GIUSEPPE GASASSI
Fig. 20 — Ritratto
Roma, Palazzo dei Conservatori
(Fot. Ministero della P. I.).
Trovati i principali anelli di congiungimento e ricom-
posti in catena continua dall’arte egiziana dell’antico
Impero fino al secolo vi, il problema donde siamo partiti
è risolto. E sta bene. Ma sarebbe inconcepibile che una
corrente rigorosamente creativa non avesse lasciato nel
suo corso più volte secolare alcuna ripercussione. E, di
fatto, le imitazioni abbondano: chè anzi valgono, come ho
già detto, a colmare le inevitabili lacune nella successione
delle opere originali, ed a richiamarci anche a creazioni
smarrite.
Avviene comunemente, non appena un movimento fi-
gurativo è sgorgato dal commercio diretto dell’artista colla
natura, che una pronta eco si leva: e l’altro movimento
si determina, fra coloro che fanno propri 1 metodi nuovi a
risparmio delle fatiche corrosive della lotta a corpo a corpo
col vero. E chi osserva di lontano, in riduzione prospettica,
il flusso storico dei fenomeni figurativi, non avverte le elif
ferenze di tempo: creazioni ed mitazioni gli appaiono con-
temporanee, sì che non rimane altro criterio disgiuntivo se
non la valutazione estetica. La mancata valutazione este-
tica impedì, appunto, la determinazione di una corrente
creativa contmuatrice dell’arte egiziana fino al vi secolo di
di Cristo. Ma, quella determinata, è facile indicare come
lavori di imitazione molte sculture a torto rinomate. Si
può anche affermare che senza l’accertamento di quel fi-
lone artistico fattivo non si spiegherebbe quasi l’intera
produzione di busti romani di alcuni tempi, specialmente
repubblicani e del terzo secolo dopo Cristo.
Nello stesso Egitto — nel periodo saitico, e più tardi
sempre più di frequente — sorsero molte statue discor-
danti caricaturalmente nelle parti diverse. Spesso furono
teste ispirate all’arte greca —- e quindi amalgama pla-
stico-lineare (non senza qualche pizzico di pittorico e di
pittoresco, o qualche residuo di ritmicità ai chitettonica),
limitato da uno sforzo via via crescente di approssima-
zione realistica; — e tali teste si sovrapposero a corpi co-
strutti ancora secondo la maniera egiziana tradizionale.
Talora furono anche teste squadrate a piani, con luce
spartita. Ma per accordare teste siffatte ai corpi era ne-
cessario che questi, non più impostati nell’ampiezza di
la necessità dei piani, si ritorna agli schemi ovoidali e
sferici. Ma quegli ovoidi e quelle sfere di volti erano un
solo elemento metrico, non più una complessa composi-
zione come quella che si ordinava per mezzo dei piani
nelle teste anteriori. Di qui il bisogno di un assetto più
interessante: di qui l’uso degli ampi diademi che pone-
vano in rapporto armonico vari elementi metrici fra loro.
La visione volumetrica spartiluce, ritornò, dunque, vi-
sione volumetrica pura. Così, volta a ritroso, l’arte aveva
risalito il cammino percorso, ritrovandosi al momento
iniziale.
Fig. 22 —Triboniano Gallo
New York, Metropolitan Museum.
Fig. 20 — Ritratto
Roma, Palazzo dei Conservatori
(Fot. Ministero della P. I.).
Trovati i principali anelli di congiungimento e ricom-
posti in catena continua dall’arte egiziana dell’antico
Impero fino al secolo vi, il problema donde siamo partiti
è risolto. E sta bene. Ma sarebbe inconcepibile che una
corrente rigorosamente creativa non avesse lasciato nel
suo corso più volte secolare alcuna ripercussione. E, di
fatto, le imitazioni abbondano: chè anzi valgono, come ho
già detto, a colmare le inevitabili lacune nella successione
delle opere originali, ed a richiamarci anche a creazioni
smarrite.
Avviene comunemente, non appena un movimento fi-
gurativo è sgorgato dal commercio diretto dell’artista colla
natura, che una pronta eco si leva: e l’altro movimento
si determina, fra coloro che fanno propri 1 metodi nuovi a
risparmio delle fatiche corrosive della lotta a corpo a corpo
col vero. E chi osserva di lontano, in riduzione prospettica,
il flusso storico dei fenomeni figurativi, non avverte le elif
ferenze di tempo: creazioni ed mitazioni gli appaiono con-
temporanee, sì che non rimane altro criterio disgiuntivo se
non la valutazione estetica. La mancata valutazione este-
tica impedì, appunto, la determinazione di una corrente
creativa contmuatrice dell’arte egiziana fino al vi secolo di
di Cristo. Ma, quella determinata, è facile indicare come
lavori di imitazione molte sculture a torto rinomate. Si
può anche affermare che senza l’accertamento di quel fi-
lone artistico fattivo non si spiegherebbe quasi l’intera
produzione di busti romani di alcuni tempi, specialmente
repubblicani e del terzo secolo dopo Cristo.
Nello stesso Egitto — nel periodo saitico, e più tardi
sempre più di frequente — sorsero molte statue discor-
danti caricaturalmente nelle parti diverse. Spesso furono
teste ispirate all’arte greca —- e quindi amalgama pla-
stico-lineare (non senza qualche pizzico di pittorico e di
pittoresco, o qualche residuo di ritmicità ai chitettonica),
limitato da uno sforzo via via crescente di approssima-
zione realistica; — e tali teste si sovrapposero a corpi co-
strutti ancora secondo la maniera egiziana tradizionale.
Talora furono anche teste squadrate a piani, con luce
spartita. Ma per accordare teste siffatte ai corpi era ne-
cessario che questi, non più impostati nell’ampiezza di
la necessità dei piani, si ritorna agli schemi ovoidali e
sferici. Ma quegli ovoidi e quelle sfere di volti erano un
solo elemento metrico, non più una complessa composi-
zione come quella che si ordinava per mezzo dei piani
nelle teste anteriori. Di qui il bisogno di un assetto più
interessante: di qui l’uso degli ampi diademi che pone-
vano in rapporto armonico vari elementi metrici fra loro.
La visione volumetrica spartiluce, ritornò, dunque, vi-
sione volumetrica pura. Così, volta a ritroso, l’arte aveva
risalito il cammino percorso, ritrovandosi al momento
iniziale.
Fig. 22 —Triboniano Gallo
New York, Metropolitan Museum.