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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Fiocco, Giuseppe: La giovinezza di Giulio Campagnola
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0185

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LA GIOVINEZZA DI GIULIO CAMPAGNOLA

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e si compiace delle immagini devote, di San Girolamo, del Battista, di Cristo e la Samari-
tana. La sua tristezza insanabile trapela dal «vecchio sonante la fistiala dall’ « Astrologo »,
e culmina nel « giovane che medita sulla morte » e nel « pastorello che medita sulla vec-
chiaia». Nè potei dubitare di aver trovato un raro esempio pittorico di questo umor melan-
conico, allorché visitando la collezione del signor Benson a Londra, ebbi campo di ben studiare
un quadretto, che invano qualche anno innanzi all’esposizione del Burlington Fine Arts Club
aveva sperato un battesimo (fig. 12).1

11 religioso vi si rivela più che mai nella veste giorgionesca nuova, nuova, nel dipingere
« due amanti » (di cui uno evidentemente un ritratto), ai quali un pellegrino mostra un teschio
e par ripetere ciò che il pittore volle scritto sovra alcune anticaglie rovinose: « Stultum est
in ilio statu vivere in quo non audet mori».

Quale memento più sacerdotale?

Ad ogni modo il quadretto è gustoso per la freschezza del suo giorgionismo ancora pri-

Fig. 13 — Giulio Campagnola: Pastore e paesaggio. Incisione
(Fotografia Macbeth).

mitivo e rattenuto entro una linea marcata che, nel ritratto dell’amante, quasi calvo, risente
ad evidenza del Dùrer. Tutta la pittura è, del resto, poco rilevata, quasi su un unico piano,
e vivacissima di tinte, senza smorzature, senza abili sordine, dal corpetto verde scuro e la
veste rossa della donna alla verde giubba trinciata e al mantello del compagno, cl’un color
lilla cangiante al tutto insolito nella pittura veneziana, ma che si nota già nei freschi della
scuola del Carmine e deriva dal Mantegna.

Che si tratti di Giulio Campagnola lo dimostra questo stesso giorgionismo un po’ ritroso
e la lunga consuetudine del copiare che non lo abbandonò nemmeno qui; tanto che, dopo
aver tratto dal Cima le due quaglie poste al pie’ degli amanti, imitò dal « castigo della mal-
dicenza » e da altre stampe di Nicoletto da Modena i rotti archi e le rovine, e quel ch’è più
riprodussi: da una sua stessa incisione (fig. 13), con ogni minuzia quel gruppo esotico di case
che sta sotto al monte e che nella stampa serviva di sfondo al « pastore che suona la
fistula ».

1 Ringrazio vivamente il signor Benson che, dopo
avermi permesso di visitare con ogni agio la sua rac-
colta, mi ha gentilmente favorito la fotografia che
riproduco.

Questa mia opinione è accolta nel recente catalogo
della raccolta Benson, pubblicato dal proprietario con

l’assistenza deldott. Tancred Borenius : cfr. The Benson
Collection of Italian Pictures, London, 1914, pag. 171-
172. In quanto alla testa che appare nel blasone, il
prof. Lazzarini mi assicura ch’è impresa araldica non
rara in quei tempi (cfr. gli stemmi delle famiglie Testa
a Venezia e di quella Bazzacarini a Padova).
 
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