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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Venturi, Lionello: A traverso le Marche, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0209

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A TRAVERSO LE MARCILE

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o con Giambone» : Antonio o Girolamo di Giovanni non avevano naturalmente bisogno di chie-
dere fuori, ciò che avevano e che era nato nella propria regione. L’arte nuova, che nell’ Umbria
o in Venezia si andava formando e si affermò nella seconda metà del Quattrocento, trovò già
educati i due pittori di Fabriano e di Camerino. Eppure, poiché l'unica tradizione locale mar-
chigiana prima del 1450 fu gentilesca, ogni conoscitore sente che un elemento esteriore alle
Marche aveva avuto gran parte nella formazione di Antonio e di Girolamo di Giovanni. E
questo elemento accennato, ma non messo in sufficente rilievo sin qui, nientemeno è Firenze.

Il Vasari ricorda che Piero della Francesca « dipinse a Santa Maria di Loreto, in com-
pagnia di Domenico da Vinegia, il principio d’un’opera nella vòlta della sagrestia; ma perchè,
temendo di peste, la lasciarono imperfetta, ella fu poi finita da Luca da Cortona».1 E più
oltre, nella vita di Domenico Veneziano, questi « aveva nella sagrestia di Santa Maria di
Loreto, in compagnia di Pietro della Francesca, dipinto alcune cose con molta grazia».2 E

Fig. 32 — Antonio da Fabriano :
San Girolamo. Genga, San Clemente.

sebbene sia probabile che l’indicazione del Vasari non sia precisa circa il luogo, il ripetuto
ricordo ha carattere di veridicità. Il fatto poi è possibile di una datazione approssimativa
perchè la peste si propagò nella provincia di Ancona fra il 1447 e il 14^2.3 Ricorda inoltre
il Vasari lavori di Piero in Pesaro e in Ancona, che non è possibile datare; e le opere di
lui a Urbino e Senigallia sono certo posteriori. Comunque, rimane il ricordo che apparve ai
Marchigiani circa il 1447 l’arte di Domenico Veneziano e di Piero della Francesca.

Un’opera di un modesto seguace di Domenico Veneziano esiste ancora nelle Marche,
nella Pinacoteca di Fabriano, proveniente dall’abbazia di S. Vittore: è una Madonna col Bam-
bino e quattro santi, attribuita erroneamente a Matteo da Gualdo (fig. 28). Si tratta certo
di una opera primitiva di Neri di Ricci.4 Non è un capolavoro, ma ognuno vede quale pro-
che il quadro di Fabriano è certamente di Neri di
Bicci, e nello stesso tempo che esso è molto più ar-
caico, più semplice, meno realistico, più ligio all’arte
di Domenico Veneziano. Cfr. anche il quadro di Neri
di Bicci in San Sisto a Viterbo, in Boll, d’Arte, IV,
(1910), pag. 189.

1 Vasari, ed. Sansoni, II, 495.

2 Vasari, ed. Sansoni, II, 674.

3 Amico Ricci, Memorie cit., I, 183; C. Ricci,
Piero della Francesca, pag. 5.

4 11 confronto con la Madonna e quattro santi
(1466) della chiesa di San Michele in Arezzo palesa
 
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