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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 4
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Galassi, Giuseppe: Dall' antico Egitto ai Bassi Tempi, [2]: A proposito di un movimento artistico del secolo VI
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0370

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336

GIUSEPPE GASASSI

Sant’Elena nella gliptoteca Ny-Carlsberg (n. 773); l’altro
nel Museo del Louvre (cfr. Hekler p. 308 b), affine — ma
anteriore per la minore semplificazione — al « Magno De-
cenzio » veduto, del Museo Capitolino: lavori degeneri in
cui si riverbera affievolita l’ultima fase del ritorno dell’arte
alla intuizione volumetrica iniziale.

Putte le opere d’imitazione esaminate, — ed anche le
molte non esaminate, — fino al « Magno Decenzio » capi-
tolino, palesano una grande varietà di aspetti. Ciò non è
strano poiché insieme con gli elementi comuni imitati dalla
corrente post-egiziana, altri si traducevano dalle multi-
formi apparenze del vero ed altri si accoglievano da residui
di stili diversi. Non era più esaltato, quindi nessun aspetto,
ma ciascuna esaltazione si diminuiva a vicenda, quando non
era limitata dalle dirette traduzioni della natura.

La duplice funzione formale dei volumisti spartiluce,
l’unica funzione formale dei volumisti puri avevano per-
cioè artistico — originale. Nonostante l’uso dei
marmi lucidi e dei bronzi, mancò la volontà di creare rapporti speciali ed armoniosi fra
i bianchi ed i neri scomposti; nonostante la rigidità della positura, mancò la condizione
formalmente essenziale: il limite netto e regolare di spazio.

Fig. 27 — Scultura palmirena
Roma, Museo Baracco
(Fot. Moscioni).

duto nei seguaci il valore intensivo

IV.

Dopo Alessandro Magno, sotto l’impero dell’ellenismo che imponeva ai figuratoci passi-
vità imitativa, scarseggiarono nel mondo antico la creazioni. Così la corrente creativa,
continuatrice dell’arte egiziana fino al secolo vi, — anche per l’am-
piezza del tempo percorso e delle ripercussioni suscitate —ci appare
come il movimento artistico più importante, in alcuni secoli almeno.

Ma neppure gli altri movimenti artistici più notevoli di età
ellenistico-romana ci appaiono esenti dall’azione egiziana. Perfino
nel ciclo delle opere del Fajum, in una certa precisione di confine
nell’ovale di alcune teste (per esempio nella Aline di Berlino); in un
resto di assialità dispositiva, oppure in certi larghi rapporti cro-
matici trovati col segnare di tondi bottoni neri gli occhi, nei ritratti
di istucco, 1 — secondo la maniera adottata nelle casse delle mum-
mie — sono ricordi figurativi dell’arte egiziana. Ma più spesso in
questi ritratti la forma si sfalda alla superficie e si ventila di uno
sfarfallio diffuso.

Una vera e propria continuazione dello stile volumetrico puro
si ritrova, invece, in molte sculture di Paimira, in quelle più libere
da ellenofilia. Si rifugge dalle curve, anche regolari — vedasi il ri-
tratto maschile del secolo terzo nel Museo Baracco (fig. 27) — per
spianare, tagliare a liste, moltiplicare dovunque 1 gradini. Poiché non si ricerca ad un tempo
la spartizione della luce con accentuazione angolari ma si dà la funzione principale alle
superficie che sono parallele al fondo architettonico — sì che si passa a sbalzi improvvisi

1 Per esempio quello del Museo Baracco a Roma s’impregna d’aria alla superficie, nonostante una

(n. 33). Nei ritratti di stucco la mollezza sostan- certa regolarizzazione generica,

ziale è trovata con la porosità della materia, che

Fig. 28 — Bassorilievo
copto

Monaco. Coll.v. Bissing
(Dal Bissing).
 
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