Fig. 15 — Gerolamo da Cremona: Pagina di Corale
Siena, Libreria del Duomo.
denze, ciré furono da lui quasi sempre raggiunti, sparì quasi subito: negli uni, come nei
primitivi ferraresi, e specialmente nel Tura e nel Cossa, la ricerca della forma prevalse fino
al punto di divenir tormentosa nel panneggio tanto quanto lo era nel nudo; negli altri come
nei veneti e negli emiliani, i panneggi attraverso ad un più calmo e misurato studio della
realtà, vennero mano mano atteggiandosi verso una forma di decoro classico; ebbero cioè un
significato e un valore più puramente ornamentale.
Nell'autore delle miniature mantovane il compromesso si mantenne invece in una forma
più strettamente mantegnesca e ne costituì anzi uno dei più costanti caratteri.
Non ostante le chiare relazioni e le chiare dipendenze che abbiamo notato, la soggezione
del nostro miniatore verso l’arte di Andrea Mantegna non fu assoluta.
G UGLIEL MO PA CCHIONI
L'uno e l’altro di questi due caratteri sono per l’appunto strettamente mantegneschi e
mantegnesco è anche il modo con il quale il miniatore riesce a fonderli e ad equilibrarli
nelle proprie figurazioni.
« I panneggi del Mantegna, e a persuadersene basta uno sguardo tanto alle opere più
giovanili, come i freschi degli Eremitani quanto al suo ultimo Trionfo dì Scipione (National
Gallery), non sono mai liberi da questi incerto compromesso tra la pura forma da un lato e
dall’altro la pura decorazione ». 1
Il contrasto così acutamente notato del Berenson, entro il quale si dibatte gagliarda-
mente l’arte sovrana di Andrea Mantegna, divenne caratteristico dei pittori dell’Italia Setten-
trionale. Ma negli allievi e nei seguaci del maestro, l’equilibrio e la fusione delle due ten-
13. Berenson, The stiuiy and Criticism of 'Italiati art, Second series. Londra 1914, pag. 99.
Siena, Libreria del Duomo.
denze, ciré furono da lui quasi sempre raggiunti, sparì quasi subito: negli uni, come nei
primitivi ferraresi, e specialmente nel Tura e nel Cossa, la ricerca della forma prevalse fino
al punto di divenir tormentosa nel panneggio tanto quanto lo era nel nudo; negli altri come
nei veneti e negli emiliani, i panneggi attraverso ad un più calmo e misurato studio della
realtà, vennero mano mano atteggiandosi verso una forma di decoro classico; ebbero cioè un
significato e un valore più puramente ornamentale.
Nell'autore delle miniature mantovane il compromesso si mantenne invece in una forma
più strettamente mantegnesca e ne costituì anzi uno dei più costanti caratteri.
Non ostante le chiare relazioni e le chiare dipendenze che abbiamo notato, la soggezione
del nostro miniatore verso l’arte di Andrea Mantegna non fu assoluta.
G UGLIEL MO PA CCHIONI
L'uno e l’altro di questi due caratteri sono per l’appunto strettamente mantegneschi e
mantegnesco è anche il modo con il quale il miniatore riesce a fonderli e ad equilibrarli
nelle proprie figurazioni.
« I panneggi del Mantegna, e a persuadersene basta uno sguardo tanto alle opere più
giovanili, come i freschi degli Eremitani quanto al suo ultimo Trionfo dì Scipione (National
Gallery), non sono mai liberi da questi incerto compromesso tra la pura forma da un lato e
dall’altro la pura decorazione ». 1
Il contrasto così acutamente notato del Berenson, entro il quale si dibatte gagliarda-
mente l’arte sovrana di Andrea Mantegna, divenne caratteristico dei pittori dell’Italia Setten-
trionale. Ma negli allievi e nei seguaci del maestro, l’equilibrio e la fusione delle due ten-
13. Berenson, The stiuiy and Criticism of 'Italiati art, Second series. Londra 1914, pag. 99.