Vergine seduta col Figlioletto in grembo che molto ras-
somiglia alla vecchietta della Natività di Maria nei freschi del Carmine, sono quasi deformi
e trattate con una tecnica ancor più debole e incerta. Quello ch’è al tutto puerile e rivela
la manchevolezza del fanciullo prodigio è lo sfondo : un agglomeramento di strane rupi e di

1 Che si tratti di un qualche Campagnola già pen-
sava il Passavant (Peintre-graveur, 1864, 5a, pa-
gine 160-162) notandone la rozza maniera padovana.

L’Hind (Catalogne, 1910, pagg. 926-927) pensa
invece a un qualche maestro prossimo all’ I. B. e
l’uccello.

La sigla si può benissimo interpretare: «Julio (di)
Jeronimo Campagnola», o «Julio (e) Jeronimo Cam
pagnola » ; nel qual caso si avrebbe nelle brutte

stampe che descriviamo un saggio dell’arte di quel
notaio Gerolamo, padre del nostro Giulio, che fu di-
lettante di miniatura e d’incisione e certo il primo
maestro del figlio. A meno che il padovano, oltre al
nome di Giulio, non ne avesse un altro, smesso poi
per comodità di lezione (Giovanni - Johannes, ad es.).
Alla stessa guisa vediamo Giovali Paolo Farinati fir-
mare così la sua prima opera nota : il San Martino di
Mantova, e quindi sempre, più semplicemente, Paolo.
 
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