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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Cipolla, Carlo: Richerche storiche intorno alla chiesa di Santa Anastasia in Verona, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0202

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CARLO CIPOLLA

168

fra le carte di Luigi Passerini, insigne genealogista,
alla Nazionale di Firenze. Indarno pure passai vari
libri di geneologie. (P. A. dell’Ancisa e C. Strozzi
nel sec. xvii ; e del sec. xviii) e neppure nel Sepucilta-
rio del Rosselli, del sec. xvii s’incontra il cognome
Beccucci. Questa famiglia non era dunque fiorentina
o piuttosto era di scarso rilievo.

Dinanzi al descritto monumento di Giacomo Bec-

formazione anonima, conservataci dal Perini, era col-
locata dove ora è la cappella del Rosario.

Secondo il P. Pellegrini (cap. VI) il terreno sul
quale nel Quattrocento fu eretta la sagristia attuale, era
dapprima destinato a cimitero.

La sagristia dietro cui è connessa la cappella del
domenicano San Vincenzo Ferreri, fu eretta dalla fa-
miglia Giusti nel 1453 ; 1 locchè si raccoglie dall’iscri-

Fig. 15 — Porta della sagrestia e tomba Beccucci
(Fotografia Lotze).

cucci (fig. 15), così da coprirlo, il Pellegrini vide il
Banco dei Calzareri, rimasto là, quantunque quell’arte
ai suoi tempi non avesse più ingerenza alcuna nella
chiesa. Da circa 35 anni la tomba fu rimessa in vista.
Ivi presso v’erano anche le tombe di Provolo Giusti
(senz’arca e senza iscrizione) e di Paolo del fu Lapo
da Firenze (con iscrizione ed arme). Vennero levate
quando si pavimentò la chiesa. 1 Nella medesima oc-
casione fu chiuso il locus subterraneus di Cortesia Se-
rego, di cui trovammo ricordo nei testamenti dello
omonimo suo figlio. Era posto (dice il più antico se-
poltuario) « [i]n angulo sacristie prope murum versus
cimiterium». Il Pellegrini fa parola anche di tre tombe
di frati, due delle quali avevano « imagine de frati»
e la terza l’arme della religione domenicana.

L’antica sagristia, menzionata nei testamenti Se-
rego, si trovava vicinissima alla cappella del campa-
nile, se crediamo al Pellegrini; mentre seguendo l’in-

1 Descrizione più antica delle sepolture (da cui Pelle-
grini, c. V.).

zione scolpita (in bei caratteri romani) in una lapide
infissa sopra la porta dalla parte interna :

DEO MAGNO PKOI’ITIO
SACRARIVM HOC A SOLO AED1FICATVM
ARAM DIVO VINCENTIO ORATORI SVO
SEPVLCHRA IVSTORVM OSSIBVS CINE
RIBVSQVE NOBILIS OPTIMI AC APPRIME
FORTVNATI CIVIS PROVALI IVSTI SENI
ORIS LIBERI NEPOTESQVE BONORVM GRATI
SVCCESSORES AERE PROPRIO CONSECRA
RVNT ANNO AD HVMANATIONE CHRISTI
M. CCCC LUI2

1 Sulle due imposte di legno di bell’ intarsio fu appo-
sta, quando furono restaurate, l’iscrizione: «labore fr. . bi-
soffi . et . cura . ius . buffo | instante curione CCCXC ab an-
nis | opus prisce perfectioni | restitutum . a . MDCCCXLII ».
Ma non so se sia da affidarsi a questa epigrafe per la data.
Sottraendo 390 da 1842 andiamo al 1452, anno che risponde
piuttosto alla costruzione della sacristia, che non alle im-
poste intarsiate. Se si tratta davvero di un intarsio del Quat-
trocento bisogna proprio dire che nel 1842 fu proprio fatto
e rifatto.

2 Edita dal BiANCOi.iNq Chiese, VII, 171.
 
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